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Aereo G59
L'ultimo aereo a pistoni del mondo è stato prodotto in Italia. Ed è il G59 4B, un caccia realizzato dalla Fiat per l'Aeronautica militare negli anni 1950-1951. Ne sono rimasti pochissimi esemplari: insieme con quello di proprietà dell'Università di Palermo, acquistato nel 1964 ed esposto nel capannone del dipartimento di Ingegneria aeronautica, ce n'è uno al museo storico di Vigna di Valle e un altro, addirittura attivo, di proprietà del collezionista Pino Valenti, con base a Parma. Di colore grigio, il Fiat G 59 reca sulla fusoliera e sulle ali il cerchio tricolore. In volo mantiene aperto il carrello posteriore. Derivato dal famoso "centauro" Fiat G55 (prodotto sempre negli stabilimenti torinesi della Fiat Avio per equipaggiare la nostra aviazione durante la Seconda guerra mondiale), è stato impiegato fino al 1965 per addestrare centinaia di piloti. Interamente metallico, monoplano e quadripala, monta un motore Rolls Royce da 1.400 cavalli. Progettato dall'ingegnere nisseno Giuseppe Gabrielli, il padre dell'aviazione italiana, ha un'apertura alare di undici metri e una lunghezza di dodici. Gabrielli, dopo aver progettato quest'aereo, ha legato il suo nome a molti altri modelli. Su tutti il Fiat G91, risultato vincitore nel 1954 di un concorso Nato per un caccia, il più grosso successo commerciale italiano: prodotto in 800 esemplari e venduto a molti Paesi, è stato a lungo l'aereo della Pattuglia acrobatica nazionale "Frecce tricolori". Ribattezzato il Mustang all'italiana, perché ricordava quell'aereo americano che montava lo stesso motore, il Fiat G59 4B rappresenta il simbolo della rinascita dell'industria aeronautica nazionale. Il primo prototipo fu collaudato a Guidonia alla fine del 1948. Il primo velivolo di serie fu consegnato all'Aeronautica nel febbraio del 1950. Dieci le serie costruttive dell'aereo. Della prima facevano parte i "centauri" trasformati in G59, le ultime tre serie furono quelle più funzionali e anche le più eleganti. Il Fiat G59 operò nelle varie scuole di volo dell'Aeronautica e la base fu l'aeroporto leccese di Galatina che li impiegò fino al 1957, anno in cui furono ceduti alla scuola sarda di Elmas. Un simile pezzo naturalmente non è stato trascurato dai modellisti. Ne esistono parecchie versioni in plastica e diversi modelli in grado di volare. Dipartimento di Ingegneria aeronautica,
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