Sembra incredibile ma a pochi passi da casa nostra, nella nostra Palermo,
è ancora possibile rivivere le favole, quelle che raccontano di
principi e principesse e di palazzi incantati. Basta percorrere c.so Vitt.
Emanuele, verso il mare, immettersi su piazza Marina, inerpicarsi lungo
la salita Partanna, a destra della villa Garibaldi, e ritrovarsi immersi
in una favola con davanti il portale settecentesco in arenaria, di Palazzo
Mirto. La favola ha inizio. La principessa Maria Concetta Filangeri, in
ossequio all’estrema volontà del fratello Stefano, morto senza eredi
diretti, regala al pubblico demanio la reggia di famiglia - Palazzo Mirto
- con tutti i suoi tesori intatti ponendo un’unica condizione: che la “real
dimora” possa essere visitata da tutti. Una nobildonna erede di uno dei
più antichi ceppi aristocratici d’Italia, fa dono della dimora abitata
dai suoi antenati e da lei stessa fino al 1982. Il fatto è alquanto
singolare in una Sicilia in cui gli ultimi Gattopardi conservano solo il
ricordo del tempo che fu oppure amministrano gelosamente i beni superstiti
del loro casato.
Piccolo salto indietro nel tempo. L’arrivo dei Filangeri nell’isola
con molte probabilità si fa risalire all’epoca normanna: alcune
fonti raccontano infatti che nel 1129 tra i cavalieri che assistettero
all’incoronazione di Ruggero ci sarebbe stato un Tancredi Filangeri.
Comunque siano andate le cose, il casato fu uno dei più potenti
e prestigiosi fra la nobiltà siciliana. Il palazzo entrò
a far parte del patrimonio di famiglia all’inizio del Seicento e fu sottoposto
in più riprese a modifiche e riadattamenti più o meno radicali,
il suo assetto planimetrico quindi non è pienamente conforme a quello
dettato dai canoni dell’architettura barocca.
Ma immergiamoci nella magia del Palazzo.
Lo scalone di marmo rosso porta ad un antingresso vetrato che da sul
cortile delle scuderie, momentaneamente non aperte alla pubblica visione
così come il secondo piano. Oltre è l’ingresso vero e proprio,
tappezzato in raso rosso che ospita due casse seicentesche e preziose lumiere
del settecento. La prima stanza di rappresentanza, detta del Novelli da
un presunto autoritratto è arredata con mobili in stile Luigi XVI
con il lampadario in vetro di Murano dei primi del Settecento. Il salotto
seguente detto del Salvador Rosa, con volta affrescata da scene tratte
dall’Orlando Furioso, ospita due vetrine ricche di raccolte settecentesche:
porcellane, ventagli, vetri. Il locale successivo ospita due consolle rococò
che sostengono vasi Imari e cinesi, un orologio in tartaruga del XVIII
secolo e due stipi monetari settecenteschi anch’essi in tartaruga. Passione
di famiglia fu infatti collezionare orologi e monete. Si accede poi ad
un salottino di passaggio in cui si conservano piatti di fattura napoletana
del XIX secolo con riprodotti personaggi in costume. Rari i due vasi in
ceramica di Caltagirone posti sulle angoliere ai lati dell’ingresso al
salottino cinese. è’ questo un piccolo ambiente bizzarro e “trasgressivo”
dove, si racconta, veniva fumato l’oppio, pavimento e divani realizzati
in cuoio per assorbire il fumo. Nell’ambiente successivo, che fa da preludio
al grande salone dei ricevimenti, si aprono due piccoli stanzini da riposo:
uno, quello di sinistra, riservato alle signore per il ritocco del trucco,
con una deliziosa toilette Luigi XV, l’altro, gabinetto da fumo “legale”
per signori. Il salone dei ricevimenti, sontuoso e raffinato, avvolge il
visitatore con decorazioni pittoriche del Velasco e tappezzerie ricamate
rappresentate temi mitologici: Amore, Psiche e gesta di eroi. Curioso l’ampio
divano che permetteva alle dame, vestite di ampie ed “ingombranti” gonne,
di sedersi comodamente. Il salone del baldacchino eguaglia per sfarzo l’ambiente
precedente, qui le pareti sono interamente ricamate con scene della Gerusalemme
Liberata. L’affresco del soffitto celebra le glorie di Bernardo Filangeri.
Una delle pareti si apre su una splendida fontana rocaille decorata da
conchiglie ed affiancata da due voliere. Il salotto Pompadur custodisce
i ritratti fotografici dei principi Stefano e Maria Concetta Lanza Filangeri,
ultimi eredi. L’ambiente seguente presenta due stipi in ebano e tartaruga
e sul tavolo di stile seicentesco, il prezioso monetario in avorio graffito
dello stesso periodo.
Una porta anonima conduce ad un curioso locale, si tratta di un salottino
dove le coppiette, durante i ricevimenti, potevano appartarsi. Dietro una
statua però, si cela un passaggio segreto che porta in un locale
sopra il soffitto da dove con un sistema di specchi era possibile ammiccare.
Nobile vizietto si potrebbe dire. L’ultimo ambiente, una sontuosa stanza
da pranzo, ha massicci mobili in noce della fine dell’Ottocento, da notare
come i mezzi busti intarsiati della credenza si rifacciano alla facciata
esterna di Porta Nuova, all’interno delle vetrine fanno mostra le preziose
porcellane di Meissen del XVIII secolo.
Orario di accesso: giorni feriali 9.00-13.30, Domenica e festivi 9.00-12.30,
Martedì e Giovedì 15.00-17.00. Il costo d’ingresso è
di £4.000 e non è consentito fotografare. Sta ora a voi voler
tuffarsi dentro la favola.