CHIESA DI SAN VINCENZO
(Immagine personale)
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STORIA
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XVIII Secolo
- Nascita della chiesa
La chiesa di San Vincenzo è costruita nel 1749 in stile tardo-barocco nel paese di Manaforno definito anche Gioia nuova.
- Il territorio di Gioia
Il territorio di Gioia è sempre più soggetto ai briganti. Le popolazioni dei vari paesi rientranti nel territorio di Gioa sono stanchi di questi soggetti che non consentono a nessuno di vivere e prosperare in pace. Le stesse forze di polizia hanno molti problemi a mantenere l’ordine visti i continui agguati dei briganti e la difficoltà di gestire un territorio così grande, ma soprattutto così impervio con montagne e fitti boschi.
- 1 occupazione francese
Nel 1798 i Francesi invadono il Regno di Napoli cacciando i Borbone. Tuttavia, anche per la forte resistenza popolare, essi rimangono per poco tempo, andando via nel 1800. In seguito a ciò i Borbone vengono restaurati sul trono.
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XIX Secolo
- 2 occupazione francese
I Francesi tornano a Napoli nel 1806, cacciando nuovamente i Borbone. Gli occupanti stranieri rimangono fino al 1815 e in questo periodo realizzano importanti riforme, come l’abolizione della feudalità nel 1806. Nella Marsica, che fa parte del Regno di Napoli, questo significa la fine del ducato di Tagliacozzo e la fine del potere dei Colonna.
A cascata ne segue un riordino amministrativo, nel quale i piccoli comuni divengono frazione di comuni più grandi.
- Il paese di Gioia ai primi dell’800
All’inizio dell’800 il paese di Gioia nuova o Manaforno diventa il borgo più importante in ambito locale, a discapito degli altri borghi della zona come Templo, Montagnano, Sperone, che vengono via via abbandonati.
Ciò avviene soprattutto dopo il 1807 ovvero dopo l’ultimo grande assalto dei banditi nei confronti del paese di Gioia Vecchio.
Qui un giorno i briganti assalgono con crudeltà l’antico borgo depredandolo di ogni bene, arrivando anche ad uccidere 13 inermi proprietari terrieri.
In seguito a ciò gli ultimi abitanti di Gioia Vecchio, insieme a quelli di Montagnano e Templo si trasferiscono in blocco nel paese di Manaforno, meglio difendibile dagli assalti dei briganti.
A questo punto il nuovo paese di Gioia viene a strutturarsi meglio per accogliere la maggiore popolazione al suo interno.
Nello stesso periodo abbiamo l’insediamento del nuovo governo francese a Napoli, che abolisce il sistema feudale e crea un nuovo sistema amministrativo. Questo nuovo sistema amministrativo impone l’aggregazione dei paesi più piccoli con quelli più grandi tipo come avviene per Sperone con Gioia.
In altre parole Manaforno, divenuta all’inizio dell’800 il nuovo paese di Gioia, diventa comune a se per volere del nuovo governo francese, a cui viene aggiunta la frazione di Sperone, estendendo in tal modo il territorio del nuovo comune.
Quanto detto è confermato dal nuovo stemma civico che risulta così formato: ottagonale raffigurante tre porte (a simbolo delle precedenti confluenze nel centro di Gioia di Templo, Montagnano e Sperone), con scritto intorno Comune di Gioia e Sperone.
- Il ritorno dei Borbone
Nel 1815, in seguito alla disfatta di Napoleone a Waterloo, i vari governi francesi presenti in mezza Europa cominciano a crollare uno dietro l’altro, compreso quello di Napoli. Così nel 1815 tornano i Borbone con il nuovo titolo di re delle Due Sicilie.
Il governo borbonico rimane in carica fino al 1860, allorquando la rivoluzione garibaldina detronizza i Borbone.
- Gioia dei Marsi nel periodo borbonico
Gioia dei Marsi durante il secondo periodo borbonico si consolida come paese e come comune. Il paese di Manaforno, divenuto Gioia nuova, dopo aver avuto un certo incremento di popolazione ai primi del secolo, si viene consolidando nelle strutture, anche sotto il profilo religioso.
Il nuovo abitato viene infatti ad avere una nuova chiesa dedicata a San Michele Arcangelo eretta nel 1815.
