ATASSIA AL GIOCO DEL DOTTORE

Di Francesco Massinelli

Scompare l'analitica disamina delle singole forme d'autonomia per cui mi ritrovo allocato nel ruolo che le aspettative altrui mi hanno costruito. Sono un bel tipo, anche se ho la cute del ginocchio abrasa. Ho sempre cercato la compagnia di ragazze carine, di quelle che si dedicano alla ricerca di procedure d'accesso vascolare atte a farti una venipuntura finta per poi lasciarsi spogliare. La mia difficoltà di coordinamento motorio piace tanto a loro. Mi fa vedere in bilico tra timidezza e desiderio libidico. In ossequio ai sanciti discorsi che si fanno sto zitto poco e palpo. Afasie, disfasie, le fan gioire. Disfonie, disartrie, dislalie presento. Rendo comprensibile il senso d'esprimibili discrasie gemendo, sviato fino all'esser dissepolto da quel che dissolve e sgretola ogni mio slancio. Coi miei assai buoni valori pressori tengo vicino le ragazze carine che mi ritrovo. Ogni volta che accarezzo loro le gambe, che le piego e sento far tic, sciorina via tutta la passione. Son bambole e il mio ardimento è trasfuso, a roteare a catafascio col suono d'elica fuori dal giro. Si sa che non rimorchio mai. L'anfratto, in cui sosto e da cui non scatto via, dà la prova fattiva del posto in cui sono in pasto. In pasto alla lussuria infantile che mi porta nella zona pericolosa delle velocità critiche flessionali, in cui si spezzano le bambole che hai come non mai. In una grandissima centrifuga in cui puoi far veramente quel che vuoi senza esser mai felice. Preambolo finale di chi si crogiola nel capire quel che non si può capire, pericope nell'intercapedine del limite. Poche stille ho nel fulgore che zampilla dall'amnesia del ricevuto amore.

 

      Francesco Massinelli

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