BRICIOLE D'ESATTEZZA NELLA MIA PERSONA

Di Francesco Massinelli

 

Badanti delle mie carte licenziate in maniere sempre più sofferte e sudate, son sempre io il primo ad abbassare lo sguardo quando fisso lo specchio. Ma col mio pedigree contesto chi s'attarda nel novero di chi viene accolto da quelle nicchie date sconfitte per il non aver scoperto la tremenda legge che lega il colore verde, la quinta nota musicale e il calore. Digiuno di nozioni m'esimerei, se ne fossi capace, dall'investire di ritegno le lacrime impetratemi. Un nonnino che abitava sulla “Costa di Prepo”, quello che predisse la guerra in Africa del 1936, quella del 1945, quello che predisse, era quasi astrologo, che in tempi d'altri secoli sarebbero tornati ladrocini e ricatti anche per me, non mi è mai comparso davanti da quando non l’ho più rivisto. Teneva i conigli sul cassetto del canterano, pareva perso in urgenze soteriologiche. Quando lo penso se leggo perdo il segno, se cammino inciampo, se dormo ho un sobbalzo. Anche se sono tra il dormi-veglia mica si sà quello che con il cervello navigo, mi vedo come un alberellino contro il cielo, su una collina più in alto di altre a perdita d'occhio, nel godermi il panorama da prudente tra l'odore di stallatico bagnato da una calda pioggia estiva. La presenza dei detti di quel nonnino mi ha sempre accompagnato nella vita facendomi un pò paura come quel fenomeno, malcreato, che non si seppe se nacque morto o se morì grazie alla levatrice. Quando non mi diminuisce l'apprensione cerco di recepire un qualcosa che mi si può adibire, qualcosa che non mi renda come un fetido feticcio con un battito di cuore in gola, e un altro ancora. È sbagliato far questo badanti mie? Cercar calmanti che non siano farmaci? Dal letto alla seggiola, dalla seggiola al letto, quei quattro passini che faccio mi costano così tanti dolori che se sono ancora all'erta è certo che ciò non dipende dalle mie forze. Nella costrizione c'è per me una sfida che mi accende l'immaginazione, che mi porta là dove ogni uomo vede la sua traettoria sbirata, lenta di riflessi, tra astratti rigori ed egoistica furbizia. La mia pensione è una rendita basata sulle forme di spontaneismo ed improvvisazione di quelli che mi hanno avuto vicino. Il libero arbitrio che non ho usato per allontanarmi da loro non mi ha fatto vivere da clochard, da pass-partout, da juke-box d'un cauto esonero. Al mio consueto buonumore si sono affacciati sempre repentini primati di tristezza ma la vita mia è stata tutta nell’esattezza. Capitemi se quando ho paura nel mettere le mani in una fitta siepe in ombra, nel giardino, temo le ragnatele. A frugar in un angolo in cui potrebbe nascondersi un insetto, un animaletto, pronto a mordermi, assommo ragnatele vere a quelle che già mi da la cataratta.

 

      Francesco Massinelli

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