WEEK-END NEL VENETO

   Di Marina Torossi Tevini

 

Mocassini bianchi. Nuovi. Comodissimi. Lo constato con soddisfazione sul ciottolato di Asolo. Per il resto un paesaggio quasi toscano, con cipressi e  altri sempreverdi, frammisti  a qualche vigna. Paesaggio collinare, con casali e castelletti. Gusto retrò e odore di cose antiche. Densità umana.

La sera ci accoglie in un albergo, sperduto in una valle che sale da Marostica. Buona cucina, stanza con mobilia d'epoca e rose sul tavolino.

Al mattino facciamo una breve passeggiata nella piazza davanti al castello, e poi via verso Vicenza.  Tra stupori palladiani rivediamo il Teatro( per me è sempre come la prima volta…) Passiamo nella Pinacoteca con strani mappamondi della fine cinquecento. Dirottiamo in un sottoportico e ci fermiamo incuriositi da una mostra di biciclette.

La storia della bici. Si comincia a inizio ottocento con biciclette dalle ruote in ferro o legno e con un fanalino a petrolio. Poi si passa alle  ruote in gomma e via via…fino agli  esemplari attuali.

Per le strade…facciate con troppe statue… negozi… il palazzo ducale. Guardo. Mi allontano un po’, seguendo i miei pensieri (e qualche vetrina).  Poi il solito fischio mi fa frenare.  Io che  passo per disubbidiente (credo di aver sempre fatto con molto gusto il contrario di quanto mi si diceva di fare), eppure…  se mio marito, lontano trecento metri, fischia… inchiodo. Non so perché mi succeda. Anni fa nella via centrale di Brunico, gremita di folla, mio marito camminava assieme a mio cognato… io ero andata avanti e mi ero allontanata un po’… Il solito fischio …e mi fermo sui due piedi. Mio cognato si stupì molto del fatto. Eppure  non ho lo spirito della schiava. Anzi. Chissà perché lo faccio? Alle volte mi arrabbio( oggi no, sono di buon umore) e gli dico: “Ma ti pare il modo di chiamarmi? Guarda che un giorno ti svegli  e non mi trovi più  nel letto”. Da New York una mia amica mi telefona e mi dice: “Quando lo lasci ? Così ce ne andiamo a fare un viaggetto assieme”. Detesta mio marito e lui contraccambia cordialmente.  In realtà non ho affatto voglia  di fare un viaggio con un’amica noiosa che mi frastornerebbe le orecchie di parole. Di mio marito apprezzo il silenzio e l’efficienza nell’organizzare. Mi solleva da molti pensieri. In fondo a me piace andarmene in giro un po' in catalessi, lasciandomi trascinare come una festuca … assaporo gli odori …guardo le nuvole…mi  perdo nei particolari.  Ad avere in mente viaggio- tempi- tappe mi piace che siano gli altri.

Eppure, davanti a questi anni di mia inefficienza, mi chiedo se, forse, non sarebbe meglio che- una buona volta- mi decidessi ad andare da sola in giro. Glielo dico. Dico che mi piacerebbe fare un viaggio da sola. Magari in India.  Mio marito non si scompone, al solito non si turba.  Probabilmente pensa che non lo farò mai. Poche volte ha realizzato le mie parole come una minaccia. ( Ma quelle poche volte è quasi impazzito. La sua sicurezza in realtà è molto fragile). Continuo a scivolare tra i miei pensieri e, dopo un po’, ho già guadagnato una certa distanza, tra palladiane statue, scarpe (nelle vetrine) e pensieri. Veleggio. Accetto questa libertà relativa. Una volta un amico mi aveva chiesto che cos’era per me mio marito. Gli ho risposto( ho sempre avuto una certa propensione per le risposte ad effetto): la solitudine attrezzata.  Mi sento abbastanza miserabile. Altro fischio. Altra sosta. “Come corri!” dice.

Perché mi sono fermata?, penso mentre guardo i paperotti in un’ansa di una sottospecie di corso d’acqua.. Forse mi piace dargli l’illusione di un potere che non ha… Il cane con le ruotine, come mi definisco qualche volta … e scherzo, e dico che oggi me le ha lubrificate troppo, le ruote.

Riprendiamo a camminare. Eh sì, - riprendo le mie meditazioni - ogni coppia in qualche modo crea al suo interno degli equilibri (alle volte perversi )… Noi siamo in una dimensione abbastanza soft.  E’ solo che non si sa mai chi è quello che sottrae la libertà e chi è la vittima. E’ un gioco di equilibri. La verità si vede quando gli equilibri si rompono. Ma a quel punto non serve neanche sapere.

Il museo naturalistico mi affascina molto di più di quello archeologico (attiguo).

Ho passato la vita in mezzo a ruderi e anticaglie, ma adesso, davanti a resti di barriere coralline ( a Vicenza !) e altre meraviglie del pleistocene, e abissi temporali che mettono le vertigini… mi viene da pensare che trascorrerò il resto dei miei giorni a capire qualcosa su altri a me ancora sconosciuti campi del sapere umano.

Anche gli uccelli imbalsamati( barbagianni enormi e un airone bellissimo) mi stupiscono e mi fanno meditare sugli abissi della mia ignoranza.

Poi andiamo  alla Rotonda, una delle mille ville paladiane attorno a Vicenza.

Bel paesaggio, col solito mix di cipressi e altri sempreverdi. Guardiamo il paesaggio e  mi viene in mente - non so perché-  il campeggio di Amburgo. Ce ne stavano, dopo aver visitato la città, sdraiati sulle brandine. Era notte. Io guardavo il cielo e i cipressi sopra le nostre teste. Fine luglio, credo. Amburgo m’era piaciuta, ma mi aveva messo anche un po’ di paura. I porti mi incutono sempre un po’ di paura. Marsiglia è l’esempio estremo. Ho tentato di andarci tre volte e, arrivata a una decina di chilometri, respiravo una tale violenza che ho dovuto rinunciare( non mi sorprende che Izzo abbia ambientato le sue storie di struggente e allampanata violenza in quella città).

Dunque… ce ne stavamo sdraiati in un orrendo campeggio di città. Sopra le nostra teste cipressi. In fila.

- Secondo me…, disse mio marito

Io lo guardai interrogativa. Lui proseguì : -E’ chiaro. Questo doveva essere il precedente cimitero. Poi l’hanno spostato dall’altra parte. L’abbiamo visto passando…

- E non potevi star zitto? Dirmelo domani mattina?

(Tutta la notte ho dormito in mezzo ai fantasmi…)

Ultima tappa. Si va alla fiera. Una piccola concessione alla banalità del nostro mondo. In realtà non mi interessa affatto  vedere la Fiera del tempo libero ( già il concetto è per me repulsivo: sono contraria al lavoro e al tempo libero, sono per l’otium costruttivo, per fare- fino allo sfinimento- il lavoro che piace…) Ma mio marito insiste… e  roulotte, attrezzatura da campeggio  e automobili sono nella sua mente - e nei miei piedi- (a quel punto esausti). In catalessi mi perdo in mezzo a una iperfolla che mi travolge.

Strada, autostrada,  poi la costiera. Rientriamo nella solita vita. Sfocata.

Marina Torossi Tevini

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