Le Poesie di:
MARINA TOROSSI TEVINI
Tratte Da "DONNE SENZA VOLTO"
Tratte Da "UNICORNO"
Chiatte | Sera | Voglio la luna | I Fiori blu |
Spogliamo gli ignudi | La vita | Notte | Sereno |
Cittavecchia | Il baro | Il lupo della steppa | Giochiamo a scacchi? |
Solitudine
In
un limpido cristallo
Ti
specchiavi sorridendo
Terra
sola
Terra
quieta
D'eterne
notti
Terra
della tua pena
L'amore
L'uomo
goffo e selvaggio
È
solo un'onda impazzita
Ma
lei farfalla di vetro
Volteggia
tra i coriandoli
Verde
ramo libero.
Nell'iride
L'onda
del mare.
Mondo
acquatico,
Tra
alghe fluttuanti
E
pesci trasparenti
Selvaggia,
come un dio pagano
Come
la dolce alunna
Di
un lontano paradiso
Un
orizzonte di nubi impossibili
Una
breve brezza tra i rami
Malinconica
In
questa civiltà di rinuncia
Tenere
tremavano le erbe
Pregne
dell'odore del cielo.
Parole,
Confidenze
nella conchiglia
Di
una roccia
Ma
le nostre mani
Erano
vento
E
l'ombra s'addensava negli occhi
Dopo
aver sciolto queste verità
Mi
umilia
L'indifferenza
Solo,
nella notte,
Supino
Lasci
che la pioggia lavi
Quell'immagine
di me
Che
non accetti
E
allora, con rabbia,
Ho
sbattuto la porta
Che
volevo dischiudere
Per
lasciarti spiare
Tra
le pieghe dell'animo
L'assoluto
Mi
ha perduto
Altre
volte
Ma
stanotte
Voglio
danzare per te
E
fremere
Dei
tuoi occhi inebriati
E
ridere nel vederti guarito
Dal
timore di perdermi
Mentre
io tra le dita
Ti
sfuggirò
Sola
Senza
incontrarci
Sott'acqua
ridono parole:
fango
d'occasioni perdute
Chi
ci ripresterà quei momenti?
Suona
lontano l'eco del passato
Un'altra
notte è fuggita
Senza
voce
Una
nebbia bianca
Sale
dalla strada
Come
da un inferno lontano
Scivoliamo
veloci
Nel
buio
Nell'oscurità
Velata
di ragnatele
Luccicanti
Il
mare canta
Il
silenzio più dolce
Dell'universo
E
noi
Sull'acqua
Alziamo
ridendo
Pergolati
di conchiglie
Raccogliamo
le reti
Dei
pescatori
Fuggiti
Ti
amo
Come
i petali
Danzano
nel vento
Come
le rocce
Si
scaldano nel sole
Come
la spiaggia
si
bagna nel riflusso del mare
L'onda
che ritorna
Alle
profondità degli abissi
Non
ha nome
Trieste
Trieste
Terra
d'acqua e di roccia
Ci
doni
(ed
è un miracolo sempre)
queste
lunghe serate
tra
i grilli
E
la città si allontana
Con
il suo grigio
Di
morte
Sì,
amo l'avventura
L'eco
folle dei monti
Due
occhi
Che
mi guardino
Nell'anima
Non
credo ai videogames rumorosi
Alle
stupidità televisive
All'amore
dopo cena
Alle
spiagge piene di gridi
Ai
facili valori della vita
Al
peeling per mostrar vent'anni
Non
credo
Ai
sorrisi perché poi scopiamo
Ai
necessari convenevoli
Alle
parole di chi crede
Alle
magnifiche sorti e progressive
E
neanche (ormai) alle parole
Di
chi fugge
Da
questa assurda nostra società
Mi
intenerisce una piccola conchiglia
Il
silenzio dei monti
Il
vento tra i capelli
Ho
fame di cose cristalline
Scortecciando
L'assurdo
della vita
Vorremmo
Ritrovare
ciò che vale
Non
credo
Nella
facile felicità
Raggiunta
per sorte
O
per denaro
Nell'insieme
non credo
Alla
felicità
Ma
in ogni momento
Mi
ritrovo consapevole
Di
fare qualcosa
Per
quella che è sola
La
meta
Dell'uomo
infelice:
la
serena consapevolezza
il
capire e il capirsi
il
sorriso che nasce
dall'aver
superato
le
illusioni e le delusioni
da
tempo
dal non avere più desideri
E
ci arrabbiamo per nulla
Perché
all'uomo comunque
Non
è concesso
Che
il suo frammento di gioia
Più
in lui non cape
Seppure
avesse davanti
Tutti
i beni del mondo
E'
in fondo giustizia
Anche questa
Aspettavo
di trovare
Con
gli anni
Un
senso probabile
Del
non senso di vivere
Frugando
