Le Poesie di:


Volume 2

Se sentissi... 

Mi sovviene

Percorsi divergenti

Guardavo la natura...
La metropoli Scrivo Nessuno vuole Canto
Click Frenesia Raccolta differenziata Indomita rabbia
Tristezza Tra un semaforo e l'altro La mia città fNel tempo
La via del ritorno Vorrei Mi manca qualcosa Non ho una casa
Pensiamo di vivere La poesia La distanza Nulla cambia
Domani...

Se sentissi...

Se sentissi il tuo profumo

Come leggera brezza marina

Un alito di candore terrebbe

Il fiato sospeso nell’eterno gioco

Di pelli che si cercano

Si annusano tra virgole di angoli

Prima che il cerchio si chiuda

E poter di nuovo respirare

 



Mi sovviene

Mi sovviene il ricordo del tutto

Il bisbiglio di una sua parte

L’altra ( sopita ) afferra qualche voce

Cercando di ricostruire il nesso

Combatte l’idea – Dea confusa –

Evoca il dilemma delle parti

Chi vince (Nessuno)  avrà la soluzione

Chi perde riposerà nell’ignorante quiete


Percorsi divergenti

Percorsi divergenti

Vedo L’Io confuso

Ripasso il giorno dopo

        -  Mi dico -

Scelgo un’altra strada

Mi oltrepasso dall’altro lato

Le solite vetrine

Per comprare la mia inutilità




Guardavo la natura...

Guardavo la Natura...l’altro giorno

Spontanea e giocosa mi sorrideva

Autentica nel mescolare le forze

Passione in un’onda – mi batteva il petto –

Il vento della sera si posava sul viso

Immaginavo l’amore di una donna

Il suo ardore che si smorza come il mare all’alba

I sentimenti come sassolini alla deriva

-         Scelgono altre rive –




La metropoli

La metropoli tace

Silenziosa riposa dai rumori

Molesti dei suoi abitanti

Ora può godersi il passeggio

Di quattro vecchi che di

Panchina in panchina parlano

Del proprio abbandono

Un cane ringhia e una

Prostituta aspetta chi è rimasto...




Scrivo

Scrivo per ciò che vedo

Scrivo quello che sento

Annuso tra pozzanghere di mille colori

Il tiepido motivo dell’esistere

Assaporo l’acqua piovana

Abbeveratoio per visi sporchi

Levati in alto come ultima domanda

Di sentirsi una lacrima per un istante scendere...




Nessuno vuole

Certo è che nessuno vuole

Sparirsi dietro l’angolo

Troppa importanza gli concede

Il poco tempo rimasto a

Specchiarsi con un vetro

Riflesso da pensieri

Onnipotenti di spolia

-         vacuità –





Canto

Canto la voce di chicchessia

Misera ugola tormenta il mistero

Che gli fa sapere di chiedere

Un obolo da versare per

Ventriloqui saccenti

L’origine non nasce qui

Lontano l’ode dello strumento

Osanna il vero Dio




Click

Quando scatta quel click

La persona che ti era più cara

Improvvisamente dilegua

Si confonde con la normalità

E svanisce nel nulla di tutte le cose

Saluti il tuo vicino di porta

E inizia un nuovo giorno...



