botaniche, nell’interesse della medicina e dell’agricoltura.
E’ dotato di un erbario generale e di un erbario mediterraneo, comprendente migliaia di exsiccata provenienti
dal Mediterraneo e di una ricca biblioteca il cui più antico volume è del 1537. Pubblica ogni anno un index
seminum e mantiene rapporti con seicento istituzioni del mondo. Attualmente è diretto dal professore Francesco
Maria Raimondo. Il curatore è Manlio Speciale.
I vecchi quartini linneiani, proprio dietro l’ingresso del Ginnasio, costituiscono la parte più antica dell’Orto e sono
attualmente in restauro. Estesi due ettari, contengono specie classificate secondo il metodo del botanico svedese
Linneo. Il progetto, illustrato da una mostra, prevede il rifacimento di viali e muretti, il restauro di vasche e sistemi
idrici.
Superato l’ingresso e il museo didattico, un esemplare di Ficus microcarpa dà il benvenuto. E’ un biglietto da visita
simbolico, visto che è l’albero più diffuso in città, a simboleggiare la tropicalizzazione del paesaggio urbano. Il Ficus
è infatti originario dell’Australia.
Percorrendo il viale a destra, esemplari di avocado (Persea gratissima) e Nespolo del Giappone fanno da quinta a un
viale di agrumi in cui spicca il pommelo (Citrus grandis) il cui peso può superare anche tre chili. A destra, le ultime
fioriture di Plumeria rubra o pomelia, pianta icona della città, originaria dei Caraibi. Girando a sinistra, è la volta
del viale delle Chorisie, dedicato a Antonino De Leo. Gli alberi-bottiglia, originari del Sudamerica (Chorisia speciosa
e Chorisia insignis), anche detti del falso Kapoc, con il tronco irto di spine, producono stupefacenti fiori sino a
dicembre e crine vegetale. Girando a sinistra, si incrocia il viale diagonale Francesco Bruno, con altissime
Washingtonia, palme originarie della California, Sabal, Livistona e Chamaerops humilis. Proseguendo lungo il viale
a destra, si scorgono i resti della trecentesca chiesetta di San Dionisio; poco più avanti, a destra, una recente introduzione:
la Tabebuia ipe, albero argentino a fiori rosa.
Alla fine del viale si scorge un giardino delle succulente con piante provenienti da tutti i continenti, un boschetto di
aloe e un invasivo Ficus rubiginosa. Sul viale Luigi Montemartini, adornato da maestosi platani, e che fa da separè a
destra con il sistema di Engler, si giunge a un settore di nuova istituzione e in continua evoluzione: il palmetum e il
cicadetum che raccoglie straordinari esemplari, provenienti da diversi continenti. Nei pressi è il sicomoro (Ficus sycomorus),
impiegato dagli antichi egizi per realizzare i sarcofaghi. Superato il viale Tineo, si giunge al monumentale
fico magnolioide (Ficus macrophylla, subspecie columnaris). Originario dell’Australia, esteso 1.200 metri quadrati, è
la voce più indicativa dell’Orto e, con le sue radici colonnari, esprime l’esplosività tropicale in pieno Mediterraneo.
Cento metri più avanti è il raro Ficus benghalensis a incuriosire. Nei pressi, un albero biforcuto cattura l’attenzione
del visitatore: è l’Araucaria columnaris, della Nuova Caledonia, trentacinque metri di vertigine che ne fanno l’albero
più alto della città. Proseguendo ancora, su una collinetta, uno straordinario esemplare di Dracena draco o albero
del sangue di drago, domina sul vicino stagno contenente papiri, colocasie e altre piante igrofile. La visita termina ai
piedi del boschetto di bambù, contenente ben dieci specie, con il Dendrocalamus gigantea che raggiunge quindici
metri di altezza e fa da quinta al ninfeo.
Via Lincoln 2, Palermo
www.ortobotanico.palermo.it