GLI SCHIAVI, IL METALLO, LA CENERE (C) 1976

Prose poetiche di REMIL


 

GLI SCHIAVI, IL METALLO, LA CENERE



Questa raccolta di prose poetiche è essenzialmente un diario, uno sguardo distaccato ma non assente sulla dispersione di idee e valori che caratterizzano alcuni aspetti del vivere quotidiano

 
1) Io vedo
2) La marcia folle
3) Immagini
4) Raffiche di metallo
5) Ruota
6) Il sole e la notte
7) Suicidio
8) L'abbandono
9) L'amante della scogliera
10) Arlecchino
11) Una favola
12) Il gioco dei dadi
13) Canarino
14) Tu andrai
15) Chi?
16) Noia
17) Una donna del popolo
18) Il mattino dei fiori
19) Al tuo lume
20) Bar centrale
21) Insonnia
22) Furia umana
23) Libertà
24) E sarà tutto come prima
25) L'uomo tradito
26) Dicono che la sera
27) Venite, ascoltate
28) Natale di borgata
29) Vallata
30) Incoerenza
31) Ciò che conta
32) Quarta dimensione
33) Teatro
34) Inedia
35) Ciò che non ha importanza
36) Distrazione d'uccello
37) Mille croci
38) Estratto umano
39) Immagine d'uccello
40) La statua bianca
41) Festa
42) Le canzoni di Qualcuno
43) Parole di un uomo perduto
44) Giornata popolare
45) A casa di Anna
46) Specchio
47) Questi momenti che vivo
48) Io sono
49) Uomo
50) Fine
51) Madre
52) Filtro
53) Composizione
54) Notturna
55) Parole e tristezza
56) Fanciullezza
57) Danza proibita
58) Vuoto
59) Monica

 


IO VEDO

Io vedo

delle navi che partono e non arrivano mai.

Più le onde schiaffeggiano,

più i venti s'alzano

e più le navi dimenticano l 'ancora necessaria

che fermi un punto brillante che non abbia mai fine,

di cui non si conosca l’origine

e l 'infinito appaia raggiungibile.

Io vedo

delle luci che si accendono e si spengono

sopra una grande foresta.

Tutti gli animali hanno un atteggiamento vivo

e vedo stormi d'uccelli che volano verso il sole

e un fanciullo con le mani tese verso la libertà

che ha lasciato dietro di sè .

Gli uccelli troveranno il sole

il fanciullo invece si perderà nella foresta

e già ascolto il suo pianto tenero ,

melanconico,

disperato

freddo,

 


LA MARCIA FOLLE

Verrà un momento

in cui ti volterai per dire: "Basta"

E il capo si piegherà sconfitto

perché vedrà nel suo cammino inutile

il punto centrale della verità

Lo vedrà smarrito nella fanciullezza,

nella gioventù consumata

o nel fondo di due occhi luminosi di pianto.

Un lampo di fede ha attraversato il tuo cammino.

Perché non l'hai afferrato?

Poi tanti sassi e pietre fredde

e la stanchezza,

la stanchezza enorme

appesantirà il tuo capo di colpa.



RAFFICHE DI METALLO

Raffiche di metallo grigio

hanno investito il tuo volto.

Noi abbiamo riso di te!

A cosa e' valsa la tua verginità

calma e tranquilla

come la pace d'un cipresso?

Anche lui serenamente t'abbandona,

toccante creatura,

dolce cancellatrice di memorie,

spiga di grano,

eternità ormai divenuta mortale.

 


RUOTA

Tranquillo

il passo militare

d'una ruota stanca,

assente,

sembra perdersi nella città'

ma sui gradini d'una chiesa

trova un prete brutto,

piccolo,

nero,

e passa avanti stridendo,

scricchiolando sull'asfalto liscio.

 


IL SOLE E LA NOTTE

E' sempre cosi' di giorno e di notte.

C’è il gallo che canta

e la stella che torna

con i suoi sogni per te

contadino del mondo

ovunque tu sia.

