Di Francesco Massinelli
A chi mi diceva "non te la prendere, non va a male il mio bene per te" avrei voluto rispondere proprio "di quest'ottimismo siine cauta”. Non solo la cenere è la prova del fuoco, c’è come un monofismo per me. A me, quando dico ai mè, non deve interessare di te, riduzionista irata che minimizzi tutto. L’impredicibilità alogica del tuo andar spesso in errore e ricavarne un dubbio riconosce la validità della denazificazione, ma niente di più. Il sentimento che ci lega diventa propizio solo se bazzico la distrazione, se cancello quelle parole crude che mi hai rivolto. Crude come un orripilante e celeberrimo souvenir che tu mi hai tirato, con quel tipico tuo modo che fa il vago ma che insinua. Che insinua. Tu dicevi che non avrei trovato donna migliore di te ma io, col vigor del vigoroso, ho tappato le falle di una vita esitante, mai sbilanciata da alcuna parte. Nel nero di prati gremiti di lucciole pulsanti son stato tra tanti deferenti, tra tanti amorosi, tra tanti assenti. E mi sono sposato. Tra perigei e apogei lunari non mi sei mai apparsa più per me di mia moglie. A sbolognar gli sciorni mi ha sempre aiutato lei. Le tante donne cui hai permesso di avvicinarmi non sapevano che starsene a far le chiassose sui bistrò, nei noviluni. Mia moglie no. Quante iperboli d’amore non han saputo assurgermi, quanti scogli nei miei scampoli da scapolo dentro al coniugio in cui ero stato chiamato loro hanno incontrato. Sai che scremo sport estremi, sai che sono imitator d’una differita ed esagitata eccellenza col sussidio di un nobile fine. Sai che stringo sempre un’immaginetta toccante, e allora: perché non mi raggiungi? Ti presenterò mia moglie e se sei sincera con te stessa vedrai che ti piacerà. Vedrai la differenza tra lei e le balorde in vertiginose scollature cui hai permesso d’avvicinarmi. Come quando non potei che dire «i buoni e i belli vincono sempre» ora dico «l’amore vince sempre e cura tutto». Vuoi essere la mia guru? Ummm. Un fastidio non avrai. Nell’andirivieni delle tue infatuazioni farò bu! E puff, sparirà l’ordine pubblico, la buon costume, lo specchio dove scivolavi arrampicandoti. Resterai aggrappata al fatto di voler meno bene a me che a uno che non conosci. Non camuffar con nugoli di scrupoli quel costante ringhio, quel grugno, lesivo come schegge attorno ad una stazione ferroviaria bombardata. Non lesinar d’appoggiarti a mal congegnati discorsi, fatti docile alla sfuriata in cui non si compiace il sadismo. Non tranciar grida d’allerta. Se all’evento della mia presenza hai la cognizione del pericolo lascia che la sensazione di paura t’induca a un comportamento di fuga. L’effetto di salvezza lo valuterò da amico. T’accetterò, proverò simpatia, desidererò un contatto. Anche se per sempre ci sarà negato un effetto di relazione.
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