di
Daniela Lampasona
Recensione
scritta da: Reno
Bromuro
Forse non vi è capitato mai, al semaforo di una città come Palermo, ad
esempio, che invece del ragazzino o del giovane extracomunitario che vuole
lavare il parabrezza, c’è una signora che abbassa il finestrino e vi porge un
foglio di carta ancora caldo di fotocopiatrice. Lo so. Rimanete senza fiato
perché non è la solita pubblicità, ma una filastrocca, o una poesia, oppure
una favola, quanti di voi hanno avuto questa fortuna?
Io no. A
Palermo ci sono stato mezza giornata per una conferenza e nessun’auto si è
avvicinata al taxi che mi trasportava dalla stazione all’albergo per donarmi
una poesia
o una favola oppure una filastrocca.
Ieri nel pomeriggio un corriere mi ha consegnato una grossa busta di
plastica l’ho aperta con ansia, credendo vi fosse un tesoro: infatti, il
tesoro c’era, anche se aveva la forma di un libro tascabile edito da “Edibook
Giada” dal titolo «Piccoli cieli» Poesie e Favole di Daniela
Lampasona.
Dicono
che la curiosità sia femmina, invece si sbaglia (o sono io più curioso di una
donna?). Ho preso il libretto ed ho cominciato a leggere. E’ bastato il titolo
della prima poesia a rapirmi perché si titola «Anima». Mi metto comodo
e… improvvisamente mi sento galleggiare sopra una nuvola, mentre un venticello
leggero, leggero mi dondola:
“Le
foglie
che
adesso ricoprono la mia anima
serviranno
un giorno
per
costruire nidi di rondini…”
Costruire
un nido di rondini con le foglie che coprono l’anima, è l’immagine di un
realismo che l’uomo difficilmente vorrebbe accettare, eppure detto con questa
dolcezza non fa riluttare la realtà; quindi la definirei una poesia realista,
ma in che senso? È possibile che anche ad altri lettori sia capitato, come a me
che scrivo, d'aver incontrato o riconosciuto il
vero. Non parlo solo di questa poesia ma in altri libri, personaggi «veri» che
parlano della realtà della vita, come ad esempio, la vera serva
d'un curato nella Perpetua dei Promessi
sposi, o un vero farmacista nel signor Homais di
Madame Bovary, o una vera ragazza siciliana nella
Nedda di Verga, o, se ci vogliamo arrischiare con un bel volo qualche millennio
più in là, una vera nutrice nella Cilissa delle Coefore.
Il
realismo poetico continua senza sosta, e rapisce sempre più, ché i versi
(anche se tagliati con la scure) rimangono pur sempre penetranti ed efficaci:
“Insieme
tesseremo fili di parole
e…
ne faremo trecce.” (Insieme, pag.15)
Da
dove proviene questa realtà inconfutabile nella poesia di Lamposana?
Dall’analisi che Ella fa, sillogisticamente, guardandosi intorno:
“Il
mare raccoglie le sue onde più forti
e
sulla roccia con ardore le infrange:
la
vuole abbracciare, toccare, possedere.” (Mare, pag. 20)
I
versi si sgranano come il rosario e con forza inaudita si impossessano del
lettore, anche di quello che distrattamente, in tram, recandosi al lavoro, legge
per ingannare il tempo, che spesso, ne sono certo, dimentica di scendere alla
sua fermata perché è rimasto rapito dalla virilità poetica della Lampasona.
Anche
l’immagine dei gabbiani (metafora incandescente di due innamorati) còlti,
mentre si rotolano nella sabbia, a baciarsi e accarezzarsi e l’acqua
s’insinua, cerca e si nasconde, scandisce e rivela un erotismo dolce e
tranquillo, colmo di poesia che nasce tra un bacio e l’altro fino a far
raggiungere il volo e cabrare insieme ai gabbiani veri.
Ho asserito che l’erotismo è dolce e calmo, come il ritmo dei versi rappresenta la calma dell’onda che va e viene, infiltrandosi tra i due innamorati, inscenando col volo dei gabbiani, una Commedia improvvisa, che solo l’amore sa creare in silenzio e senza dialogo se non quello del silenzioso respiro ansante. Vediamo ora quanto di presentabile, di riconoscibile, d’umano, si possa immettere nei grovigli delle onde e dei baci e delle carezze.
Ma la poesia che più d’ogni altra sentiamo vicina, oltre a «Gabbiani», è «Dedicata a Gassman»:
“Ascolta,
non andare…
Lascia
che ci si possa ricoprir di tue parole.”
Il poeta passa dalla vita al “Teatro della vita” dove le maschere vanno recitando personaggi le cui facce somigliano agli uomini. Ella, in questa lirica non muove, dunque, dalla vita al Teatro: ma dal Teatro alla vita. E la vita dell’attore introdotta così discretamente ci porta a trovarci sopra un palcoscenico che ci rivela già a priori un proposito accortamente gentile, armonioso, e cioè realista.
«Piccoli
cieli» è un libro al femminile, anche se le poesie e le favole sono
virili; donna l’autrice, Daniela Lampasona, la prefatrice “Valentina
Gebbia” e chi lo ha illustrato, “Francesca Massaro”. Vorrei
chiudere questo nostro incontro con la poesia di Daniela Lampasona, con
il finale della favola più vicina alle parabole evangeliche: «I due non si
dissero niente. Si guardarono negli occhi e si abbracciarono. In
quell’abbraccio c’era l’uguaglianza tra i dare e l’avere».
Ma
chi è Daniela Lampasona? Una farmacista palermitana, sposata e madre di
un bambino cui, d’accordo con Luigi suo marito, hanno dato il nome di
Manfredi. E’ un voler ricordare il figlio di Federico II morto nella battaglia
di Benevento (come asserisce Dante)?
Ha
collaborato per tre
anni al quotidiano
«Il Mediterraneo» dove ha pubblicato filastrocche, che sono
più parabole che filastrocche (ve le faremo leggere in un prossimo futuro).
Attualmente scrive sulla rivista
di prevenzione oncologica ANPO,
dedicando tutti i mesi una pagina ai bambini.
Nel
1999 ha vinto il
Premio «Ho scritto una
favola» al
Festival Internazionale
del Bambino organizzato dalla «Città
dei Ragazzi di Palermo».
Reno Bromuro
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