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ORTO BOTANICO

Il giro del mondo in dieci ettari di verde


Dieci ettari di estensione, una storia bicentenaria. L’Orto Botanico è una delle più importanti istituzioni europee, punta di diamante del dipartimento di Scienze botaniche dell’Università. Voluto in epoca borbonica da un pugno di nobili e studiosi palermitani, ospita la flora di tutti i continenti con eccezionali esemplari. All’Orto si deve gran parte dell’innovazione agricola nei nostri campi con l’introduzione del mandarino (Citrus deliciosa) il Nespolo del Giappone (Eriobotrya jponica) il loto (Dyospiros caki); le prime sperimentazioni di piante utili come il cotone, il ramiè, la soia, il sorgo zuccherino, il banano, l’aleurite.
Originariamente situato nel baluardo di Porta Carini al Capo, l’Orto si trasferì solo nel 1786 nell’attuale sede della Vigna del Gallo, adiacente alla Villa Giulia. La costruzione degli edifici - gymnasium, tepidarium e calidarium - a opera del francese Leon Dufourny fu terminata nel 1795, anno di inaugurazione del complesso, avvenuta sotto l’egida della Regia Accademia degli Studi, l’odierna Università. Alla realizzazione degli edifici concorsero altri valenti architetti come Salvatore Attinelli, Venanzio Marvuglia, Domenico Marabitti, Pietro Trombetta e gli artisti Gaspare Firriolo, Giuseppe Velasco e Domenico Danè.
L’Orto nacque allo scopo di contribuire allo sviluppo delle scienze

botaniche, nell’interesse della medicina e dell’agricoltura.
E’ dotato di un erbario generale e di un erbario mediterraneo, comprendente migliaia di exsiccata provenienti dal Mediterraneo e di una ricca biblioteca il cui più antico volume è del 1537. Pubblica ogni anno un index seminum e mantiene rapporti con seicento istituzioni del mondo. Attualmente è diretto dal professore Francesco Maria Raimondo. Il curatore è Manlio Speciale.
I vecchi quartini linneiani, proprio dietro l’ingresso del Ginnasio, costituiscono la parte più antica dell’Orto e sono attualmente in restauro. Estesi due ettari, contengono specie classificate secondo il metodo del botanico svedese Linneo. Il progetto, illustrato da una mostra, prevede il rifacimento di viali e muretti, il restauro di vasche e sistemi idrici. Superato l’ingresso e il museo didattico, un esemplare di Ficus microcarpa dà il benvenuto. E’ un biglietto da visita simbolico, visto che è l’albero più diffuso in città, a simboleggiare la tropicalizzazione del paesaggio urbano. Il Ficus è infatti originario dell’Australia. Percorrendo il viale a destra, esemplari di avocado (Persea gratissima) e Nespolo del Giappone fanno da quinta a un viale di agrumi in cui spicca il pommelo (Citrus grandis) il cui peso può superare anche tre chili. A destra, le ultime fioriture di Plumeria rubra o pomelia, pianta icona della città, originaria dei Caraibi. Girando a sinistra, è la volta del viale delle Chorisie, dedicato a Antonino De Leo. Gli alberi-bottiglia, originari del Sudamerica (Chorisia speciosa e Chorisia insignis), anche detti del falso Kapoc, con il tronco irto di spine, producono stupefacenti fiori sino a dicembre e crine vegetale. Girando a sinistra, si incrocia il viale diagonale Francesco Bruno, con altissime Washingtonia, palme originarie della California, Sabal, Livistona e Chamaerops humilis. Proseguendo lungo il viale a destra, si scorgono i resti della trecentesca chiesetta di San Dionisio; poco più avanti, a destra, una recente introduzione: la Tabebuia ipe, albero argentino a fiori rosa. Alla fine del viale si scorge un giardino delle succulente con piante provenienti da tutti i continenti, un boschetto di aloe e un invasivo Ficus rubiginosa. Sul viale Luigi Montemartini, adornato da maestosi platani, e che fa da separè a destra con il sistema di Engler, si giunge a un settore di nuova istituzione e in continua evoluzione: il palmetum e il cicadetum che raccoglie straordinari esemplari, provenienti da diversi continenti. Nei pressi è il sicomoro (Ficus sycomorus), impiegato dagli antichi egizi per realizzare i sarcofaghi. Superato il viale Tineo, si giunge al monumentale fico magnolioide (Ficus macrophylla, subspecie columnaris). Originario dell’Australia, esteso 1.200 metri quadrati, è la voce più indicativa dell’Orto e, con le sue radici colonnari, esprime l’esplosività tropicale in pieno Mediterraneo. Cento metri più avanti è il raro Ficus benghalensis a incuriosire. Nei pressi, un albero biforcuto cattura l’attenzione del visitatore: è l’Araucaria columnaris, della Nuova Caledonia, trentacinque metri di vertigine che ne fanno l’albero più alto della città. Proseguendo ancora, su una collinetta, uno straordinario esemplare di Dracena draco o albero del sangue di drago, domina sul vicino stagno contenente papiri, colocasie e altre piante igrofile. La visita termina ai piedi del boschetto di bambù, contenente ben dieci specie, con il Dendrocalamus gigantea che raggiunge quindici metri di altezza e fa da quinta al ninfeo.

 

Via Lincoln 2, Palermo
www.ortobotanico.palermo.it