Prefazione all'antologia di Poesie

"SEMBIANZE"

 

La poesia è in noi: «est spiritus in nobis »; l'amore di padre, di madre, di sposo è poesia; la virtù, la gentilezza, la castità, il letto matrimoniale, la panchina vuota, il greto di un fiume, la città cambiata, il vecchio solo e triste è poesia. L'Arte è carne della nostra carne, soffio del nostro spirito che abita e vive in noi: l'ideale poetico, in una parola, si confonde coll'ideale umano e forma con lui una sola persona.

Non c'è poeta che non voglia avere un ideale tutto suo e spera, almeno una volta di vedere avverato il miracolo di Pigmalione e dargli contorno e sostanza.

Arden Borghi Santucci ha materializzato il suo ideale e l'ha reso veramente sensibile, gli ha dato un nome, cento nomi, che accavallati, incastonati gli uni agli altri si ingigantiscono e formano un solo grande nome: RICORDO. Questo frutto Ella se l'è coltivato, perché certamente il suo ideale non è stata cosa subitanea, ma una lenta e contrastata battaglia inferiore. Le ombre dei grattacieli che s'allungano a dismisura e non le permettono di riconoscere il luogo natio; la pace serena dell'uomo che cammina nella notte; le speranze rotolanti che si frantumano sul viscido selciato; la panchina vuota sotto l'albero spoglio; la solitudine, tutto ha contribuito ad educare nel suo pensiero e a svolgere nella sua vita quell'ideale poetico ed umano insieme, temperato di fantasia, di coscienza e di sentimento; quest'ideale, nel ricordo struggente di una vita calma e serena fa della Borghi Santucci l'idealista gigante, fuori, (ma dentro tutta, con la sua arte), del nostro tempo.

La tematica della poesia della Borghi Santucci è l'inafferrabile attimo che sfugge nel momento stesso in cui lo vive e lascia tracce di sangue nell'anima che lo insegue nella corsa inutile con il tempo. Che cosa resta dell'uomo, di tutta una vita? Resta ciò che non abbiamo rivelato agli altri, ma che spesso, rimane ignorato anche da noi. E la nostra vita è come una barca che, nell'atto di affondare, si afferra ai ricordi per sentire in essi che non abbiamo vissuto invano.

In questi versi cristallini, è racchiuso il disperato senso dell'impotenza dell'anima umana contro la forza del tempo in cui gioie, dolori, amore perdono la propria consistenza. Ma la vita, il desiderio potente di vivere è più forte del tempo, più forte del dolore e allora senti il prorompente grido di un'anima, che a tutti i costi vuole uscire da se stessa, da quel « desiderio represso », da quel che è chiuso dentro per confondersi con il cielo stellato, con l'aria cristallina del mare e confondersi con quel vuoto stesso che la circonda.

Improvvisamente, come per incanto, senti e vedi come il palpito si fa vivo, concreto nel desiderio di rimanere avvinta sulle labbra dell'amato e perdersi nell'attimo che passa con lui per rimanere con lui in un unico fremito.

Il miracolo di Pigmalione s'è avverato, l'ideale del ricordo nella Borghi Santucci non è lo stesso che concretizza il pastore delle Alpi del Lamartine, non è la fanciulla per Leopardi, Pegaso bardato per Hugo, la maschera ridente di Democrito, o quella piangente di Eraclito: è il ricordo vivo, concreto, palpitante; lo stesso che ognuno di noi ama accarezzare.

                             RENO BROMURO

 

Indice Arden Borghi Santucci