APPUNTI DI VIAGGIO: PROVENZA IN PRIMAVERA
Di Marina Torossi Tevini
L’inconscio
fa capolino tra gli scarti del pensiero dove le logiche muoiono. Sul
terreno devastato la notte avanza. Giornata tremenda ieri: pianura padana e
mal di denti. Il sonno però deve aver ricomposto qualche frammento scompaginato
del mio inconscio, penso, passeggiando in una piovosa mattina ligure. Camminiamo
lungo il mare… un mare scuro dal fondale subito alto…Dall’altra parte
della strada un bordo di terra e pietra in cui si radicano
piante grasse frammiste a oleandri, pitosfori fioriti, tamerici che
crescono selvatiche un po’ dappertutto… Anche le case si arrampicano e come
le piante contendono gli spazi… si creano gli spazi usando fantasia e violenza
( e anche un po’ di amore per il rischio).Tra le sciagure dell’Italia sono
da annoverare la tangenziale di Mestre, il tratto autostradale Barberino di
Muggello- Roccobilaggio e i campeggi liguri, commenta mio marito che si sente
come un elefante in un negozio di porcellane: la Liguria è tutta piccoli
spazi… Penso: ogni cosa dobbiamo accettarla con tutti noi, non solo con la
nostra parte razionale, quella è ben poca cosa,
la mia parte razionale era più che convinta di questo viaggio ma
evidentemente non mio inconscio( Legami che spezzavo. Cose lasciate a metà.
Come le avrei trovate al mio ritorno?) Per fortuna qualcosa dev’essere
successa stanotte nei miei sogni …e il mal di denti è scomparso. La
luce appare dove non splende il sole. (Sono versi di Dylan Thomas che come
una colonna sonora accompagneranno il mio viaggio) E luce è stata. Ripenso ai
chilometri di ieri…seicento, più o meno
…con uno strano senso di claustrofobia e il desiderio solo di arrivare
prima possibile al mare…un altro mare …diverso dal mio ma pur sempre un
mare… un’ intera giornata prigioniera di uno stretto abitacolo con pensieri
che non prendevano il volo ma si incapsulavano e s’avviticchiavano su se
stessi fino a sfociare in questo dolore. L’alba
appare dietro gli occhi. Le
raffiche di vento sono ancora forti. Guardo mio marito che guida
e continuo a pensare : mio caro,
tu che ti ritieni così razionale (e quale uomo non ritiene di esserlo? )
solo perché comunemente riesci a zittire il tuo inconscio … credi di
controllarlo, di avergli messo la museruola… vedrai che zampata se vuole ti può
dare all’improvviso… è sempre bene stare in guardia… trattarlo con
prudenza… fa i capricci come un bambino…è un bambino …Ma bisogna
lasciargli spazio… non si può presumere di
ignoralo… Bisogna venire a patti… (non servono le sberle). Dentro
c’è la nostra ferocia la nostra sconsideratezza il nostro cupio dissolvi…
dentro ci sono paure e incoscienza. Dentro
ci sono oscure piante e intricati sentieri. Ogni tanto va disboscato …Ogni
tanto vanno percorsi questi sentieri… Chi non lo fa si porta dentro
un’ignota foresta tropicale che da un momento all’altro può esplodere in un
uragano di infernali farfalle e di belve inferocite.
I think, almeno.
I
paesi della Liguria arroccati nell’entroterra sono molto più belli del
litorale stretto tra strada autostrada e ferrovia. Si stendono morbidi nel loro
esistere fuori dal tempo. La Liguria non è terra da tenere il broncio a lungo e
difatti il cielo si apre a larghe chiazze e il sereno si impone su di noi prima
di toccare il suolo francese.
La
parte antica di Antibes è circondata da vecchie mura che corrono parallele al
mare. Piccole case con balconi, minigiardini pensili e soprattutto agavi e
piante grasse di ogni tipo che spuntano dalle rocce. Qui
in primavera le stelle navigano il vuoto. Dal promontorio di Antibes tra
ville multimiliardarie affondate tra i pini guardiamo le luci della città le
stelle e una coppietta che si è allestita tra gli scogli una cenetta a lume di
candela.
Il
museo oceanografico di Monaco ci strega coi suoi fondali variopinti ondeggianti
di attinie e con le vasche che creano l’illusione di essere davvero nel mare.
Vicino ci passano pesci variopinti… grandissimi e anche degli squaletti. Credo
che quando dio o la natura hanno fatto i pesci erano particolarmente di buon
umore: è tutto uno svariare di colori, un giocare di linee, una
fantasia sbrigliata e felicissima.
Nizza
con i suoi viali pieni di alte palme e di alberghi da inizio secolo è un città
che, come Montecarlo o Monaco,
racconta nei suoi edifici i fasti di altri tempi e parla di un turismo d’élite
che ora non ha più senso.(Orde di turisti
sciamano un po’ dappertutto, hanno imposto le loro esigenze di fast food e di
shopping che hanno reso un po’ simili tutte le città d’Europa).Città di
contrasti come possiamo apprezzare Nizza : panfili plurimiliardari
e gente di colore, alberghi iperlussuosi e mendicanti a terra, bande
giovanili e giovani molto belli, signore sedute sul lungomare con libri in mano
e vecchie con troppe collane.