La nuova chiesa di San Michele viene di nuovo citata nel 1838 in occasione della visita del Vescovo Giuseppe Segna. In tale circostanza veniamo a sapere della costruzione a Gioia di una nuova chiesa intitolata a Santa Maria in Nives.
Nel periodo borbonico Gioia dei Marsi risulta uno dei comuni più ricchi della Marsica, comprendendo al suo interno una serie di importanti famiglie di nobiltà notarile o legate all’ambiente della giurisprudenza. Queste rappresentano un grosso patrimonio per il paese, che si qualifica come centro benestante rispetto ad altri della Marsica.
- La chiesa di San Vincenzo nel secondo periodo borbonico
In questo quadro vediamo come la chiesa di San Vincenzo di Gioia rimanga la chiesa principale. Intorno a questa chiesa convergono tutti i cittadini dove si riuniscono davanti alla struttura religiosa per parlare dei fatti riguardanti il paese e la situazione in generale.
Come le altre chiese di Gioia anche la chiesa madre di San Vincenzo è visitata dal vescovo Giuseppe Segna nel 1838.
- Il nuovo Regno d’Italia
Nel 1860 la rivoluzione garibaldina abbatte il governo dei Borbone e spinge poi il Meridione ad unirsi al resto delle regioni del Nord in un nuovo stato nazionale. Dalla rivoluzione nasce il nuovo Regno d’Italia sotto lo scettro dei Savoia.
Il nuovo stato all’inizio si occupa di consolidarsi come istituzione all’interno del paese. Ciò avviene nei successivi dieci anni dove lo Stato s’impegna fortemente al sud sia nel farsi riconoscere tra le popolazioni sia nel combattere e sconfiggere il fenomeno del brigantaggio, autentico contropotere dello Stato.
La questione della lotta al brigantaggio viene svolta con estrema durezza dal nuovo Stato e nel volgere di dieci anni questo è sconfitto. Nelle regioni più impervie con l’Abruzzo la questione è più urgente che in altre parti, perchè più dura è la lotta.
Addirittura all’inizio il problema del brigantaggio è ancora maggiore a causa dell’alleanza fra questi banditi e il vecchio monarca borbonicO Francesco II, che tramite loro e l’alleanza con la Chiesa sperava di riavere il trono napoletano.
Quindi vediamo che in Abruzzo, come in altre parti del Meridione, si avvia questa strana alleanza tra forze diverse per distruggere il giovane stato italiano. L’alleanza fra i Borbone e i briganti si basa sulla promessa d’inquadrare loro in un futuro esercito nel momento in cui fosse stato restaurato il regno borbonico.
L’alleanza tuttavia fallisce dopo poco e i briganti tornano a fare razzia nella Marsica e negli altri territori del meridione
Nel caso della Marsica, il popolo abruzzese, stanco di questi malviventi finisce per appoggiare il nuovo Stato italiano, permettendogli di fare pulizia.
Quindi nel volgere di alcuni anni le truppe nazionali sterminano tutte le bande di briganti del sud Italia e nel 1870 il problema del brigantaggio può dirsi risolto.
- Gioia alla fine dell’Ottocento
Con la nascita del nuovo stato nazionale abbiamo il cambio di nome del paese, che nel 1863 passa dal chiamarsi Gioia a Gioia dei Marsi.
Il paese di Gioia dei Marsi dopo l’unificazione nazionale risulta abbastanza ricco rispetto agli altri borghi della Marsica, sicuramente inferiore ad Avezzano e Tagliacozzo, ma comunque sufficientemente florido sul piano economico.
Con il passare del tempo Gioia risente della crisi seguita al prosciugamento del Lago Fucino, in quanto cambiando il clima, anche alcune attività tradizionali spariscono come la produzione dell’olio che finisce a causa della fine degli Olivi.
Tuttavia nonostante tutto Gioia mantiene una sua struttura economica che gli consente meglio di altri di andare avanti. Non bisogna dimenticare che da qui provengono importanti politici eredi di una certa nobiltà di toga, che ora controlla la vita politica locale e abruzzese. Nel 1881 la popolazione è di 3.996 abitanti.
- La chiesa di San Vincenzo a fine secolo
La chiesa di San Vincenzo viene citata esplicitamente per la prima volta in una relazione del vescovo dei Marsi nel 1872.
In questa relazione monsignor Federico De Giacomo parla della chiesa e del suo altare a San Vincenzo Martire, in cui riposano le spoglie mortali del santo.