Frenesia


Nella frenesia del mio ritmo

Mi attardo in pause di pensieri

Ottave di molecole  concludono

La misura pronta a ripartire

Per successivi quarti accelerano

Sperando in un inciso diverso

Nuovo spartito a due quarti

Per rileggerci nell’oblio

-                     Di quel leggio –




Raccolta differenziata

Raccolta differenziata di

Oggetti sul comodino del

Mio letto un ritratto di

Lei che mi abbraccia e

Sorride con lo sfondo

Del mare placido prima

Che l’avventura finisse

Su zattera di sughero che sa di-vino




Indomita rabbia

Indomita rabbia mi prendi

Alle spalle debole pendio

Franoso terreno tra meandri

Di perchè (che) mi inseguono

Ti scrollo come salvadanaio

Otturato lavandino mi rimandi

Acqua bollicine un pò folli

Folletti calpestano il mio rio




Tristezza

La tristezza mi scuote e vorrei

Poterla allontanare dalle emozioni

Che sentono il dolore di un vissuto

Sempre troppo vissuto tormento di

Un uomo che non può decidere mai

Di scegliere le ragioni della ragione

Solo nella decisione di impazzire

Quando qualcun altro gioisce




Tra un semaforo e l'altro

E’ così bello buttare giù due righe

Tra un semaforo e l’altro furtiva

La parola prende corpo sino al

Semaforo successivo in cui si

Completa nel discorso che non

Ho in mente ma che sta in piedi

Barcollando visione di me ubriaco

Fradicio nell’incompiutezza della parte




La mia città

Penso sempre alla mia città

Attraversata da folli automobiline

Condotte da corpi ciechi e mutilati

Da cubetti di porfido schizzati via

Cimiteri lapidati in foreste senza alberi

Quartieri che più non respirano

Desolazione di incendi boschivi

Penso sempre alla mia città

E il degrado attanaglia lo stomaco

Prima di vomitare nuove parole




Nel tempo

Nel tempo ci tuffiamo inesperti

Le prime bracciate e il fiato annaspa

La mia nevrosi rincorre un fantasma

Che nuota in piscina uno stile libero

Perfetta armonia di controsensi che

Una luce riflessa rimanda a mente

Debole sfaccettatura di volto

Me volto a ridosso di luce stanca




La via del ritorno

Cerco di scoprirmi a poco a poco

Ho già freddo e l’epidermide

Reclama quel calore che lasciato

Da qualche parte non ritrova

La via del ritorno per via dei

Lavori in corso – un perenne

Cantiere in costruzione – senza

Decorrenza dei termini...




Vorrei

Vorrei poter amare la tua

Immagine che non vuole

Essere amata perchè la

Paura di avere spaventa

La dolorosa perdita di

Cio che è stato e non

Anela ribussare la stessa

porta -            



Mi manca qualcosa

Sento che mi manca qualcosa

Per afferrare il ritmo della vita

Il suo incedere sovrano gioca

Con l’eterno dubbio di dover

Aspettare la condanna per la

Colpa – non mia – di essere

Mortale e imperfetto che la

Natura immorale non abbisogna




Non ho una casa

Non ho una casa

Vuota attende una coinquilina

Ma devo prima presentarmi

Dirle chi sono e che non pretendo

L’affitto della parte del letto

Il sesso di una sconosciuta

Un asciugamano condiviso del dopo

Vorrei che mi accompagnasse nel

-         Gran finale –




Pensiamo di vivere


Pensiamo di vivere

Ma come puoi vivere se accetti?

La vita (coniglio) ti viene imposta!

Se accetti non soffri

Mandi giù qualche boccone amaro

Annichilito dal sollievo della TV

Apri la finestra e una zanzariera

Ti riporta in gabbia




La poesia

La poesia un bisogno di ossigeno

Come il jazz liberare la mente in

Improvvisazione di acuti (un grido)

Disperati ricordiamo le fiabe che

Bambini non consapevoli

Ascoltavamo da tenere labbre

Ora semichiuse dal lento incedere

Di passi incerti e sbandati




La distanza

La distanza tra me e me

Univoca coincidenza

Di dicotomica ragione-follia

Unico rimedio per sorseggiare

L’amara medicina  per la mente

Vacilla e non so quanto

Potrò tenere a freno

Una delle due ragioni...




Nulla cambia

Dico che nulla cambia

Sempre quel grigiore

Del pallore dei nostri volti

Il fondotinta s’intona con la pelle

Sino al calar della tapparella

Allora uno specchio ci guarda

Severo prova vergogna per quel

Viso nascosto come il nostro corpo




Domani...

Domani sarò come oggi

Dopodomani mi prenderà

La voglia di scherzare con

Il passato in questo gioco

Di stagioni che non mutano

Nel reclinare il capo da una parte

Guarderò il sonno che mi stringe

A sè e mi conduce nel suo tempo

Da cui imparerò a vedere la mia

Pellicola a ritroso e la forbice taglierà

Il non ricordo delle cose morte e un ago

Ricucirà l’unico fotogramma  vivo

Nel prenatale limbo di un cordone

Che mi lega all’origine celata



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