Con le mani affondate nelle tasche

fischietta il fanciullo

e la fanciulla lo attende alla finestra,

ma un altro è passato prima di lui,

ed è la stessa cosa.

Di giorno.

Di notte.

Il lavoro stanco,

il riposo pigro

e poi il gallo che canta

e si passa il giorno sperando

nelle stelle che verranno:

ma è una notte di novilunio

e non si vede niente

mentre un fanciullo fischietta ancora deluso

con un filo di paglia in bocca

e una lacrima

che il sole ha asciugato sul suo viso,

e poi la notte.

Ma il fanciullo è stanco

e vomita odio e dolore

al solito canto del gallo

e lascia il suo mondo

per seguire un cercatore d'oro,

ma il colore del metallo non cambia la vita

e fischietterà ancora deluso

al chiudersi d'una finestra

in un peccato d 'amore.

 


SUICIDIO

Scende senza tempo

la volontà di spegnere

con un gelido soffio

l'ultima luce,

nella penombra, già sconfitta.

Vorticoso e attento

gira un gioco d'immagini

uno scherzo di colori

nella forzosa e stanca assenza del silenzio

come paradiso terreno.

Si separano spazio e tempo

e la morte cosparge la novella serena quiete

d 'una melanconia metallica:

è l’ultimo oltraggio

e il primo richiamo obbediente.

 



L'AMANTE DELLA SCOGLIERA

La luce che poggia le sue mani

su questa scogliera umida

si bagna e ne porta i riflessi lontano.

Lontano e vicino

s'ode un oboe cantare.

E' forse il verso antico

d'un amante della scogliera

che passa le sue sere

a cantare una canzone ancora straniera.

La luce che poggiava le sue mani

su questa scogliera umida

si è bagnata di sangue

ma i riflessi vanno ancora più lontano:

è  l'amante della scogliera

che ha imparato la sua canzone mortale

per insegnarci a vivere.

 


ARLECCHINO

Un arlecchino abbandonato,

un sospiro mozzo, tagliato.

La vertigine della verità

trasfigurata da una maschera d 'arlecchino

appena avvertita

da una lacrima d'un bimbo.

 


UNA FAVOLA

Smetti di riposare ed alzati!

Di là cè uno straniero

venuto da molto lontano.

Ha detto

che devi imparare a lavorare

se vuoi vivere.

Ha detto

che devi amare la tua donna

perché l'hai scelta

tra le tante che avevi.

Ha detto anche

che è giusto che ti decida a bestemmiare

se non vuoi pregare.

E' inutile, ha detto,

che riposi nel tuo letto

se non l'hai meritato.

Può essere, afferma lo straniero,

che qualcuno venga,

ti frusti la schiena

e ti faccia scendere giù dal letto

con la forza.

Ti avverte

che sarai costretto a dormire per terra

per molto tempo.

Ma l’uomo non rispose.

Continuò a dormire,

a mangiare,

a fumare.

Allora lo straniero entrò,

gli frustò la schiena

e lo fece scendere giù dal letto

con la forza

e se ne andò

Avvenne cosi' che l’uomo

fu costretto a dormire per terra.

Ma comincio' a lavorare,

amò la sua donna,

bestemmiò quando fu necessario

e pregò anche,

ebbe il suo letto

e fu felice

 



CANARINO

Torna a comporre le tue melodie

canarino giallo

come la gelosia che incatena gli schiavi.

Torna a cantare

la tua modesta passione,

tra i fili di ferro

brillerà un raggio di sole

e gli schiavi godranno

d 'un momento di libertà.


TU ANDRAI

Tu andrai,

lo so che andrai

perchè tutti se ne vanno

ogni giorno, lontano.

Riposeranno sopra un morbido letto

dove saranno traditi ,

poi torneranno.

Anche tu tornerai,

anche tu !

 


CHI?

Chi è che conosce gli occhi

d'un uomo malato dal mondo in cui vive,

in cui sogna,

in cui pensa?

Chi è capace di scolpire con forza

senza far male

il cuore di un uomo perduto?

Una parola buona vale una vita.

