STORIA DEI

 CUNICOLI DI CLAUDIO

Immagine personale

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60 a.C. -  50 a.C: I Marsi divenuti ormai cittadini romani, servono stabilmente Roma anche nell'esercito, in cambio di questo e altri servizi chiedono a Roma d'intervenire per risolvere il loro più grave problema, il Lago Fucino.

- Il Lago Fucino è  il terzo lago italiano per grandezza e il più grande del Centro Italia. La caratteristica peggiore di questo bacino è il fatto di non avere emissari. Questo comporta spesso grandi inondazioni locali con grandi disagi per le popolazioni che vi vivono, ovvero i Marsi. I Marsi pur avendo per conto loro sviluppato grandi arti come l'arte della guerra, l'arte della medicina, l'arte agricola, non hanno grandi forze e competenze tecniche per risolvere il problema del Fucino. Per cui si rivolgono ai Romani giudicati da tutti, più istruiti e progrediti.

- In questa fase a Roma siamo in una fase di declino del sistema repubblicano e l'avvio di uno nuovo. L'uomo forte che domina Roma in questo momento è Giulio Cesare. Egli è un grande generale, un grande stratega militare, e un uomo di cultura come pochi altri, che riunisce in se anche diverse competenze tecniche. I Marsi nelle loro richieste si rivolgono proprio a lui.

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49 a.C.: Giulio Cesare ormai da anni leader indiscusso di Roma raggiunge un potere illimitato, che se anche non formalmente può essere ascrivibile a quello di un imperatore. In qualche modo può essere considerato il primo imperatore di Roma.

 

l'imperatore Giulio Cesare. (Fonte Wikipedia)

 

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49 a.C. - 44 a.C.: Giulio Cesare dall'alto della sua smisurata cultura concepisce per il territorio romano un grande programma di lavori pubblici con cui risolvere i più importanti problemi del tempo, come l'approvigionamento di derrate alimentari per Roma, la ricerca di nuove territori da sfruttare per l'agricoltura e la creazione di nuovi posti di lavoro con cui impiegare la plebe disoccupata.

Questi grandi progetti Cesare li elabora più o meno in questi anni. Tra i numerosi progetti concepiti da Cesare vi sono un nuovo porto di Ostia, per migliorare gli approvigionamenti per la capitale, completare la via Valeria, passando per la Marsica, per collegare Roma all'Adriatico, la bonifica delle Paludi Pontine, l'Istmo di Corinto in Grecia,  per ridurre i tempi di percorrenza delle navi verso Roma, ecc.

Ma il progetto che considera il più grandioso per tecnica e sviluppo per Roma, è la realizzazione di un emissario per il Fucino, capace di diminuire il livello del lago in modo consistente, liberando così molto terreno fertile per l'agricoltura, i cui prodotti sarebbero per Roma, che diverrebbe totalmente indipendente per capacità di sostentamento dalle provincie.

In questo modo egli risponderebbe anche alle continue suppliche dei Marsi affinchè s'intervenga per sistemare il Fucino.

L'elenco delle opere da lui voluto ci sono giunte da Sventonio il quale nella sua opera DE VITA CAESARUM, nella parte Caesar 44 dice...

" .......... siccare Pomptinas paludes; emittere Fucinum lacum; viam munire a mari Supero per Appennini dorsum ad Tiberim usque; perfodere Isthmum; ....."

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44 a.C.: Assassinio di Giulio Cesare.

- Con l'omicidio di Cesare tutti i grandi progetti di opere pubbliche (compreso l'emissario del Fucino) composti da lui vengono abbandonati.

 

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44 a.C.-27 a.C.: Con la morte di Cesare e la forte decadenza della Repubblica, ormai incapace di gestire un territorio così vasto, si apre nel giro di poco tempo una guerra per la successione fra il generale Marco Antonio e il nipote di Cesare Augusto.

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27 a.C: La fine della guerra fra Marco Antonio e Augusto vede in quest'ultimo il vincitore. Augusto assume su di se tutti i poteri che aveva avuto Cesare, con la differenza di riuscire a mantenere un ruolo importante anche per il Senato, facendo digerire a questo la sua forza. In questo modo Augusto diventa di fatto imperatore di Roma, il primo per molti e il secondo per altri.

INIZIO DELL'IMPERO ROMANO

 

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27 a.C. - 14 a.C.: I Marsi rivolgono continui e pressanti appelli ad Augusto affinchè intervenga per risolvere il problema del Lago Fucino.