Tutte
le cittadine dell’entroterra sono interessanti se depurate dal loro obbrobrio
di periferie, marciapiedi sporchi, negozi
per turisti. Arrampicandosi si
arriva al loro cuore antico (piccole vie che si inerpicano, qualche casa che è
una festa per gli occhi con gradini fiori rampicanti e balconi). Grasse,
oltrepassata una periferia orrenda, ci stordisce col suo cuore antico e i suoi
profumi…
Tra
Vence e S. Paul la campagna è densamente popolata di ville e casali. S. Paul ci
gratifica con una miriade di colori e di atelier; alcuni quadri sono davvero
molto belli. Mille artisti anonimi siedono ad aspettare. Non sono Mirò nè
Chagall ( forse) e i loro quadri non finiranno mai ( probabilmente) nel
territorio privilegiato della fondazione Maegh . (Uno siede con dietro un rotolo
di carta igienica e dipinge) I colori dei negozi dei quadri e delle stoffe mi
frastornano e mi regalano una piacevole euforia. E’ caldo.
Camminiamo nel sole. Cammino
nel fuoco gettando a terra un granchio d’ombra.
Arriviamo
a S. Remy de Provence in un giorno di mistral (visto che soffia per quasi tutto
l’anno non si poteva sperare...) S. Remy ci accoglie con i suoi resti romani,
le viti basse e l’ottima cucina
provenzale. Attraversiamo la campagna , campagna amata da Van Gogh , che compare
in molti suoi dipinti… l’attraversiamo tra
campi di grano non ancora maturo, platani che si alzano al cielo con i
loro rami spogli e sterminati campi
di papaveri. Che l’aria di Provenza fosse profumata lo sapevamo… ma che
potesse essere anche l’acqua è una vera e propria sorpresa. Eppure è così
(non sappiamo se lavanda rosmarino o timo, comunque è un profumo).
A
Roussilon tra le crete che svariano in diversi colori di ocra vediamo rocce che
sembrano grondare sangue…Andiamo verso la cittadina di Gordes che si erge su
una roccia ( strana storia di
peste, spopolamento e poi di improvvisa fama dovuta… sembra incredibile…alla
venuta di un pittore cubista , tale André Lhote, che se ne innamorò e poi di
un altro … Vasarely ( curioso e inusuale episodio all’interno del nostro
mondo che dell’arte non sa che farsene). Una società la nostra che
dell’arte se ne infischia e poi magari usa Mozart come attrazione, Picasso come marchio, il genio come
affare rivalutabile. ..
Un
giro in Camargue si impone. Da Arles scendiamo verso Stes Maries de la mer.
Paesagisticamente parlando la Camargue è fenicotteri aironi cavalli bianchi
bufali zanzare brughiera tramonti stupendi sugli stagni (a novembre anche
montagne di sale).
Gastronomicamente
parlando la Camargue è conquillages e toro ( ovviamente per me le
conquillages…)
Il cielo è limpido anche se non soffia il mistral e le dune di sabbia danno al luogo un sapore vagamente di costa del nord. La prua scivolava sull’acqua e la costa / nera d’uccelli…
Avignone.
Come sempre splendida. Splendida
l’acustica della piazza dove si
esibiscono giovani variopinti e
tamburellanti che creano
un’atmosfera da “suono Mozart nella giungla” per nulla sgradevole.
Purtroppo non è luglio (e
festival) come altre volte ma ciononostante sono piacevoli gli spettacoli che si
susseguono per le strade ad ogni
svoltare d’angolo, piccoli spettacoli di ragazzi che si improvvisano giocolieri e si lanciano in
ruote e altri esercizi di abilità oppure tamburellano
su improvvisati strumenti che stranamente nella disarmonia creano un’eco
che travolge e annienta il pensiero (io
mi lascio conquistare da quell’andante ciondolante con moto).
L’atmosfera di musica improvvisata e stradaiola continua nei vicoli più o
meno tortuosi e dappertutto c’è una gioia e un’allegria che solitamente non
si vede. Avignone mi è sempre piaciuta( ci passerei la vita) ( forse)
Una
deviazione per l’abbazia di Senanque si
impone (ma i campi di lavanda che non sono fioriti). A Remoulin mi sembra di
individuare un negozio di dolci che potrebbe essere perfetto per Chocolat ,
forse era proprio quello…Andiamo a riempirci gli occhi al Pont du gard , ponte
romano vicino a Nimes, di cui rimangono in ottimo stato di conservazione
numerose arcate. Megaparcheggio e branchi di turisti ( è domenica) che,
muniti di grandi frighi variopinti e di sacchetti da cui sbucano le
baguette, avanzano e prendono possesso di un prato tra il fiume e una specie di
strada che serve ad attraversare, e improvvisano
un dejuner sur l’herbe dal vago sapore archeologico.