Un dono vale un amore.

E chi non parla

chi non dona

non vale nemmeno una lacrima

pianta da un uomo perduto.

 


NOIA

La stanza

con i suoi colori ormai stonati

riempie di vuoto l'angolo

dove gli occhi pigri

si poggiano per trovare un motivo.

Un ricordo idiota

torna alla mente,

poi volti il capo alla finestra

e scopri il sole

che illumina il giorno

che non hai trovato.

L'orologio muto

lascia trascorrere il tempo necessario

per la lenta agonia.

 


UNA DONNA DEL POPOLO

E' una donna del popolo.

Dove va non sa,

viene dalla città nera

dei suoi incubi.

Va per non tornare più,

per restare

dove il corpo le inventerà per un attimo

la sensazione della felicità

in un atto di sospensione totale.

E' una donna del popolo

e dice buongiorno a tutti.

Si volta a destra,

si volta a sinistra

e dice buongiorno

ma nessuno risponde al suo buongiorno.

Quale strano destino ha scelto!

Dire buongiorno

sotto l'ombrello dell'indifferenza umana.

E' una donna del popolo

che va e non ritorna

mentre segue tutti i sogni

che s'involano verso le rive infinite

della sua irrealtà

L'ora è la sua pena

Il tempo il suo dramma.

La sua vita

è l'ora che passa

nel tempo che vive.

E' una donna del popolo

che non ha più la sua città,

che non ha più le sue preghiere

che non sa quando morirà,

che non sa perché

cammina ancora.

 


IL MATTINO DEI FIORI

Nell 'aria s’è fermato qualcosa di giusto.

E' dunque il mattino dei fiori?

Qualcosa che era andato

e non tornava più da tempo?

Ora e' tutto qui, fermo e preciso

come un' istantanea.

Seduto a Piazza di Spagna

un poeta canta sotto i bombardamenti.

Era il mattino dei fiori

e qualcuno raccolse un sorriso.

Inevitabilmente poi tutto s’assopì

e restò tranquillo il giorno

come lo è sempre stato. 



BAR CENTRALE

Quattro sedie,

due tavoli

e un uomo

che sta cercando la sua sedia

e il suo tavolo.

Ancora sta aspettando

un bicchiere di liquore

sul tavolo preso a caso

e attende d 'essere bevuto.

Intanto una sola gola

resta bruciata dall 'alcool

ma non è paga.

E due monete sonanti sul tavolo,

e una non vale.

E l'uomo raccoglie la sua sciarpa

caduta per terra

mentre marzo

sta giocando col vento.

 


INSONNIA

Che perda le sue gocce

il lavabo maledetto

anche se non mi fa dormire.

Proverò

fra queste calde coperte del mio letto

a sognare la siccità

quando ogni goccia sarà versata

e poi bevuta

a tempo e luogo

senza spreco.

 


FURIA UMANA

Due occhi

accesi nella notte

contro due fari spenti

d'una macchina in sosta.

Uno schianto e un rottame

di ferro e sangue.

Poi la folla addita un uomo

che non sapeva,

che non voleva,

che capiva solo altri pensieri, altri gesti.

- Assassino -

e gli cavarono gli occhi.

Poi lo lasciarono lì,

agonizzante

in una pozza di sangue e benzina.

Una macchina

era stata distrutta

e il suo profumo metallico

si spandeva nell 'aria

riempiendo di mesta malinconia

un corteo funebre.

Nulla,

niente,

nessuno

restarono accanto

ad un modesto rottame

d' ossa e sangue .

 



E SARA' TUTTO COME PRIMA

E sarà tutto come prima mia fanciulla

che desideri la tua notte d'amore.

E sarà tutto come prima

mio giovane distratto

che non le darai mai la sua notte d'amore.

E tutto sarà come prima

anche per la notte d'amore

che verrà promessa e dimenticata.

E se ne andrà ferita nei cuori feriti,

lasciando tracce di sangue,

seminando la nostra vita

di tristezza e malinconia,

coprendola d'un folto velo

freddo come il silenzio.

