RUBAMMO MORE ROSSE E BLU

 

 

 

 

Rubammo more rosse e blu

dai pensili muri quel novembre

di sotterfugi e lapidari guizzi

tra gelosie di scaduti amori.

Né mai parlammo ad alcuno

delle lische di canapa al petto

e delle nudità che dicemmo

in silenzio attrarci, solo le more

ne seppero palpare gli aliti.

Eravamo più indizi che fonte

di succulenti segreti, le labbra,

taciuti gli usufrutti, svelarono

gli arditi imbratti alle genti

di frutti mangiati con le mani.

Francesco Papacicco  


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