TI DO LA BUONANOTTE

   Di Margherita Daraio

 

TI DO LA BUONANOTTE

 

Ti do la buonanotte

disteso sotto le stelle

dentro un caldo maglione.

Voglio riempirti il cuore

di serenità.

L’odore del fieno bruciato.

L’aria umida

accarezzata da mille fruscii.

Sto qui

con la mano sul mento

a pensare.

E’ un ricordo

lontano e caro.

La gioia del domani

che viene.

Ti offro la mia gioia.

Ti offro gli amici migliori

le parole più belle

la mia povertà

un bacio sincero

un abbraccio amico

un pensiero

un sogno

le favole

della mia giovinezza.

La mia barba incolta.

La vita è dentro di me

e mi chiama insistente.

Le fioche luci

di vite lontane.

Il mio volto pulito

è per te,

per i tuoi occhi

d’abisso.

La vita,

la vita mi sgorga

impetuosa.

L’amore

che non so darti

è l’egoismo

che mi hanno insegnato

prima ancora che andassi a scuola.

La mia e la tua libertà

che aspetto in silenzio,

che cresce nella gioia,

che è sorriso limpido,

che è questo nostro andare,

questa nostra lealtà

per la quale ti guardo

negli occhi

e ci doniamo

gli sguardi fanciulli.

 

 

Passo in rassegna i singoli vocaboli…

Uno dopo l’altro.

Già il messaggio comincia a farsi vivo.

L’essenza, dalla quale è ardentemente infettato il poema, tenta di aprirsi un varco tra il mio scibile, le mie reminiscenze, le sensazioni facenti parte dello scrigno d’inestimabile valore che ho lentamente interiorizzato.

Li attraversa

Li scalfigge.

Li modella.

Convince me stessa che, in tempi remoti e non, nel presente, nelle menti delle imprevedibili generazioni future, cercando a fondo, può spiccare tra innumerevoli ed enigmatici volti, lo spettro di una creatura simile a me, pervasa da sensazioni anche solo per poco e in parte ferite da sfumature che hanno folgorato anche il mio animo.

Percepisco la dolcezza di una tiepida notte d’estate nelle parole dell’artista.

Riesco, involontariamente, a immaginare l’espressione del suo volto.

La mia mente è sgombra.

Accolgo solo il suo sorriso abbozzato, velato da quel pudore, proprio di chi ha timore di palesarsi nel bel mezzo di un’emozione.

Sente l’empatia, sente qualcosa che va oltre la semplice e ,già di per sé profonda, immaginazione, sente la congiunzione tra due facce della stessa medaglia, di cui una è il completamento dell’altra;

sprofonda nel contatto con una creatura di vitale importanza, avverte e tenta di trasmettere qualcosa che trascende il comune rapporto affettivo e che si colloca al di sopra dell’irrazionale slancio passionale.

Gratitudine.

E’questa la chiave dell’unicità e della purezza di un sentimento.

Di quel sentimento.

Leggo, rileggo… come una cantilena… ad alta voce… in silenzio… accompagnata da una luce soffusa…  struggenti manifestazioni verbali e melodiche di oscure e inesplicabili forze mi cullano nella riflessione.

Ritrovo nella costante e decisa ripetizione del vocabolo ‘gioia’, la momentanea consapevolezza di un iter indirizzato, senza dubbio, nella giusta direzione.

Quasi uno slancio di ottimismo, però velato, sibillino, partecipe di un’eterna competizione con l’ineluttabile e desolata realtà. Una realtà che prova, per il momento, ad allontanare con tutte le sue forze (Le fioche luci di vite lontane / la vita è dentro di me e mi chiama insistente).

Il segreto di tutta la potenza, sprigionata dall’accurata descrizione di questo inobliabile e mite attimo, risiede nella semplicità, nella purezza e nella trasparenza di ogni singola minuziosità, di ogni effimera espressione di unicità.

La schiettezza di una barba incolta, la capacità di apprezzare la mestizia mista a bisogno di fuggire via, sottolineata tramite la presenza delle stelle nel poema, il silenzio violato solamente dai bucolici fruscii, la morbidezza di un indumento estivo e gli effluvi del fieno arso, ostentano la necessità di ricordare il manifestarsi di ognuno dei cinque sensi, caratterizzanti quegli ardenti momenti.

L’astro.

E’ specchio di quella percezione, frequente nella giunzione tardoadolescenziale che lega infanzia e maturità, intrisa di quel vortice di malinconia, voglia di estrema libertà e speranza di poter trascorrere attimi di ineguagliabile rarità con coloro che popolano, sovente, i nostri sogni.

Inspiegabile, per molti.

Indispensabile, per i più.

Margherita Daraio

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