 


L'UOMO TRADITO

E non s'è accorto di niente.

Credeva ancora di vedere

la fiaccola brillare.

Invece era lo strano,

ineffabile scherzo di luci

delle tue mani

che come una stella

morta da tempo,

donavano luce spenta,

senza vita.

 


DICONO CHE LA SERA

Dicono che la sera

scende anche dove il cuore non palpita più,

dove il sangue perde ogni giorno

dalla pelle malata.

Dicono che la sera

fa palpitare anche i cuori

che non conoscono la strada cattiva

del loro cammino

poiché il sangue rappreso placa le ferita.

Dicono che la sera

nessuno riflette sul giorno che segue

quando tutto è svanito

dimenticato

e si torna a combattere

la nostra pazza avventura

 


VENITE , ASCOLTATE

- Venite, ascoltate

la storia d'un uomo

che ha amato il sole e la notte.

Libertà ed amore.

Amore per la libertà della terra. -

Un cieco così gridava

sotto la pioggia

tra polvere e fango,

tra bambini felici,

tra serpi di bosco.

- Venite, ascoltate

la storia d 'un uomo

che e' stato ucciso più volte

da volti di fuoco.

Che è sempre fuggito

su ponti bruciati,

caserme di ferro,

tra il sangue.

La gente ascoltava,

gettava il soldino,

passava in silenzio,

fuggiva gridando.

- Non voglio denaro,

non datemi pane,

son morto da tempo

ma la voce non stanca

continua a parlare.

Sentite?

Ascoltate anche voi il suono di tromba

che canta vittoria?

La vittoria che ha perso

ancora una volta

tra cuori di pietra,

tra vermi di prato,

tra masse di semi

malati in un campo. -

La gente ascoltava

sommersa dal piombo,

ferita nei fianchi

dall' ignavia del tempo.

- Non andate lontano,

non potete fuggire.

Siete sempre legati

con le mani in un sacco

e dovete morire

morire più volte.

Acquistate la vita,

la vita d'un cieco,

è facile, gente,

ma costa parecchio. -

Il vento ascoltava

la gente fuggiva

portando il rimpianto

il rimorso del gelo

di popoli freddi

con le mani in un sacco

ormai senza sorrisi

senza parole

per poter raccontare

la storia d'un uomo

che muore ogni giorno

tra serpi di bosco,

tra vermi di prato.

 


NATALE DI BORGATA

Un organetto di periferia

ascolta l'eco

dolce

molle

liscia

d' una avventura strana,

e sogna labbra rosse.

Frigido ,

secco,

duro

il suono metallico

d'una campana

che suona la mezzanotte.

Poi il concerto degli schiavi

liberati dalla tormenta!

 



INCOERENZA

L' incoerenza

è la piaga distruttiva

e la piega felice dell 'uomo.

La convinzione d'un pensiero

poi la convinzione d'un altro

e l'uomo muta il posto

e il verso come un'anguilla.

E' la sorpresa di scoprirsi diversi

in fondo

l'unica variante

per una vita

silenziosamente monotona.

 



QUARTA DIMENSIONE

La mente vacilla, si perde.

Risponde un amore che vorrebbe tornare.

Il cuore non conosce la via senza lampioni.

L'ora termina il tempo del solito dramma.

Per quanto? Per quanto?

Poi un secondo nuovo.

E ricomincia un'altra ora.

 



Vivere in questa terra.

Dopo

anche l'inferno

sarà un luogo di pace.

 


CIO' CHE NON HA IMPORTANZA

Ciò che non ha importanza,

ciò che sembra irriverente

ha forse l'aspetto della vita.

E' il mostrare un culo nudo

talvolta

che libera il passo

a valori più eterni

che non un gesto

un pensiero

soffocato tra le spine della morale.

 


DISTRAZIONE D ' UCCELLO

L’uccello distratto

spesso si trova nel fango

poiché s'era illuso

di vivere a mezz’aria

per sempre

con le ali aperte

verso l’ infinito.