tra le rabbie e le noie
Frugando
tra la vita
E
la mia sempre troppo pallida
Idea
della vita
Ma
forse saggezza
È
questa indifferenza serena
Che
mi fa sorridere e amare
Sfiduciata
eppure tranquilla
Indifferente
eppure curiosa
Scettica
eppure cordiale
Per
prendere tra le dita
Quel
poco infinito
Che
questa follia ci può dare
Spiragli
La
ricerca placata
La
parola raggiunta
Talvolta
corteggiata per anni
Talvolta
sgorgata all'improvviso
E
poi fissata per sempre
E
i moti dell'animo
Attinti
fino in fondo
Le
facili certezze scortecciate
L'anima
nuda
Senza
mistificazioni
Nulla
mi ha dato
Un'ebbrezza
più grande
Il
sapore dell'eterno
Il
senso dell'immutabile
Chiatte
Osservavo
sul fiume
il
passar delle chiatte
fluir
lento
trasporto
antico
in
un mondo
d'uccelli
e
d'acque
senza
tempo
Come
Siddharta
nell'acqua
vedevo
il
passato coesistere
al
presente,
attimo
dilatato
stupor
muto
pace
infinita
sopra
la mia pelle
Voci,
richiami
e
volti della vita
allegri,
quotidiani
senza
scampo.
Il
banale d'ogni giorno
mi
riprende
inesorabile
E
io ad inseguire sempre
un
tempo mio
Sera
E
mentre andavamo dietro
ai
quotidiani compiti
e
doveri
il
tempo non smetteva
di
fuggire
Giorni
perduti
dormono
inesplosi
nell'animo
sempre
(ahimè) troppo prudente
e
la vita
invissuta
mi
fa male
Leggera
e varia
volteggio
libera
nel
sogno
ed
è una e sono
mille
vite
Questi
giorni,
e
io così coerente
e
preveduta,
non
mi bastano
Una
vita soltanto
è poca cosa
Non
sono mai stata
nè
giovane nè vecchia
ma
è come se vivessi
la
mia vita
sognando
entrambe
queste età
Non
sono mai stata
nè
giovane nè vecchia
ma
è come se sognassi
la
mia vita
vivendo
entrambe
queste età
Spogliamo
gli ignudi
Se
guardi in te
scomposta,
confusa
poco
coerente
forse
vedrai
una
verità più vera
Tu
sorridi
mi
guardi stupito
Non
la conosci
Non sai cosa rispondere
La
vita
E
li vedevo
i
burattini tristi
stritolavano
compunti
le
parole
Sull'anima
sentivo
i
duri chiodi
Vedevo
nello specchio
di
altri occhi
immagini
di me
arbitri
assurdi
vedevo
le parole
deformarsi
creare
realtà
senza
costrutto
Sentivo
questa violenza
sulla
pelle
dell'anima
sempre
un po'
troppo
ammaccata
e
mentre gli altri
credevano
di capire
per
gioco
mi
inventai
qualche
inganno
nuove
piste
per
i cercatori pazzi
qualche
idea
mai
pensata
accattivante
Sulla
menzogna
cordiale
si
ricreò l'accordo
ci
incontrammo
nella
sfera presuntuosa
di
un'epidermica
e
banale comprensione
E
sia
Accettiamo
anche questo
Tanto
non potremmo cambiare
questa
vita
Ridiamo
e
raccontiamo
qualche
inganno
per
giocare con gli altri
se
si deve
Notte
Al
diavolo
le
piccole banalità quotidiane
gli
impegni gli
sbagli
al
diavolo
la
retorica della vita
l'impegno
affettato
la
demagogia, le
pose paganti
d'altruismo
finto
Voglio
chiudere gli occhi
e
godere questo silenzio
Dimenticare
le parole
ben
vestite
gli
ammiccamenti
le
abilità meschine
e
ottuse
d'ogni
giorno
Voglio
godere
questo
momento dilatato
il
silenzio compiuto
le
vere frequenze
senza
inganni
Libera
infine nuoterò
tra
gli anfratti di questa notte
Sereno
Non
tentarmi
Quest'imbrunire
è
dolce
incespicare
in
questo poco
di
sereno
e
il cuore
che
non batte
per
timore
di
cominciare
a
batter troppo forte
Cittavecchia
che
salgono
come
in anni lontani
soffia
il vento
e
io con lui veloce
ripercorro
un passato lontano
Tra
passanti frettolosi
-scende
la sera-
qualche
turbamento
e
qualche sbaglio
riemergo
abbacinata
all'io
di
oggi
Il
baro
Oh
ritrovare ancora
l'innocenza
negli
occhi un tempo
cristallini
che
poi (imprudenti!)
