Questa piccola chiesa e' probabilmente la piu' antica testimonianza dell'arte
Normanna a Palermo, infatti la sua costruzione risale, anche se sarebbe
meglio dire dovrebbe risalire, al 1071, essendo stata costruita ancora
prima che i normanni riuscissero ad entrare a Palermo difesa dagli Arabi,
difatti si pensa che dopo aver conquistato il castello "Yahia", di cui
restano solo tracce dei pavimenti ai lati della chiesa, i normanni abbiano
edificato questa chiesa, e che l'abbiano dedicata a San Giovanni solo d
opo che fu occupata la citta'.
Nel corso dei secoli vi fu dapprima annesso un ospedale militare e
poi un lebbrosario, cui si deve il nome attuale, in periodo barocco fu
ricoperta da stucchi in modo da occluderne totalmente l'aspetto originario
e venne poi recuperata all'inizio di questo secolo con l'aggiunta del campanile.
Architettonicamente si presenta con un corpo a tre navate divise da
robusti pilastri con gli angoli spezzati da colonnine e che confluiscono
alla zona absidale anch'essa in tre ordini leggermente sopraelevata, vi
si trova inoltre un bel crocifisso ligneo dipinto risalente al XV secolo.
L'interno e' spoglio e ben illuminato dalle finestre laterali, monofore,
leggermente ogivali come anche gli archi interni. L'esterno e' semplice
senza decori, se si eccettuano quelli alle finestre che appaiono come intarsiate
.
L'ingresso e' preceduto da un piccolo porticato, se tale si puo' chiamare
visto che consta di una sola colonna, su cui si regge il campanile che
si fregia di una cupola rossa sullo stile di quelle, piu' note, di San
Giovanni degli Eremiti, e che richiama quella posta a copertura del presbiterio.
E' sita in una traversa di Corso dei Mille a sinistra, uscendo dalla
citta', appena superato il Ponte dell'Ammiraglio, costruzione anch'essa
risalente a quel periodo storico, e' del 1132. Questo ponte deve il suo
nome all'ammiraglio Giorgio Antiocheno che lo costrui' e la sua fama ad
una vittoriosa battaglia dei Mille di Garibaldi nella loro marcia di ingresso
alla citta'.
La sua struttura imponente e' giustificata dal fatto che inizialmente
vi scorreva, prima di essere deviato nel letto che conosciamo, il fiume
Oreto, quando ancora lo si poteva definire tale, ma nonostante la mole
venne danneggiato da una piena e recuperato alla fine del VXIII secolo.
e' a schiena d'asino e si poggia su 12 arcate tutte ogivali.