 


MILLE CROCI

Mille croci

su di un campo di battaglia.

Mille croci uguali

e v'è poco d’intelligibile

per il profano

che è venuto a cercare

sul tuo campo.

Ogni giorno una croce

si aggiunge alle altre

e il sole non penetra

più tra quel groviglio di miserie,

e sono mille e una.

Non ci sono uccelli

che riposano sul legno marcio.

Puzza troppo l'aria

anche per l'uccello

che vola di passaggio:

e un campo triste,

desolato,

dove l'acqua imputridisce l'erba

e sono mille e tante.

Ora è divenuto grande

e troppe son le croci

ed e' pesante per la terra stessa

che a stento sopporta

e non sprofonda.

 


ESTRATTO UMANO

Su di un muro,

una macchia di sangue!

 


IMMAGINE D'UCCELLO

Un uccellino di gabbia,

uccellino morente,

senza chicco,

senz 'acqua,

nascosto.

E viene la sera.

E viene il freddo.

e viene la mano tiranna

che copre con panni ruvidi

la rugginosa sabbia

per farti vivere

ancora un giorno,

un'aurora,

un'alba galante

che si confonde

con le tue note felici

di rara malinconia.

 



FESTA

E’ festa!

Stasera è grande festa

in Piazza della Miseria alla Borgata.

Tanti uomini e tante donne

insieme

uniti e veri.

I figli malati

come i loro padri

hanno fame

ma non si mangia ancora.

Si aspetta il sagrestano.

Ma il sagrestano non c’è.

E' in chiesa a mangiarsi un'ala di pollo.

" Il sagrestano prega "

“ Brav’uomo “

Si comincia a mangiare.

Stasera è festa dunque,

ma anche altrove

si mangia,

si discute,

si discute e si beve

in modo quasi certamente diverso.

Tanti signori tante signore

con i figli puliti

puliti come i loro padri bianchi.

Probabilmente non sanno

che la festa grande

è solo alla Borgata:

i cibi nei grandi piatti

la giostra

il palo della cuccagna

il mangiafuoco.

Ora ridono tutti

e tutti s'abbracciano

mentre giunge il sagrestano

in tempo

per la sua parte di vino e pane.

Un ubriaco sorge da lontano.

Era uno di loro

ma era stato al centro di Roma

e si sentiva diverso

come una giornata felice.

“ Evviva la città,  gridò, Evviva “

Poi barcollò

appoggiandosi alla luce d’un lampione.

 


LE CANZONI DI QUALCUNO

Qualcuno si è perso

e poi non s'è ritrovato.

Si è vestito a festa come un cappone di lusso

e ha cantato canzoni , amare canzoni.

- Daniela. Daniela. Dove sei? -

Era Qualcuno

che passeggiava sul Lungotevere.

Ogni tanto si voltava indietro.

Ha incontrato un amico che gli ha parlato dell’ università,

un altro che gli ha parlato del sud,

un altro ancora

che gli ha detto che della guerra se ne infischia

ed uno sconosciuto

che gli parlava di un maggio in Francia.

Lui ha ascoltato

e ha detto che avevano tutti ragione.

Poi ha cantato canzoni, allegre canzoni.

-Daniela. Daniela. Dove sei? -

Era Qualcuno

che camminava

o più semplicemente

girava il mulino delle acque terrestri.

Ha incontrato un prete che gli ha parlato della vita,

una bambina che voleva morire ,

un poeta che non sapeva che giorno fosse

ed una sposa vestita come Daniela

che lo avvertiva della pioggia che lui non vedeva.

E Qualcuno

si è tolto il cappello

e si è messo a cantare come un pazzo,

con le lacrime sul viso

mentre l'aria nascondeva

l’enigma d’una giornata serena.

 



GIORNATA POPOLARE

Dolcezza d'un giorno di festa

per un uomo che tace un futuro,

una donna che nega l'amore

miseramente uniti

da un presente logoro e sfiancato.

Vola triste un gabbiano

- Chi domina questo giorno di festa? -

Muore una rondine madre -

- Chi domina questo giorno di festa? -

Silenzio!