27 a.C. - 14 a.C.: Augusto da accorto amministratore capisce, che realizzare un'opera importante come quella dell'emissario del Fucino, costituirebbe un grave pericolo per le finanze del nuovo impero romano. Per cui Augusto ai Marsi risponde con un secco no a questa struttura.

27 a.C.- 14 d.C.: Sotto Augusto il territorio di Roma conosce un lungo periodo di pace e prosperità. Per la Marsica che continua ad avere il problema costante delle inondazioni del Fucino, non è facile, ma nonostante tutto la pax augustea favorisce anche i Marsi.

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14 d.C: Muore a 76 anni Augusto. Gli succede come imperatore il figliastro Tiberio.

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14-37: Roma sotto Tiberio soffre di una grave crisi economica e di un'inflazione molto gravi, con un rincaro molto forte dei prezzi dei generi alimentari

- Tiberio ha ben chiaro che vi è in corso un  deterioramento consistente della produzione agricola, ormai quasi insufficente a sfamare Roma e l'Italia e che il ricorso massiccio alle importazioni di derrate alimentari dalle province imperiali è costosto. Nonostante ciò Tiberio non prende in alcuna considerazione l'opera del Fucino.

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37: Muore Tiberio. Gli succede Caligola pronipote diretto di Augusto.

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37-41: Il governo di Caligola si rivela uno dei peggiori mai avuti da Roma. L'imperatore oltre ad essere solito comportarsi stranamente nella vita privata, non si rivela neanche un abile amministratore della cosa pubblica. Ciò favorisce una certa crisi economica e sociale.

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41: Muore Caligola, ucciso in una congiura. Gli succede lo zio Claudio

 

l'imperarore Claudio. (Fonte Wikipedia)

 

41: Claudio giudicato debole dalla guardie pretoriane e quindi facile da manovrare si dimostra da subito una persona capace, anche se appare vecchio e con problemi fisici.

Claudio si presenta al Senato come il continuatore dei disegni di Cesare, e passa in rassegna i vecchi progetti del suo predecessore. Questi sono vecchi di 100 anni, ma ancora più che attuali, e preveggenti anche in funzione della crisi che Roma con il suo sterminato territorio sta vivendo in questo periodo, come la crisi alimentare.

41: Claudio con un'azione rapida inizia da subito a dare corpo a molti dei progetti cesariani, tra questi vi è anche l'emissario del Fucino.

41: Negli anni tra la morte di Cesare e l'ascesa di Claudio, il vecchio progetto di Cesare dell'emissario è stato sicuramente ripreso e aggiornato con nuovi studi e perizie.

Ciò lo si capisce poichè la rapidità con cui Claudio approva la fattibilità del progetto, è necessariamente figlia di un progetto già ampiamente discusso e aggiustato negli anni.

Infatti per realizzare un progetto così complesso era inevitabile una discussione di ampia portata, che sicuramente per iniziativa privata e in parte pubblica è stata fatta in anni addietro.

E' facile pensare che già sotto Augusto il progetto sia stato ripreso e aggiustato, prevedendo non solo un parziale prosciugamento, ma anche il totale di questo.

Ragionando poi sull'intervento dei privati nel progetto, è possibile supporre che visto l'ostracismo statale presente fino ad un certo punto, vi siano stati dei finanziatori privati, anche fra i Marsi, che contemplando la successiva possibilità di divenire proprietari delle terre prosciugate, si siano fatti avanti con cambiamenti ai vecchi progetti cesariani sul Fucino e con la richiesta allo Stato di accollarsi tutte le spese per la realizzazione dell'opera.

Inoltre è possibile supporre che questi ricchi privati, potessero aspirare a prosciugare del tutto il lago anzichè regolarne il flusso e ciò proprio per i vantaggi del possedere un così vasto territorio pianeggiante così fertile.

Altra condizione fondamentale per capire la rapidità di Claudio è da rifersi alle forti insistenze della popolazione marsa affinchè s'intervenisse con rapidità. L'intervento però per i Marsi, non doveva portare al totale prosciugamento del lago; questo perchè si credeva che nel lago albergasse il dio Fucino e per non disturbarlo non si voleva che il lago fosse cancellato.

