Di Francesco Massinelli
Ho imparato ad amare chi tratto bene, ma tu ami chi ti tratta bene? Per quel po’ di ribrezzo che sfugge al contegno e che si va a palesare capisco che non puoi farlo. Tra amori e lazzi, lontano da contaminazioni idealistiche, riversai quel che vissi sguastando le opere di sabbia dei più grandi, con un comportamento disfattista. Ero noto come il miglior contrabbandiere di quisquilie in circolazione, avevo una rigidità persistente sull'espressione del viso tale da sedurre tante puericultrici sorridenti che acquistavano le mie composizioni antiteistiche, senza rimorsi da vallette fatali, da pericoli pubblici che importunano. Ti dico questo per farmi valutare al meglio da te. Ti rimprovero che m’ignori, che mi guardi come se avessi addosso una veste logora, come uno che può servirti da tappeto temperato, poco intelligente per essere saggio. Adesso sei nel tuo splendore ma io già vedo i capelli e le unghie che crescono dopo la morte del corpo. Ti penserai lontana dai delinquenti ma forse ti sposerai con un ex-galeotto solo solo, a cui occorre un aiuto per spaccare la legna. E non potrai infierire su di me con le tue sbirciatine osè. Giuro non l’avrei mai detto che tu, così mingherlina, eri stata una judokarateca fetente. Nella hall dell’hotel, quand’eri la big del play-back, hai avuto il buongusto di non riferirti a me per il colore dei capelli. Poi: fine delle tue attenzioni per me. Che gentilezza hai da offrire a chi, come me, si cura della tua immagine; a chi come me ti copre le spalle? Se da qui a qualche giorno, attraversando la mia ombra, non mi vedrai in uno spazio sgombro temimi. Non sono un catorcio incatenato a te, un manigoldo che per te ha fatto molto senza lasciarti un soldo. Piango miseria, è vero. Epperò odo vociferazioni, vituperi. Con i miei correligionari non ho scatenato un tumulto. L’industriosità sull’esempio austero l’ho asservita ai tuoi bisogni. Lontano da quella grezza propaganda spruzzata di consumismo sempre più ieratico, senza volontà di ripresa, potrei veramente sparire dalla tua vita. Andrei nell’infima maggioranza di chi si disinteressa di te, contento, col certificato di sana e robusta costituzione. Quindi, ragazza mia, argutamente flessuosa, raffinata in una voluta di fumo, sii schietta. Ti ho portato io alla ribalta del cabaret, sotto il fascino delle lucine elettriche, da una troupe accattivante che ti sprona a scatenarti in vistosi e accentuati gesti allettanti. Vivila bene la tua libertà.
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