Di Francesco Massinelli
Non si riprese che in 10 secondi dall'apprezzamento sul suo peso, lei offesa da lui. Dal basso della sua condizione di uomo studiato come un elemento ad uso architettonico, uomo defraudato dalle occasioni di conseguire il successo via via sfumate, non riusciva a non dire la sua. Una vita guidata dalla smania di evitare il conflitto non gli era mai stata propria. Non gli era mai capitato di vivere l'accettazione supina delle decisioni altrui addosso a se. Davanti al nodo alla gola di quella ragazza divorata dall'ambivalenza da antro, speco, grotta, spelonca, in cui sprofonda l'afflitto da chi l'attornia, stava così, pah! Sputato. Se avesse potuto lei lo avrebbe blandito, obbligato. Lo avrebbe messo davanti alle sue alterate prove epatiche, se solo avesse potuto. Non si dice ad una donna come lei “ciccia”, si rischia lo spazio di terra a misura di loculo, si rischia il peso di un metro cubo di suolo. Ma lei se l’era voluto. Aveva fatto di tutto per conquistare il macho, per non riconoscere su di sé la signoria della stupidità. Godere il desiderio d’appartarsi in appartamenti fetidi armati di un flambeux era qualcosa che aveva colpito ambo i loro sessi prima dell’inizio della loro unione: lui, disfattista spernacchiato che insiste a dir la sua con tiritere da nevrastenico; lei, acida a schizzo di veleno, prima sorrisini poi rabbia da cagna. La cappa e l’abisso della loro solitudine non era stata la sola molla che li aveva spinti a dire «acciderba, accidente, tu mi piaci, io ti voglio». Versificazioni di ostico ostracismo per legarsi l’altro in modo esclusivo eran state enunciate nei più svariati paesi visitati da lei. Al deflagrare delle candeline bengala da usare all’esterno come artifici pirici loro non si erano messi a guardare oltre. Visto che erano in alto avevano spinto lo sguardo verso fuochi artificiali che scoppiavano lontani, che sembravan fiori senza botto. Le loro povere mentalità retrive, capacissime d’andar per lo spicciolo, per il pratico, non si dissero «un’adunata onorevole dei nostri corpi non deploriamo. Gettiamoci vividi nell’intesa che sazia, nel torrido ed espanso gusto d’intridersi come fossimo alghe flesse dalla corrente. ». Si strinsero in una unione falsissima, trionfalistica. Da non apostrofar bolscevica tra l’odor di mortaretti.
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