Riguardo al santo sappiamo che dopo il sisma del 1915 le spoglie di questo si perdono non venendo più ritrovate.
Riguardo alla chiesa di San Vincenzo si osserva come questa cresca sempre più d’importanza mano a mano che lo stesso comune di Gioia dei Marsi si consolida nel panorama marsicano.
D’altra parte se un comune come Gioia cresce è normale che anche la sua chiesa principale acquisti importanza, essendo il principale luogo di aggregazione sociale.
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XX secolo
- Gioia dei Marsi all’inizio del Novecento
All’inizio del Novecento Gioia dei Marsi vede crescere i propri residenti, arrivando a 4.637 unità che divengono 4.782 nel 1911. Basta questo dato a dare l’idea di un paese, che pur trovandosi in un territorio povero soggetto al dispotismo del principe Torlonia, grande possidente della Piana del Fucino, riesce a mantenersi in una discreta condizione economica.
- Il terremoto del 1915
Un gravissimo terremoto con epicentro proprio a Gioia dei Marsi si verifica il 13 gennaio 1915. Il sisma, passato poi alla storia come terremoto di Gioia dei Marsi, provoca un’ecatombe in tutta la Marsica e ha riflessi in tutto il Centro Italia.
Il terremoto si manifesta con una potenza devastante pari a 7 Mw distruggendo i tre quarti dei paesi della Marsica e la morte di 30.000 persone.
A Gioia dei Marsi epicentro del sisma la distruzione è totale, il paese è raso al suolo e con esso muoiono istantaneamente 2.500 persone. Alla fine del sisma ne sopravvivono appena 750.
- La chiesa di San Vincenzo nel terremoto
La chiesa di San Vincenzo esce gravemente danneggiata dal sisma, ma ancora parzialmente in piedi. Tuttavia, viene dichiara inagibile fino a nuovo restauro.
- Il paese di Gioia nel post terremoto
La distruzione completa del paese comporta come è accaduto per altri borghi il suo trasferimento in un luogo vicino.
Il luogo prescelto è il villaggio di Metaforno, che ha subito comunque il totale azzeramento delle vecchie strutture, però essendo posto in posizione migliore, è il prescelto per la ricostruzione. Con questo trasferimento tutto il vecchio paese è avviato a morte sicura.
Negli anni successivi del Fascismo, Gioia è ricostruita nel nuovo contesto, ma il paese subirà una nuova prova, ovvero la guerra.
- La Seconda guerra mondiale
Nel 1940 l’Italia entra in guerra al fianco della Germania, ma dopo tre anni viene perdendo su tutti i fronti. Ciò porta prima al crollo del Fascismo e poi all’invasione tedesca del settembre 1943. Si forma la Linea Gustav che taglia l’Italia in due. Tedeschi e Alleati combattono intorno a questa linea tra l’ottobre del ’43 e il giugno del ’44. La gente abruzzese subisce in pieno sia il regime di polizia degli occupanti tedeschi che i bombardamenti alleati. Il periodo è durissimo per tutti.
Sicuramente il momento peggiore è quello in cui si scatena lo scontro diretto fra i Tedeschi e gli Alleati sulla Linea Gustav. La Marsica come tutte le zone a ridosso della linea vive un momento duro, tra i bombardamenti alleati e i rastrellamenti tedeschi che colpiscono persone e averi.
Tuttavia, alla fine gli Alleati e gli antifascisti guadagnano posizioni riusscendo infine a sfondare la Linea Gustav liberando il Centro Italia. Gli Alleati liberano la Marsica alla metà del giugno 1944. Nell’aprile 1945 l’Italia è completamente liberata dai nazifascisti.
Alla fine del conflitto si contano i danni e si vede che il paese di Gioia dei Marsi è semidistrutto dal conflitto. I bombardamenti alleati del 1944 hanno centrato in pieno perfino la vecchia chiesa di San Vincenzo, riducendo in polvere ciò che rimaneva del vecchio rudere.
- Gioia dei Marsi e Gioia Vecchio nel secondo Novecento
Con la fine della guerra a Gioia si procede a una ricostruzione materiale del paese, che viene a comprendere in un secondo momento anche Gioia Vecchio.