La festa finita!

Tornano gli uomini e le donne

eternamente schiavi delle loro paure

a bere il vino acido della rinuncia.

Amarezza d'un giorno di festa

quando la festa è amara

ed i nostri occhi volgono al cielo

accendendo con rabbia

una stella ancora.

 


A CASA DI ANNA

Non passare di là forestiero

c’è la casa dì Anna.

La guarderai

e le vene si spezzeranno

e ogni goccia di sangue

inverdirà le foglie del suo giardino.

Più fertili diverranno i suoi seni

e più fecondo il suo amore.

Non andare a casa di Anna.

C’è la vita che vive e si contorce

tra grigie macchie di cenere.

Arriccerai il naso

e storcerai la bocca,

poi bacerai la sua terra vergine

e ascolterai la disperazione del suo canto.

E’ la tua fine

e comincerai a morire

sotto il vento tenero

della sua estate

mordente e sensibile

come un richiamo ed un insulto.

Ecco fanciullo di lacrime,

condottiero di nulla,

quella è la casa dì Anna.

Lei ti darà un'oncia di vita

e un grammo di speranza,

poi la salvezza

la scoprirai nel suo sorriso nero di morte

e respirerai il fumo dei suoi capelli

e la casa di Anna

sarà la tua reggia

e la tua tomba.

Senti anche tu

l'incredibile sussulto della terra

e quest'impossibile pioggia

di cielo e stelle

e quale miseria

segga qui

lontano dalla sua fonte?

Corri allora corri,

I 'ultimo dei giorni aspetta la sua fine.

La casa di Anna

ti apre la speranza del vuoto.

Giacerai sulle sue spine,

accarezzerai i suoi petrosi fianchi,

ti abbandonerai sulle sue labbra diacce,

canterai infine la tua morte disperata

e reciterai il tuo monologo di schiavo

strappato alla libertà dei suoi sogni.

 


SPECCHIO

Com’è fragile lo specchio dell’uomo,

basta urti un istante

contro qualcosa,

va in mille pezzi

e fa un rumore assordante,

e com’è difficile poi

ritrovare

ricollegare tutti i pezzi giusti

e ricomporli !

 



IO SONO

lo sono il canto dell 'estate

che morde la riviera,

che increspa le onde.

Sono la voce dell 'inverno che tuona

e graffia le pareti

e tinge lo spazio di sangue.

lo sono l'ultima foglia d 'un albero verde,

I'ultima nota d'una canzone felice,

l'illusione

che ciò che penso di essere

sia vero.

Sono l'immagine dell' indifferenza

che mi trafigge l'animo

sono la brace che mi consuma,

la forza bruta

il peccato

l'amore che cancella la memoria

sono la vita che ti chiama

ma che ancora non conosce confine.

 


UOMO

Uomo che guardi,

uomo,

uomo che cerchi

dov’è dunque il tuo posto?

Non certo qui,

nè là

nè dovunque tu possa trovarti

ritto sulle tue gambe

a guardare il sole.

Questo è il tuo paradiso,

te lo hanno insegnato

e tu con le mani sporche

di terra e sangue

non conosci chi ti calpesta,

chi si diverte alle tue spalle.

Uomo,

con le mani giunte

e il ventre adiposo,

una donna mi ha chiesto di te,

mi ha indicato la via della vergogna,

uomo che preghi,

e ci sono andato

mentre tu consumavi l'ultima cena

uomo che vali,

uomo che compri,

uomo,

ladro

o

santo

o San Ladro

in fondo è la tua morale.

Quanto costa la tua libertà ?

Quanto vale la tua verità?

Quanto significa la tua vita?

Oggi,

uomo che tremi,

uomo,

uomo che sudi

sudore fetido di morte

tra la cenere che spargi

sul tuo cammino servile,

uomo che piangi,

qualcuno t'ha detto d'andare

e sei andato tutto solo,

bagnato come un pulcino

in cerca d 'una chioccia

o di una puttana

ed ora ti trovi a bere

come un cornuto

uomo commovente

che non hai,

che non sai,

uomo che tremi

perché il tuo credo è la menzogna

e vivi in questa città di menzogne

in questo paese di menzogne,

in questo mondo di menzogne.

