Federica e Lorenzo

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ciclo pittorico francescano (immagini)

Il ciclo pittorico francescano di Stefano Di Stasio
(dedicato alla storia dei protomartiri francescani umbri)

Sul primo quadro che rappresenta san Francesco all'inizio del pellegrinaggio nel territorio ternano, emerge una visione anacronistica, quasi metafisica della realtà. Lo si evince dal vorticoso giro delle nuvole e rondini, che felici della visita del santo, danzano nel cielo sopra le acciaierie nella città di Terni.
Sul secondo quadro San Francesco ossequia il vescovo Rainerio che lo accoglie in cattedrale, la chiesa più belle e sacra della città. San Francesco porta con sè la natura di cui è il cantore per eccellenza: alberi, uccelli, fiori, il sole e la luna, dunque il cosmo. Con la ricchezza del creato egli entra nella Chiesa ternana contemporanea, sottolineata dalla porta che l'artista Bruno Ceccobelli ha realizzato a ricordo del Giubileo del 2000. Tutt'intorno è la folla che assiste all'evento attonita, curiosa e meravigliata

San Francesco amava particolarmente l'Umbria meridionale e ogni luogo da lui visitato si è trasformato in palcoscenico del mistero cristiano. Il santo ha sempre pensato ad un "altrove" da inserire come significato sulla terra visitata. Ne è esempio la scena del miracolo di Piediluco; qui Di Stasio, terzo quadro, riprendendo l'evento storico narrato dal Celano, ha inteso porre la visione del Natale di Greccio. Il potere e  la capacità di dialogo che san Francesco possedeva con il mondo degli esseri viventi era unico. Ad Alviano riusci addirittura a far tacere le rondini. Queste, infatti, con il loro canto, disturbavano la sua voce che annunciava le meraviglie del regno di Cristo. Di Stasio, quarto quadro, sottolinea l'eccezionalità dell'evento inserendo improbabili rose su un pulpito traballante e collocando le rondini in un ordine surreale.

Quadro cinque è raffigurato san Francesco ammalato nello Speco di Narni e disteso su un vero letto e un angelo musicante inviato da Dio a consolarlo. Sempre allo Speco di Narni: quadro sei, l'acqua sulla mensa si tramuta in vivo e Francesco vede una connessione con le nozze di Cana.

Il poverello di Assisi, quadro sette, approda a Calvi e annuncia il Vangelo nella chiesa del SS.Salvatore. Il giovane Berardo lo ascolta e decide di indossare il saio dei frati minori. Nel riquadro è già prefigurato il suo martirio con una visione di Cristo che pende dalla croce e trasforma il sangue di Berardo in petali di rose. Quadro otto, è il giorno della partenza, nel momento drammatico e al tempo stesso gioioso per i sei missionari protesi verso il Marocco. Sullo sfondo della terra d'Africa e dell'Europa intera Francesco benedice i suoi compagni.

Non tutti arrivano al "Marocco - Calvario", quadro nove. Faceva parte del gruppo anche Vitale, il quale però dovette fermarsi ad Aragona per una grave malattia, mandando avanti gli altri e prevedendo per loro la palma del martirio. Berardo sostituì il confratello nel ruolo di guida del gruppo. Quadro dieci, durante la navigazione l'artista introduce nell'opera gli strumenti di tortura allora in auge compresa la colonna di pietra sulla quale venne flagellato Cristo. Anche l'ascia in uso in Marocco è presente nell'opera e Berardo con il braccio proteso verso l'alto guida la navigazione.

Quadro undici, attraverso il Portogallo, aiutati dalla sorella del re, Sancia, i cinque missionari francescani, poterono finalmente penetrare nel regno dei Mori e iniziare a Siviglia la predicazione. Quadro dodici, sbarcati in Marocco i cinque giungono a Marrakech dove inizia la loro testimonianza cristiana. Qui sono raffigurati la predicazione, la preghiera che l'accompagna e le difficoltà in un'unica visione architettonica che è pulpito per la predicazione, torre di una prigione, segnale architettonico di una civiltà ricca e colta e anche il sole caldo e la sabbia d'oro della terra africana.

Quadro tredici, Di Stasio riconosce la testimonianza cristiana con l'inserimento della croce che, sovrastando i corpi decapitati dei cinque missionari, addolcisce l'amaro della morte trasformando il sangue nei petali di rose della Pasqua definitiva. Sancia, quadro quattordici, la sorella del re del Portogallo, in preghiera ha una visione che la riempie di gioia: i cinque protomartiri danzano con lo strumento del loro martirio. E' primavera. E' il momento della Pasqua raffigurata da cinque rose che spuntano dal pavimento e da uno sfondo verdeggiante con alberi e acqua, come oasi nel deserto.

Quadro quindici, i corpi dei martiri furono trasportati in Portogallo dove furonp accolti trionfalmente e sepolti in Santa Croce a Coimbra. Era presente all'arrivo delle reliquie il canonico di Santa Croce, Fernado di Lisbona, il futuro sant'Antonio di Padova, che maturò in quella circostanza la propria vocazione francescana. L'opera fa vedere allo stesso tempo il trasporto dei corpi a Coimbra, sant'Antonio che assiste e viene illuminato dal Tau del saio dei poveri. Quadro sedici, E' il momento del trionfo. Si chiamavano: Berardo da Calvi, Pietro di Sangemini, Accurzio di Aguzzo, Adiuto di Narni, Ottone di Stroncone. La cascata delle Marmore è il luogo simbolico posto dall'artista come sostegno del trionfo dei figli scaturiti dalla terra da lei bagnata.

 

Fonte: Testo a cura dell'Ufficio Beni Culturali della Diocesi Terni-Narni-Amelia
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