Gioia dei Marsi subisce in seguito, come tutti i paesi della Marsica il fenomeno dell’emigrazione dei giovani verso le grandi città italiane, specie Roma. Gli abitanti di Gioia passano dai 2.934 del 1951 ai 2.557 del 1971.
Negli anni ’70 la situazione non cambia e il numero degli abitanti continua a diminuire passando dai 2.557 del 1971 ai 2.389 del 1981.
Anche negli anni ’80, nonostante il decollo industriale della Marsica, a Gioia la popolazione continua ad andare via e il numero di residenti scende a 2.275 nel 1991.
- La ricostruzione della chiesa di San Vincenzo
Nel 1955, dopo anni di discussione, si procede alla ricostruzione della vecchia chiesa di San Vincenzo. I lavori durano 15 anni, ma alla fine la chiesa di San Vincenzo rinasce. Lo stile della nuova chiesa ricorda in pieno la vecchia struttura. Nel 1970 la chiesa riapre al pubblico.
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XXI secolo
- Gioia dei Marsi all’inizio degli anni 2000
A Gioia, nonostante una rinascita culturale data da nuove manifestazioni avviate negli anni ’90, il paese continua ad essere in crisi.
Il numero di persone che va via da Gioia si stabilizza momentaneamente, ma il fenomeno prosegue nuovamente negli anni 2000, tanto che la popolazione arriva alla cifra record negativa di 2.111 unità.
- Gioia Vecchio
Immagini di Gioia Vecchio del 2009 da Googlemap
Negli anni iniziali del nuovo secolo sono molte le persone che si costruiscono seconde case nel vecchio centro di Gioia Vecchio, consentendo così al borgo di rinascere. Con il tempo il borgo torna ad essere frequentato e anche se ciò è vero soprattutto d'estate, anche nel resto dell'anno le cose riprendono a funzionare.
- La chiesa di San Vincenzo oggi
La chiesa di San Vincenzo nel 2018 da un immagine di Googlemap
La chiesa di San Vincenzo oggi è di nuovo un importante punto di riferimento spirituale della popolazione di Gioia, che spesso usa la chiesa per manifestazioni religiose particolari o per le celebrazioni di matrimoni e battesimi.
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STRUTTURA
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Pianta
Immagine da Wikipedia
La pianta della chiesa di San Nicola è organizzata secondo uno schema a croce greca con tre navate.
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Struttura interna
La struttura della chiesa è croce greca con tre navate e sul fondo l'abside semicircolare. Ora lo spazio interno risulta delimitato da file di pilastri a croce, che dividono le tre navate.
L'altare maggiore appare molto semplice nella sua organizzazione, in quanto sollevato di un gradino rispetto al piano di calpestio e con due nicchie laterali all'altare, occupate da due statue.
Sul piano strutturale la chiesa si presenta con un intelaiatura in muratura di pietrame e ricorsi di mattoni su cui poggia il soffitto. Il soffitto risulta in cemento armato, mentre il tetto è a due falde nelle navate e poligonale a base ottagonale nella cupola. Il manto di tegole è in laterizio. I pavimenti infine sono in pietra squadrata.
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Facciata
La chiesa di San Vincenzo. (Immagine personale)
La facciata è rivestita in pietra e questo conferisce alla chiesa un aspetto austero e imponente. Oltre a ciò si caratterizza per avere l'attacco al cielo, che segue il profilo del tetto a due falde, valorizzato da lesene con sovrastante timpano.
Nella parte centrale troviamo al di sopra una finestra centrale grande, in asse con il grande portale centrale. A completamento della facciata centrale troviamo la scalinata composta da quattro gradini.
Ai lati del portale troviamo due finestre speculari a questo. Nelle facciate laterali sulla parete della navata principale sono state create ampie finestre che danno un ottima illuminazione all'interno.
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Campanile
Campanile della chiesa di San Vincenzo. (Immagine da Wikipedia)
Il campanile è in muratura armata, ed è posizionato affianco alla navata centrale, a terminazione della navata laterale sinistra. La torre a pianta rettangolare ha una cella campanaria munita di monofora nelle facce. La copertura è del tipo a cuspide piramidale.
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BIBLIOGRAFIA
1) https://necrologie.repubblica.it/chiese/provincia-4-aquila/444-chiesa-di-san-vincenzo
2) http://www.gioiadeimarsi.terremarsicane.it/index.php?module=CMpro&func=listpages&subid=1
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