PIDOCCHIO, STRABILIANTE SUL RETTIFILO

Di Francesco Massinelli

 

Fa che non s’adiri, privo di sipari, chi muove il burattino. Mi crea un coinvolgimento che va ben oltre il momento che osservo chino. Senza controllo sui suoi fili lo miro, il burattino: inane, rattrappito. Senza fini io lo centro, esorbitante più della sua opera d’intrattenimento. Dai pressi di un cipresso lo han ricavato. Il burattino è dinoccolato, snodato, ma non sprocedato. Una vernice ad acqua lo ha reso più costoso, si è essiccato non poco. Chissà se ha falle, se ha vizi nel legno, sotto il vestitino che gli han messo. Le asciugature artificiali segnano. A me che sono un eroe solitario, uno che si gioca in prima persona, lui, senza intrecci da mandato o rete, ha insegnato qualcosa. Al burattinaio ho da eccepire la movenza che dà al burattino: perché non è illeggiadrita, perché non mi felicita. S’è permesso di togliere tensione a più di un filo, afflosciando a terra il burattino in un modo così così da rendermi incupito. In movimenti oscillanti tra rigido controllo e delega incondizionata quante manovre obsolete gli ha fatto fare nell’aria. Fedele alla voce della mia epoca, piena di stranieri che emigrano con le loro capacità affettive, con la disparità dello squilibrio economico esaltata, la mia onestà frigge. Il rifiuto di una verità composita mi rende remissivo come chi riaccarezza ossessivamente un suo trauma cumulativo. Perso nei fili avversi non m’affranco dai mediocri dell’istinto insito nel male e percepisco un mio peggiorare. In percorsi cronicizzati di marginalità ed esclusione dall’amore finirò per ritrovarmi irretito dalla mia stessa carriera d’uomo perbene, insieme al pidocchio che il burattinaio ha portato dal suo paese sul mio stato. Quando m’allontanerò dallo spettacolino che mi ha fatto riflettere il burattino ciondolerà come un impiccato a bordo tavolo. Quei fili dall’altro capo del pugno del burattinaio, in cui soffice non lo risollevai, in cui per lui non mi prodigai, saran privi degli intrecci di chi come me ha combattuto le imposizioni scelte da altri a svantaggio di quelle che poteva darsi. Con un uso invalso d’ignavia. Ignavia sempre mal applicata contro chi mi lede.

 

      Francesco Massinelli

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