Le bandiere nemiche

s'uniscono per la stessa battaglia

e tu ti ammali di tiroide.

Povero stupido uomo

non lo sapevi?

Quanti venerdi

senza carne

hai inanellato?

Quante notti

hai tremato

perché il tuo prete

ti voleva salvare?

Uomo,

uomo anemico,

uomo che dormi,

uomo,

uomo umoristico

che vivi sulle pietre

per vivere in pace.

Non sai che la pace

e’ la fine della tua vita?

Per quanto tempo la pace

ha gonfiato il ventre del prete,

il ventre del console,

il ventre del signore delle tue terre?

Per quanto tempo sei stato frustato?

Per quanto tempo

uomo che ami,

uomo che combatti un altro uomo

senza motivo,

uomo che cerchi

uomo che lei non ama

perché non sei il suo uomo.

Le avevi detto:

- Tu mi seguirai ovunque. -

E lei ora

ridendo

con i suoi denti bianchi

che ti fanno impazzire

t’ha fatto vedere il suo corpo

e t’ha detto:

- Questo è mio e ci faccio quello che voglio -

Uomo,

uomo geloso

cose le rispondi

se non sai più uccidere

nè morire

con dignità,

uomo senza volontà

e senza senso.

 




FILTRO

Perchè quel filtro

se la sigaretta verrà

egualmente fumata

e la cenere cadrà

a coprire queste scartoffie d'ufficio,

questi archivi di storie vissute,

tutte uguali ,

tutte diverse.

Ora mute

le vedo vivere

sotto i miei occhi.

Aleggiano nell'aria

un sottile velo da sposa,

un abito talare,

una divisa:

pazienti

attendono la loro parte di cenere.

 


COMPOSIZIONE

C’è sempre una cosa

al di la' d'ogni cosa.

Ad ogni perché ne segue un altro

come ad un'ombra il suo uomo.

Al di la' di te ci sono io

e dopo di me un altro

e un altro ancora.

In progressione,

in fila indiana,

noi miseri asini

scalpitiamo irruenti.

 



PAROLE E TRISTEZZA

Ricordati sempre

di spegnere il lume da sera

e di accendere il tuo.

Se non si accende

riaccendi il lume.

Ma se si accende

resta a cantare

nel buio della tua luce.

Ricordati anche

che di notte c'è sempre qualcuno

che gira

che non sa dove andare

come un'anima in pena,

come la tua talvolta ha girato,

come la mia.

Ricordati anche

che se hai visto qualcuno sbagliare

e perché tu hai sbagliato

prima di lui

e allora morditi il fegato

nulla è più grave,

qualcuno ha sbagliato!

E ricordati di me

che ti ho parlato così

in un giorno d'amore

mentre tu mi narravi

stupide storie

ed io ti parlavo

mentre solo il vento ascoltava

le mie parole straniere.

 


FANCIULLEZZA

Teneramente per mano

due fanciulli guardano un palloncino rosa salire al cielo,

e se ne vanno felici

teneramente per mano.

Fanciullezza

pensiero che non va

oltre la morte

beatamente serena

d 'un sogno che vive

sino a che trasfigurati nel tempo

corpo ed anima

troveranno nel cielo

l'eco d'un dolore mai sofferto,

l'eco di qualcosa

che è scoppiato,

il doppio volto d'una moneta

che suona profondamente di falso.

 


DANZA PROIBITA

Ti muovi

davanti a questo tempio

raccogliendo tutto il desiderio

che sale ai tuoi fianchi

e scioglie le tue montagne

e t'abbandoni alla terra

che t'ha offerto la vita.

Sposti i tuoi lineamenti

e gli i occhi smarriscono

tutto il tempo necessario

per fermare un secondo

della tua immagine,

un istante del tuo corpo

sinuoso e vibrante

sensibile e beffardo

e t'agiti al cielo e al vento

danzando paurosamente

nella mia mente.