Quindi anche per questi motivi alla fine si decide d'intervenire solo per abbassare il livello lacustre e quindi di non prosciugarlo del tutto. Inoltre Claudio opta per farsi carico al livello finanziario dell'intera opera così da avere in seguito l'opzione esclusiva sulle terre emerse.

Da ciò prendiamo spunto per ricordare, che uomini come Cesare, Claudio, Traiano e Adriano, vedessero nell'emissario solo una monumentale opera di pubblica utilità.

Per Claudio poi, definendosi continuatore di Cesare, aver dato avvio ad un'opera concepita proprio da lui è un motivo di prestigio, oltre che d'interesse economico.

Così vediamo che alla fine del 41 vengono iniziati i lavori per l'emissario fucense.

41: Il progetto di Claudio sul lago marso prevede il prosciugamento della fascia più esterna del bacino lacustre, di modo da lasciare emerse il quantitativo di terre adeguato a soddisfare il bisogno umano. Per il resto rimane il lago.

- Quanto detto ci viene tramandato da Dione Cassio, che scrive nella sua STORIA ROMANA; LX,11, 5 :  "Claudio volle scaricare nel fiume Liri il lago Fucino dei Marsi, affinchè fosse resa conltivabile la terra attorno ad esso".

- In definitiva si può affermare che il progetto di Claudio è il più giusto. Questo sia per il rispetto alla popolazione locale, ovvero i Marsi, legati al culto del Dio Fucino, oltre al fatto che essi ormai sono romani da più di un secolo, e poi perchè prosciugare il Fucino avrebbe comportato un dispendio economico troppo forte per le casse imperiali.

 

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41-52: Lavori di realizzazione dell'emissario di Claudio.

- La direzione dei lavori è affidata da Claudio a Narciso, potente e fidato liberto dell'imperatore.

- I lavori protrattisi per 11 anni coinvolgono 30.000 uomini, di cui 11.000 schiavi e 19.000 operai liberi.

- Il tempo di realizzazione dell'opera ha interessato soprattutto i 5,64 Km di galleria scavata tra il Monte Salviano e i Piani Palentini ad oltre 100 m di profondità

- Le condizioni umane degli uomini che hanno lavorato all'emissario è qualcosa d'indescrivibile. Condizioni che si possono descrivere di enorme sforzo fisico e di grande sofferenza umana. Queste condizioni ci vengono tramandate da Plinio il Vecchio che è stato testimone oculare dell'impresa durante la sua realizzazione e poi nella fase d'inaugurazione.

Egli ci descrive nella sua opera NATURALIS HISTORIA; XXXIII; 24, 124

“Eiusdem Claudi inter maxime memoranda equidem duxerim, quamvis destitutum successoris odio, montem perfossum ad lacum Fucinum emittendum inenarrabili profecto impendio et operarum multitudine per tot annos, cum aut conrivatio aquarum qua terrenus mons erat egereretur in verticem machinis, aut silex caedetur, omniaque intus in tenebris fierent quae neque concipi animo nisi ab iis qui videre neque enarrari humano sermone possunt”.
 

“ Tra le opere più altamente memorabili di Claudio, dovrei innanzitutto citare – sebbene lasciato in abbandono a causa dell’odio del suo successore – il traforo della montagna per la costruzione di un emissario per il lago Fucino, (realizzato) in verità con spese immense e con un’enorme quantità di lavori per tanti anni, essendosi dovuto o smaltire in alto per mezzo di macchine le infiltrazioni d’acqua dove la montagna è permeabile, o tagliare la viva roccia: tutti lavori eseguiti sotto terra, nelle tenebre, i quali non possono essere immaginati se non da quelli che li hanno visti, né possono essere descritti con parole umane”.

 

41-52: Ai tempi di Claudio, con l’inizio dei lavori per la costruzione dell’emissario, e nel successivo decennio realizzativo, vi è stata una forte espansione economica ed occupazionale per le popolazioni locali. Quindi un significativo benessere per i Marsi.

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52: Inaugurazione dell'emissario di Claudio

- L'emissario fucense viene in gran parte finito nel 52. Per la fine che può dirsi anticipata rispetto al reale completamento dell'opera, l'imperatore Claudio per la fretta di raccogliere i trionfi di un'opera colossale per cui ha speso ingenti somme di denaro come quella del Fucino, organizza un grande evento celebrativo.

Claudio organizza per l'evento d'inaugurazione dell'emissario del Fucino grandi feste e spettacoli sulle rive del Lago Fucino. Ma la festa più importante è stata in organzizzata in forma solenne e grandiosa, mirante a celebrare il suo genio. Lo spettacolo in questione è rappresentato da una grande battaglia navale nelle acque stesse del lago.

