PERMESSO DI SOGGIORNO

 

 

Rosso…  una pausa. L’omino rosso è fermo.

Sul viale un via vai di traffico a doppio senso.

Chi va e chi viene

a seconda di come ti metti a guardare.

Qualcuno si lancia nello slalom tra le macchine

e viene dribblato con tanto di clacson da quelli in auto

che già tra di loro fanno fatica a sopportarsi

con ticchettio da giorno di ordinaria follia sul proprio volante.

Chi ce la farà a passare, rischiando così,

arriverà comunque prima di me.

Vorrei prendere di traverso anch’io questo movimento

ma per evitare incidenti

è meglio usare le apposite strisce che in pochi rispettiamo.

L’omino verde sembra slanciato.

Verde finalmente e forse è peggio così

tra quelli che passano col rosso, col verde

oppure s’inventano un colore qualsiasi per passare.

Insomma un giallo.

M’avvio verso l’agenzia di viaggi con l’insegna bianca e blu

come quelle delle biglietterie nei porti di crociera.

Bianca la parte sopra della parte sopra e

blu la parte sotto della parte sotto.

 

Socchiudo gli occhi per troppo abbaglio

e rivedo gli orizzonti nivei

di quella gita scolastica nell’URSS.

Sconfinano nel cielo.

Con il naso spiaccicato

contro il vetro di un pullman claustrale

non sento i rumori di quello che vedo.

Solo la voce prefabbricata della maestra  guida,

colonna sonora per quel film

cupo e muto e dissonante.

Sconfiniamo per la prima volta e per me

è tutto uguale.

Non riesco proprio a vedere

le gloriose conquiste della classe operaia.

Le distese di neve si confondono con il cielo ma

senza  alberi non c’è alcun orizzonte.

 

Bianca e blu l’insegna sopra la mia testa e furtivamente

mi assicuro  di aver portato con me tutto:

foto, fotocopie, passaporto,

portafoglio – questo sì – e vari nulla osta. Magari.

Motivo del viaggio? Esilio intellettuale risponderei

ma chiederebbero anche la perizia psichiatrica.

Studi? Farei ridere anche i polli con le entrate del papà.

Ecco il suo biglietto! mi dice il commesso con aria trionfante.

Benvenuto in Italia e buona permanenza!

Eh, sì, qui danno molti fogli di via

ed io esco dall’agenzia di viaggi con un

biglietto per restare.

 

Milano, 1994

Mihai Mircea Butcovan  


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