Salgo fino a te

raggiungo il tuo corpo

e questa danza ora diventa me

e tu non sei

che la mia anima

e i tuoi sensi

la mia vertigine

e nelle tue labbra

la mia volontà di vivere.

 



MONICA

Monica,

quanta pioggia in questa terra!

Quanto latte sgorgato

da mammelle insane

sta inondando queste case,

queste vie

purificate dal pianto

talvolta,

od uccise e nascoste

dietro l'angolo,

dietro ogni angolo

quando ci nascondiamo

per non essere visti.

Monica

non sciupare il mistero

di questo giorno semplice

raccolto tra i rifiuti

calpestato da tutti.

Noi siamo al di là

di ciò che è vero

e l'alba infuocata

respinge il giorno

amando la notte.

Monica

t'ho stretta tra le braccia

mentre sulla nostra strada

si fermava un tramonto

acceso di fuoco

e tremanti

ci siamo chiamati per nome

ubriacandoci

nel vigneto dell'incoscienza:

già avevamo abbandonato

queste scarpe

che ci coprivano i piedi

e provammo

i sassi e le pietre.

Poi siamo andati

e siamo ritornati

ma non ci siamo più ritrovati

e quel vino

che ci aveva dato l'ebbrezza

ora acido è nella mia coppa.

Quanto amaro

in questa coppa che bevo,

Monica.

Coppa amara

come l'assenzio,

dolce e spietata

come il sangue,

vergine e sacra

come l'educazione dei sentimenti.

Monica dove sei?

Io canto la tua canzone

di giorno,

di notte,

volando da una stagione all'altra,

fermandomi a riposare

su di un attimo di primavera

respirando

il mio sapore d'aprile dolciastro.

Ma non una colomba

nè un ramoscello d’ulivo

su questo orizzonte

spietato e assurdo

come le voci della politica,

come i falsi religiosi,

gli amanti idioti,

gli amici infedeli

e come te,

Monica,

che sei andata via così

senza dirmi niente,

portandomi via

la forza necessaria

perché io m'imponga

in questo mondo.

Monica

quanto amore ho dato a te

e a tutti coloro che erano come te,

che sono come te.

Quanto amore rovinato

nell'abisso dell'indifferenza

e quanto indifferente

io stesso sia diventato

tra ululati di fame

in mezzo alle cagne rabbiose

dell' ipocrisia.

In questa completa disfatta terrestre

non v’è tomba che riposi in pace,

non v’è uccello che non pieghi l'ala

e non precipiti fra le mie mani,

non v'è canto

di cui non ne ascolti la voce.

Ma poi non mi ergo,

non mi volto

e la voce resta fredda

come un canto desertico,

resta spenta

come un richiamo sordo

priva di significato e di pietà

Perché questo, Monica?

Quanto t'ho cercata

fiammella di forza e di coraggio,

goccia di vino.

Se solamente ti bastasse

sfiorarmi le membra stanche,

abbandoneresti senza pensarci

il tuo letto di pietre

e verresti a vivere

a morire con me

senza nasconderti

dietro gli angoli.

Stanco

confuso

assente

ricordo le volte

che ci siamo abbandonati per strada,

le volte che abbiamo letto

e capito le stelle,

quell'erba

che ha raccolto i nostri corpi,

quelle sigarette acri

che ci hanno reso mediocri,

quel vento

che ci ha benedetto e trasformato.

Fu allora

che divenimmo simboli

in uno stupido momento raccolti

e ti gettasti tra le mie braccia

allargando a me

tutto il tuo confine di sincerità.

Bruciammo i nostri corpi

con il fuoco delle labbra

e in un abbraccio violento

m'hai detto:

- Monica non dormirà più il sonno degli schiavi -

Monica,

ora giaci nel letto

che non avrò mai.

Tu mio simbolo terrestre

che non hai compreso

hai cambiato il volto

a queste pietre,

mio ultimo istante d' ingenuità.

 


FINE


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