LIGNANO PINETA

La notte è silenziosa Le lucciole nella pineta Sinfonia notturna Il numero delle stelle Le tempeste notturne
L'isola verde Il cru cru della tortora La mimosa già desta Settembre a pineta Il gioco del mare
Scintillio nell'acqua La conchiglia L'ostrica Lambita dal nostro mare I pescatori della laguna


 

LA NOTTE E’ SILENZIOSA

 

La notte è silenziosa,

ma tra i pini e le pioppe

ferve un fruscio

che assorda l’aria e fugge

dal verde incantato della pineta.

 

Il vento leviga l’arena

e le transenne battono

un ritmo folle.

Le luci si schiantano

contro il frastuono del mare.

 

Il nostro respiro riempie

le distanze, il tempo.

La gioia è fresca come l’acqua

che nello sciacquio si rinnova

e ripete il suo canto.


 

LE LUCCIOLE NELLA PINETA

 

Le lucciole nella pineta

sono vestite

di luce e di blu.

Sono dieci, sono cento,

tutte vestite

di luce, di blu.

Lampioncini volanti

accendono e spengono

luce e colore.

Sono venute dai prati

di notti stellate.

Nel buio tra gli alberi

sono una festa

di luce e di blu.


 

SINFONIA NOTTURNA

 

Il mare culla la terra

sospesa sul perno rotante.

Noi due su questo pianeta

illuminati dalla luce lunare,

vaghiamo come stelle

il mare dello spazio,

ascoltiamo l’ordine delle cose,

il loro linguaggio notturno.

Il mare accorda sciacquii

sulla piana solitudine

di profondi abissi.

Non siamo soli,

viene il suono di un frusciare,

che ci trascina

in questa sinfonia notturna.

Cerchiamo violini tra i pini,

il tamburo è la terra

sui nostri passi,

gli archi sono sulla riva,

stelle volteggiano nel cielo,

la luna segue con i riflettori

noi due, gli spettatori.


 

IL NUMERO DELLE STELLE

 

Se appoggio la testa

sul tuo petto

scopro il numero delle stelle,

le distanze anni luce,

il fragore delle meteore,

l’incanto dei cieli aperti.

Le ore sono minuti.

Mentre vivo del tuo respiro

ho nella mente i miei giorni

come la quercia

le foglie contate

dallo stormire del vento,

i limiti si aprono

per racchiudere il tutto.


 

LE TEMPESTE NOTTURNE

 

Le tempeste notturne

donano al mattino la quiete

in spazi di luce sul mare,

la brezza che spiega bandiere

sopra le rotonde.

Lucenti gocce che stillano

dagli aghi dei pini

e cortecce che trasudano vapori.

Le erbe intrecciano senza posa

voglie terrene.

Le mie api cercano i tuoi fiori.


 

L’ISOLA VERDE

 

Il giorno ha suoni portati dal vento

con la freschezza del mattino.

Cerco un riparo ai minuti, alle ore.

Vorrei riposare

nell’isola verde dei tuoi occhi.

La pineta freme nel donarsi

al gioco dell’aria.


 
IL CRU CRU DELLA TORTORA

 

Nel verde tra gli alberi

ritrovo come le tortore

il nido di una stagione.

Svernano, ma a primavera

tornano su queste punte tenere.

 

Il cru cru della tortora

oggi è il mio lamento.

La pigna cade secca.

Arride la rosa

nel sangue dei petali

mentre la tortora prega,

canta, lamenta.

Il ramarro quatto, quatto

respira l’ombra d’un trifoglio.

Il silenzio qui è più alto

dei rumori della strada.


 

LA MIMOSA GIA’ DESTA

 

Nel coro dei passeri

insiste un fringuello

nel limare col canto,

lima come legnaiolo

al tronco centenario,

taglia il placido volo

delle colombe,

scrolla di scintille

la mimosa già desta.

Queste cose mettono l’ali

e se ne vanno non so dove.


 

SETTEMBRE A PINETA

 

Dorato sei ancora

e di foglie foglioso,

col battere d’ali

di tortore amiche

fra le punte dei pini,

tenere d’aghi luminosi.

Le aspidi crepolano

col diramar fra le spine

di more che nereggiano

all’ombra dei cespugli

con le bacche settembrine.

Di colori s’intricano

i rampicanti

tra le acacie.

Voglioso sei col riposar

d’arie quiete

sull’erbe copiose di semenze

in ciuffi dilungate

tra le eriche stoppose.

Nel miele già arso

si cullano i fiori piumati,

col respirar d’ali sontuose

e il punzecchiar

di vespe che imperano

nel ronzio,

che addormenta il giorno

sotto l’ali pietose

delle tortore amiche.


 

IL GIOCO DEL MARE

 

Il mare di settembre

è incantato, gioioso e terso.

I bambini frenano aquiloni

che salpano il mare,

costruiscono castelli di sabbia,

incantati convegni di tartarughe

e sirene in vasche d’acqua salata.

Il gioco del mare

nell’estremo lambire

è un riflesso di luce

che arde e si trasforma

con l’onda che viene

e quella che va.


 

SCINTILLIO NELL’ACQUA

 

Soffusi cielo e mare.

Scintillii di meduse,

sospesi

nell’acqua ondulata.

Ombre tremolanti

di alti palazzi

che evaporano.

Rombare

di motori lontani

col vociare

sotto gli ombrelloni

e lungo la riva.

Ti inseguo

o sole dorato

che fuggi nell’acqua

mentre fai gli arabeschi.


 

LA CONCHIGLIA

 

La conchiglia

ha suoni e venti

nascosti

nelle pieghe del tempo.

Suoni incompiuti

spazi profondi

parole lievi.

 

Il velo è teso

su trasparenze

di cose e profili.

Al di là

l’orecchio cerca

e non trova.

 

Il canto verrà.


 

L’OSTRICA

 

Come un’ostrica

in fondo al mare

si apre e gorgoglia

solo quando ha fame

e poi si richiude

in sé ben nutrita,

sono un’egoista.


LAMBITA DAL NOSTRO MARE

 

Spirando il libeccio

pel cielo lanoso

porta all’occhio

assolata la Dalmazia

del nostro sole,

lambita dal nostro mare.

Ora dov’è il confine

segnano di notte

i pescatori con le lampare.


 

I PESCATORI DELLA LAGUNA

 

Le ombre della sera

vagano nel porto

Cavalli pronti

al richiamo della corsa

sono i pescherecci

attenti al vento

che vibra le corde d’acciaio.

Non si parte! E’ tempo di bora.

Il vento spazza il mare,

scompone e ricompone

masse d’acqua,

danza, impazzisce,

sibila e vola

finché arriva tra le barche in porto.

Qui il grido

si tramuta in canto,

il vento suona con dita invisibili

in una melodia di arpe

il linguaggio dell’avventura,

per richiamare i pescatori

per i campi aperti del mare

e la donna cercherà di ancorare

i fili di luce delle lampare,

sentirà pulsare i motori,

scoprirà la gioia del ritorno

nell’allegria del porto

e il suo uomo forte

più della lontananza e del mare.


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