scoprimmo
in
una mossa azzardata
di
baro
Oh
non aver visto
nè
capito...
Il
lupo della steppa
(Storia di un
brav'uomo che leggeva
E
andare la notte
nel
bosco
su
orme fresche di preda
e
correre nel vento
da
solo
quando
si leva la luna
e
nel silenzio sentire
che
tutto l'universo
è
per me
Invece
mi vesto ogni giorno
jaens
di marca
qualche
capo firmato
e
premo il mio muso di lupo
in
sorrisi gentili
e
parole
Ogni
giorno nella mia gabbia
corretto
pulito
puntuale
Lontano
da ogni assoluto
Coccolato
buon
cane di casa
ricevo
ogni giorno scodelle
che
mi rendono sazio di cibo
un
po' ebete e
pigro
L'assoluto
della
gioventù
l'assoluto
è
ormai un universo lontano
Per
me ormai traballante
sulle
gambe
infiacchite
dalle
notti trascorse al tepore
impossibile
sogno
E
mi accontento del grigio
il
bianco mi farebbe impazzire
e
mi accontento del pane
il
sangue mi farebbe impazzire
e
mi accontento di stare
sul
tappeto
vicino
al camino
Questa
notte però
-qualcuno
ha aperto il balcone-
mi
sono fissato su al cielo
ho
visto libere stelle
e
piste infinite
nel
vento
Mi
sono lasciato cullare
per
un po'
dalla
voglia d'andare
mi
vedevo nel bosco da solo
mi
sentivo libero e forte
Poi
ho sospirato nel vento
un
guaito lungo
potente
I
bambini di casa
aggrappati
alla coda
mi
fanno impazzire
E'
strano
Ho morso qualcuno
Giochiamo
a scacchi?
All'ombra
di
queste onde irate
ritorni
a rinfrescarti
sulla
riva
Ecco
le tue carte
non
barare!
(Ma
mi dicono
che
in amore
è
inevitabile)
La
fiamma della candela
s'affievolisce
ma
ancora luccica
uno
spicchio di luna
intermittente
Tralci
di vite
circondano
i nostri corpi
pagani
-Giochiamo
a scacchi?-
Veramente
io volevo
che
germogliasse il gelo
che
il mare
desse
frutti
dolci
e freschi
che
i tuoi occhi superassero
monili
e inganni...
Non
giocheremo a scacchi
Da
amici
passeggeremo
lungo il fiume
Le
finestre
il
soffitto a lacunari
l'orologio
Aria
di chiuso
Riconosci
la luce?
Gli
arbusti si innalzano nel cielo
carezzano
con mani audaci il
sole
hanno
sfondato la
porta
di
questa stanza chiusa
Non
siamo nella terra desolata!
Non
più abili giochi di parole
barocco
compiaciuto
senza
Ah
Eliot Eliot
perdona
qualche fantasia
arrischiata
qualche
utopia
di
donna
per
vestire di
prati
la
terra desolata
del
ventesimo secolo
E
percorrere nel vento nuove piste
dentro
il cuore del mondo...
-Giochiamo
a scacchi?-
No,stassera
passeggeremo
lungo
il fiume da
buoni amici
vecchi
buoni amici
e
poi domani
forse
esisteremo
Domani
i
cadaveri cominceranno a germogliare
fiorirà
il gelo
non
avremo unghie per graffiare
domani
forse
l'amore
sarà fatto
ad
altri patti
da L'unicorno Campanotto editore (1997 pagg 106)