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 Hotel de France

Per un secolo e mezzo - dall'inizio dell'Ottocento fino alla metà  del Novecento - ospitò i più bei nomi della storia, della politica, della cultura, dell'aristocrazia internazionale. Da Joe Petrosino, il poliziotto italo-americano ucciso dalla mafia di fronte al portone dell'albergo il 12 marzo del 1909, al padre della psicoanalisi Sigmund Freud, che nelle sue stanze scrisse alcune preziose lettere. Da Francesco Crispi a Edmondo De Amicis, da Nino Bixio a Maria Dustin, il soprano prediletto da Wagner.

Ora l'Hotel de France torna a vivere dopo un lungo e accurato restauro che ha consentito di recuperare le vecchie insegne, le scale, i soffitti affrescati, la terrazza panoramica. Destinato a diventare foresteria per i ricercatori stranieri ospiti dell'Università , apre le sue porte con una mostra che ne racconta storia e personaggi.

In origine, nel Settecento, nacque come palazzo dei marchesi di Sant'Onofrio del Castillo. Nel 1808 divenne albergo e, dopo due gestioni che gli valsero nomi anglosassoni ("Crown and Anchor Hotel" e poi "Prince of Wales"), nel 1838 entrò nel suo periodo d'oro con l'arrivo degli imprenditori padovani Giachery, i quali vi trasferirono l'Hotel de France che gestivano sul Cassaro. Nel 1857 la facciata assunse l'aspetto che ancora conserva: un imponente prospetto a quattro elevazioni e pensilina in ghisa, tipica opera fin de siècle. Per ampliare l'hotel, chiuso su entrambi i lati da due vie strette, furono acquistati e inglobati i fabbricati sul retro: il Reclusorio della Candelora e l'omonima piazzetta sulla quale si affacciava l'antico carcere femminile.

Nel primo ventennio del Novecento, come scrive Luigi Giachery, l'Hotel de France aveva "115 stanze con 160 letti, una hall all'ingresso che guarda il giardino Garibaldi, una gran sala da pranzo, due sale per colazione, una per fumare, una di lettura, un grandioso giardino d'inverno, un giardino d'estate in cui comodamente sedute possono prendere il pasto 200 persone. Inoltre vi sono 32 bagni uniti agli appartamenti, il riscaldamento a termosifone in tutte le stanze e saloni, due ascensori, e per la pulitura dei tappeti l'apparecchio Wacum". Nel 1936, chiuso l'albergo, l'immobile fu acquistato dall' Università  di Palermo, che lo adibì a Casa del Goliardo. Il pensionato, che poteva ospitare cinquanta studenti ai quali forniva vitto e alloggio a prezzo modico, rimase aperto fino agli anni Settanta.

Piazza Marina, Palermo