sono
Remil e leggendo qualcuna delle lettereche t'inviano ho sentito la spinta per raccontartiuna mia amara quanto educativa esperienza di vitavissuta pochi mesi fa.
Prima
di tutto vorrei parlarti di Cristina, una ragazzasorridente come la primavera quando nell'ariail profumo dei fiori si fa piu' intenso.
Ancora
studente alla facolta' di lettere e filosofia,con scarso successo in verita' e soprattutto poca vogliadi studiare, tentavo di guadagnare qualche soldinofacendo un po' di tutto anche la claque alla Rai.
La'
conobbi questa ragazza cosi' prorompente quanto discretanelle sue emozioni ed anche testarda e dolce allo stesso tempocome una castagna di bosco quando per gustarne il saporeoccorre una buona dose di pazienza per aprirla.
E'
facile innamorarsi quando si e' molto giovanie presto ci trovammo a correre insieme per le stradedi una Roma meravigliosa negli anni '70 ( oggi per motivi
politici molto meno)ed i momenti di tenerezza trovavano la loro vita nellastupenda cornice di Piazza Del Popolo e poi di corsaal Pincio per trovare una panchina.
Qualcuno
sorridera' di questo ma era cosi' che allora siprovava a vivere la nostra giovinezza con qualche improbabile
"
Ti amero' per sempre" .
Ben presto capimmo che ci volevamo molto bene ma eravamosin troppo simili nel carattere.Lei un anno piu' grande di me,entrambi del segno dei gemelli, piccole bugie quotidiane, tanta
fantasiae voglia di fare mille cose pur sapendo che non ne avremmo portato a termine neanche una; finimmo col diventare cosi'
semplici amici.
Che
bello essere e rimanere amici soprattutto se per un breve lasso di
tempo si e' vissuto uno scampolo di gioventu'.
Ci
telefonavamo spesso e tentavamo di crescere insiemein un mondo semprepiu'
selettivo, cattivo e bugiardo.Per un certo periodo, un paio d'anni credo, non ci siamo ne'
vistine' sentiti. Era la prima volta che accadeva.
Cosi'
un giorno ebbi il piacere di una telefonata improvvisa:
-
Ciao come stai, sono Cristina -.
Il
tempo necessario per dirci in fretta le novita' piu' importantie scoprire tra l'altro che eravamo entrambi sposati e da qui
subito un appuntamentocon i nostri rispettivi coniugi...e la nostra stupenda amicizia
tornò a vivere.
Col
tempo lei si ammalo' di una malattia che senza entrarenel particolare la costringeva a soffrire continuamente di
problemiesistenziali, a lamentarsi e sentire la vita sempre piu' farsi
lontana.
Ero
l'unico suo amico del cuore rimasto ed a leiho sempre dedicato tutto il tempo che potevo avere a
disposizioneper tentare di aiutarla. Molto spesso riuscivo, ma con il
passaredel tempo la sua malattia comincio' a diventare pesante, forse
troppoanche per me. La vita e' un granchio che ti trascina fuori,
t'illudi di andareavanti, in realta' regredisci pian piano e tutti i buoni
sentimentie propositi fatti in gioventu' si perdono in una scia
d'impalpabile fumo.
E'
stato cosi' che le mie telefonate si sono fatte sempre piu' brevi epurtroppo
sempre piu' rare.
Lei
mi chiamava ogni tanto e a volte l'ascoltavo distrattamenteperche' ritenevo inutile darle consigli quando sapevo li avrebbe
rifiutati a priori.
Finimmo
col sentirci solo per gli auguri di Natale, compleannie qualche altra volta occasionale.
La
prima volta che lei manco' di farmi gli auguri da quando c'eravamo
conosciuti e' stato il primo giugno del 1997.
Il
7 giugno era il suo compleanno. Dimenticai anch'io di chiamarla o forse ho voluto dimenticare, non lo sapro' mai.
Il
1997 fini' nel piu' assoluto silenzio come anche l'anno seguente.
Attorno
il mese di ottobre del 1999 mentre stavo scannerizzando vecchie
fotografie,mi sono capitate tra le mani, per caso, con il sapore pungente e nostalgico di tempi andati ma ancora vivi e sensibili nella
memoria e nel cuore,alcune piccole foto della mia piu' cara amica.
E
stato cosi' che ho sentito violentemente l'impulso di chiamarla.Uno strano presentimento pero' prese a farmi tremare le mani.
Il
dubbio e la paura, poi la certezza!
Era
morta nel mese di Marzo del 1997per abuso di farmaci e fu questo il motivodei suoi mancati auguri. Il resto della telefonata non ha
importanza.
Valeria
cara,
come
spiegare qui, alla voce del cuore quello che un uomopuo' sentire quando il senso di colpa lo avvolge fino ad
attanagliarlo.Come spiegarti qui che anche in questo momentomentre ti sto scrivendo tracce di lacrime forse appena accennatema ancora vibranti stanno scendendo sul mio viso.
La
mia dolce e sincera compagna dei miei anni piu' bellinon c'era piu' e non avrei potuto farle piu' vedere nemmeno
quello duepiccole fotografie da me scannerizzate.
Lo
so che ora potrei rischiare di trasformareuna semplice lettera ad una rubrica che parla " di cuore
"in un breve e commovente quanto inutile racconto d'appendicee quindi mi fermo qui non prima di averti detto che se comeRenato, il suo amico piu' caro, stavo piangendo, come Remil
sentivoche avrei dovuto scriverle una poesia e sperare in un suo
perdono.
Posso
dire di lei che mi ha sempre chiamato e mai dimenticato nel rispettodella nostra sincera amicizia, di me non posso dire altrettantoe non solo: ho dubitato del suo affetto e del suo ricordo di me.
Nel
caso volessi leggere la poesia che le ho scritto ti aggiungo in calce
l'url.
Un'ultima
cosa. Se mai qualcuno dovesse leggere questa letterae sentisse che la vita con il suo folle correre verso nientelo avesse distolto dal desiderio di chiamare un amico con cui si e' condiviso parte della nostra esistenza, spero che
questa mia apertaconfessione lo spinga a guardare quella parte del nostro vissuto che tendiamo a dimenticare e questo non perche'
ci si debba aspettare che un nostro amico sia scomparso improvvisamente.
E'
amaro, talvolta, riflettere sul significato della vita la cui cambialein scadenza e sempre senza data.
Se
non sentiamo qualcuno da tempo, chiamiamolo.. tanto per dire