Prefazione
Bisogna intenderci bene sul concetto di poesia moderna: essa non è tale soltanto in funzione del fatto che si è liberata - pare definitivamente – dalle castigate geometricità del suo disegno architettonico: è moderna – per converso – in quanto sicuro elemento d’una mutata realtà, e perché essa (a somiglianza delle altre forme d’arte contemporanea), riesce a raccogliere e fare proprie quelle istanze sociali che premono – con una baldanza fatta audace da secoli d’imperio – e che peraltro è giusto, è civile, è umano siano infine raccolte e tradotte in fatti concreti.
In questo, a mio sommesso avviso, si differenzia la poesia moderna da quella tradizionale. In altri termini, il poeta d’oggi non è più il romantico sognatore d’un tempo: oltre tutto, non avrebbe possibilità di esserlo, coinvolto nella spirale d’una società sempre più meccanizzata ed industrializzata, protesa verso la definitiva acquisizione d’una più razionale giustizia distributiva.
In tale contesto, dunque, ben s’inquadra la figura di Luciano Somma, poeta giovane anche nel modo di intendere la dura realtà dei nostri giorni.
Si legga con attenzione, infatti, la prima poesia di questa silloge, nella quale ognuno potrà identificarsi col poeta: "Mostruosa macchina/ condizionata / da troppi, / meschina / ridicola… / Passivamente ubbidisco al comando! / La Mia anima abulica / assiste impotente / a questa giornaliera prostituzione /.; si legga, altresì, l’ultima composizione, Caos: L’uomo-podista / rincorre il suo traguardo: / il denaro. / Il fanciullo gioca / col suo robot; / il fratello più grande / cerca la sua verità / negli allucinogeni. / Il loro papà è in piazza / tra la massa di scioperanti / Con un cartello in mano…." Si, signori, questa è la caratteristica, la forza, la validità della poesia è civile, è umano siano infine raccolte e tradotte in fatti concreti. Moderna, capace di penetrare la convulsa realtà dei nostri giorni, di interpretarne le vastissime significazioni penetrando tra i risvolti di un meccanismo alla base del quale prevalgono due elementi di uguale consistenza: la liberazione da ogni superfluo bavaglio restrittivo e l’affermazione di più giuste rivendicazioni.
Luciano Somma, a mio avviso, è pienamente partecipe di questo processo evolutivo, al quale – anzi – contribuisce attraverso l’apporto del suo sentimento, del suo raziocinio, della sua interpretazione tanto più razionale quanto più violento gli appare il contrasto tra il vecchio ed il nuovo, quanto più imperiosa si denuncia l’esteriorizzazione del fatto sociale (e talvolta morale) di cui è testimone.
FULVIO MASULLO
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