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MUSEO DODERLEIN

Quando alla foce dell’Oreto nuotavano storioni giganti


Centocinquanta anni fa gli storioni erano di casa alla foce dell’Oreto, oggi tra i fiumi più inquinati d’Italia. Le acque dovevano essere molto pulite e più copiose per ospitare un pesce che richiede un ambiente integro. E’ la prima straordinaria sorpresa che offre il Museo di zoologia Pietro Doderlein, creato nel 1862 dal cattedratico dalmata, venuto a insegnare Zoologia all’Università di Palermo.
Nelle vetrine del Museo, che ha sede nel dipartimento di Biologia animale di via Archirafi, spiccano soprattutto questi lunghi esemplari, catturati nel “Mar di Sicilia”. Ma tutto il golfo di Palermo era in ben altre condizioni se si guardano gli altri esemplari di pesci. Le collezioni ittiologiche, prevalentemente collocate nel piano inferiore, insieme con rettili e anfibi, comprendono circa 1.200 esemplari di pesci preparati a secco o in liquido. Le anguille, i gronchi, le cernie e i dentici esposti devono essere stati pescati con relativa facilità dall’équipe di Doderlein, a riprova di come il mare fosse estremamente più ricco e vario e come l’ecosistema non avesse subito le aggressioni dei giorni nostri.
Esemplari di queste dimensioni, infatti, oggi si trovano solo nei parchi marini. Di particolare effetto anche squali e razze, esposti fuori vetrina viste le eccezionali dimensioni, e pesci tropicali che

testimoniano gli scambi con istituzioni di pari livello avviati con altri Paesi.
Tra le rarità ittiche si annovera il lemargo (un piccolo squalo), il capolepre, il wahoo e il curioso pesce-istrice, tipico del Mar Rosso, che attesta con anticipo la tropicalizzazione delle nostre acque, problema di cui oggi si discute molto ma che anche allora faceva sentire i primi effetti. I pesci a secco erano conservati con uno speciale trattamento chimico che ne preservava le caratteristiche fisiche ed estetiche, con effetti di assoluto realismo. Un segreto che però rimase privilegio dei pochi allievi di Doderlein e non è stato più tramandato: così, adesso, studiosi di tutto il mondo si confrontano per individuare la tecnica e i materiali di conservazione, probabilmente simili a quelli usati dagli antichi Egizi per l’imbalsamazione. Gli animali sembrano di cartapesta, e invece sono veri.
Le collezioni di rettili e anfibi, costituite negli ultimi trent’anni, comprendono vipere, tartarughe caretta e le lucertole delle isole circumsiciliane, di particolare interesse per gli studi di sistematica ed evoluzione. Nel piano superiore sono collocati mammiferi, uccelli e invertebrati marini. Tra i mammiferi, duecento esemplari di Asia, Africa e Americhe e due esemplari di lupo. Questa specie si estinse nel 1936, e il museo ne conserva uno dei pochi esemplari pervenuti sino ai nostri giorni.
Anche guardando la collezione ornitologica, è d’obbligo il richiamo a un passato in cui la biodiversità era più ricca e varia. Tra i circa 1.700 esemplari di uccelli delle aree mediterranee troneggia il grifone, estinto nel 1966 e solo recentemente reintrodotto con successo nel Parco dei Nebrodi, con quaranta esemplari. Oltre a questo avvoltoio, altre specie estinte come la gallina prataiola, il gufo reale, la quaglia tridattila. E poi gli uccelli esotici, dalle curiose forme e dagli sgargianti colori.
Per i molluschi è esposta parte della ricca documentazione delle collezioni Airoldi e Calcara, comprendenti conchiglie marine e terrestri. Gli invertebrati marini, con più di cinquecento esemplari, conservati in alcol, offrono uno spaccato esauriente dei principali gruppi zoologici che popolano il Mediterraneo. La collezione entomologica si avvale delle raccolte Failla Tedaldi e De Stefani Perez, comprendente Coleotteri, Lepidotteri e Ortotteri.
Un’esposizione didattica mostra diversi insetti endemici dell’Isola e soprattutto caratteristici di ambienti della foce del Belice e dei rilievi di Madonie e Nebrodi. Infine, gli apparati anatomici di mammiferi, uccelli e pesci, altro pezzo forte della collezione storica Doderlein. Sono visibili apparati digerenti e branchiali, crani, scheletri delle specie conservate nelle altre collezioni, tra cui una vetrina con le mandibole di squali.
L’allestimento risente fortemente di un’impronta tardo-ottocentesca, che seguiva il criterio dell’inventario della natura, con i pezzi collocati secondo i principi della sistematica. Solo in tempi più recenti l’evoluzione dell’idea di allestimento museale ha introdotto nuovi linguaggi espressivi. E così, accanto alla semplice collezione di pezzi, si sono aggiunti la grafica, i disegni, gli sfondi, i pannelli riepilogativi, in grado di aumentare il valore didattico dell’esposizione e la facilità di comprensione. Il diorama, un allestimento che prevede la creazione del contesto ecologico in cui vive l’animale, realizzato con contributi di vari specialisti, è l’ultimo allestimento espositivo intrapreso dal museo.
Attualmente il museo è diretto dal professore Nicolò Parrinello. Il conservatore è il professore Maurizio Sarà.

Via Archirafi, 18. Palermo
www.museozoologia.net