Dove
l’ancora vola ferma come un gabbiano/miglia sopra il lunatico battello/un
turbine d’uccelli precipitò mugghiando/ la gola di una nuvola soffiò pioggia
come vento..
Ma
l’Irlanda non c’entra: il tempo è splendido e noi arriviamo in un
tratto di costa ampiamente umanizzato tra
Hyeres e S. Tropez e lì ci insediamo(la densità degli umani in questa stagione
è sopportabile). Piante grasse con fiori gialli e rosa che sembrano di carta,
agavi grandi come due persone e soprattutto pini, tantissimi pini e poi palme
cornioli e querce e in mezzo alla boscaglia uccelli variopinti e soprattutto
cuculi che ripetono all’infinito la loro colonna sonora. Una coppia di
vecchietti sta facendo colazione davanti al loro camper, mentre passo affondano
un cucchiaio nella marmellata e al mio ritorno, venti minuti dopo, ancora
mangiano( per la sciagura dei conti pubblici
sembra proprio che parecchi di questi vecchi godano ottima salute…)
Scegliamo
tra passeggiate sulla spiaggia con
tentativi a parte mia estemporanei di balneazione, inerpicamenti lungo un
sentiero e penzolamenti all’interno di una fitta boscaglia che percorriamo
ampiamente. Poi ritorniamo all’ovile. Mi fa compagnia Gola di
Lanchester autore che mi è simpatico per le sue osservazioni amabilmente
scorrette ( e talvolta acute) Un
esempio? Eccolo. Tutti gli artisti sanno che quanto danno alla loro creazione e
al mondo non è mai uguagliato dalla risposta del mondo, l’intimo solitario e
mostruoso travaglio della creazione fa sì che l’artista si senta in credito
dell’attenzione dell’universo, in credito del suo amore. Ma il mondo non se
ne cura. E’ troppo occupato a fare il mondo per degnarlo di qualcosa di più
di un barlume occasionale della sua approvazione, del suo interesse.
L’adulazione di un gruppetto di ammiratori, il dono di un mecenate,le lodi e
lo sguardo del pubblico, ciò non può mai avere l’effetto desiderato, non
esaudisce mai la richiesta fondamentale dell’artista che è quella di un
semplice universale incondizionata adorazione. L’artista dice al cosmo: tutto
ciò che chiedo è un amore infinito, che male c’è? e il cosmo non si cura di
rispondergli…Nessuno degli artisti vissuti nella storia del mondo si è mai
sentito abbastanza onorato per la sua opera. Risultato finale: rabbia rancore
amarezza.
Chiudo
il libro e penso. In un certo senso è vero, almeno in parte. Certo che,
come sempre, Lanchester ama inanellare paradossi spingendosi a un (
discutibile) parallelo tra artista
e assassino e sostenendo per gusto di stupire la naturalezza dell’assassinio
contro l’innaturalità dell’arte e ricordando che sotto il codice
napoleonico uccidere una moglie bisbetica dopo che il mistral soffiava da sette
giorni non era considerato delitto capitale (e altre amenità di questo genere).
In
Provenza le ore della mattina sono le migliori: la sensazione di aria
leggermente mossa che qui non manca mai, preludio a venti più forti, il cielo
cristallino e ceruleo che accompagnano le prime ore della giornata riempiono
sempre di gioia. Sembra che i profumi siano più intensi, l’aria più
aromatica. Sono sempre parole di Lanchester ma è anche la mia impressione. Di
solito. Oggi però è una giornata di cielo velato
e anch’io non sono d’umore. Esco per la passeggiata mattutina lunga
la quale constato che i fiori che chiamavo di carta si sono chiusi con
l’umidità della notte, che la
coppia dei vecchietti olandesi continua a fare affondi nel barattolo di
marmellata, che gli uccelli
continuano la loro colonna sonora e che dei
ragazzini muniti di tamburelli
ne improvvisano un’altra. Avrei voglia di
rimettermi a letto. Comincia a piovere e la nostra sosta sul mare perde
significato. Allora addio mormorarono/ la sabbia affettuosa e i parapetti/neri
d’uccelli… Io propongo un altro giro nel retroterra di Antibes dove
potremmo vedere deliziosi paesini come Auribeau o Mongins. Attraversiamo
nuovamente la periferia di Antibes tra cartelloni luminosi che ci minacciano con
gli enormi panini di Mc Donald’s ,cartelloni pubblicitari con enormi
bocche fragole e seni, passiamo
vicino a un intermarché e un bricomarché… nonché a un punto vendita di
pneumatici Pirelli e di automobili usate ( Achat immediat de touts vehicules…
promotion pneu… affaires Renault). Piove, anzi diluvia… deviamo infine verso
la zona collinare. …in cerca di qualche affondo nella luce.
(pubblicato su Zeta News n. 66
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