- Per questa immensa occasione di festa l'intera corte imperiale, con Claudio in testa, il principe ereditario Nerone, la moglie Agrippina alloggiano per l’occasione ad Alba Fucen.

In questa occasione Agrippina dona  ai magistrati della città un bronzetto dorato con la sua effige a ricordo dell'evento.

- L’avvenimento  è di una tale portata che sopraggiungono  nella Marsica molti eminenti figure della Roma del tempo. Tra essi figurano  molti scrittori antichi, i quali, tanto fsono avari nella descrizione dei particolari tecnici dell’impresa di Claudio, quanto sono  precisi e dettagliati nel descrivere le feste intorno al grande evento, che spesso tali dettagli appaiono come veri "pettegolezzi".

 

Tacito, grande scrittore di questo periodo, cita  i preparativi dell’evento in questo modo nella sua opera Annales; XII, 56, 1:
“Sub idem tempus, inter lacum Fucinum amnemque Lirim perrupto monte, quo magnificentia operis a pluribus viseretur lacu in ipso navale proelium adornatur…”.


“In quello stesso periodo di tempo, fu eseguito lo scavo del monte che sta tra il lago Fucino ed il fiume Liri e, affinché la maggior moltitudine di spettatori potesse ammirare l’opera grandiosa, venne allestito sulle acque dello stesso lago un combattimento navale…”.

- Basandosi su quanto scritto da Tacito si osserva che la galleria sotterranea è stata finita ed essendo tale struttura, così importante e affascinante, si vuole dare solennità a tanto lavoro, per cui viene allestito un così grande evento come la Naumachia presso le acque del Fucino.

Lo scopo di Claudio non è solo uno scopo celebrativo di se, ma soprattutto dell'opera e con la naumachia egli spera di attrarre molta gente.

E molta gente sopraggiunge presso il Fucino, ad ammirare sia questo spettacolo inconsueto sia per l'opera in se.

 

- Tacito:

Tacito (nella sua opera degli ANNALES; XII; 56, 2), descrive bene quanto stava accadendo nel Fucino e dice...

“Claudius triremes quadriremesque et undeviginti hominum milia armavit, cincto ratibus ambitu, ne vaga effugia forent, ac tamen spatium amplius ad vim remigii, gubernantium artes, impetus navium et proelio solita”.


“Claudio armò triremi e quadriremi e 19.000 uomini; distese lungo le sponde una cintura di zattere, che precludesse ogni fuga, ma abbracciasse uno spazio sufficiente al movimento dei remi, alle manovre dei piloti, al cozzo delle navi ed a tutte le altre vicende proprie di uno scontro tra navi”.

Quanto si rileva dal discorso di Tacito è la grande quantità di gente che è stata assoldata per partecipare a questo scontro militare e quindi farsi uccidere per celebrare un'opera ancora incompleta. Soprattutto per evitare che vi fossero diserzioni dell'ultimo momento vengono fatte arrivare sul posto  forze e di guardie pronte ad intervenire nel caso di tentativi di fuga. Infatti sulle zattere  intorno alle navi vi sono fanti e cavalieri armati e sulle navi, sistemate intorno ai margini del lago, vi sono posti dei marinai.

Continuando nel discorso di Tacito abbiamo...


“In ratibus praetorianarum cohortium manipuli turmaeque adstiterant, antepositis propugnaculis, ex quis catapultae ballistaeque tenderentur. Reliqua lacus classarii tectis navibus obtinebant”.


“Sulle zattere avevano preso posto manipoli e compagnie di coorti pretorie e, innanzi a loro, erano stati eretti baluardi per piazzarvi catapulte e balestre. Le altre parti del lago erano vigilate da marinai arruolati su navi a ponte”.


Bisogna comunque osservare che questo grande dispiegamento militare intorno alla naumachia è in perfetta sintonia con tutta quella moltitudine di gente curiosa e spettatori, che riempivano le sponde del lago, le colline e le pendici dei monti circostanti, come in un enorme anfiteatro naturale;

Continuando con Tacito vediamo ciò che avviene...


“Ripas et collis montiumque edita in modum theatri multitudo innumera complevit, proximis e municipiis et alii urbe ex ipsa, visendi cupidine aut officio in principem”.


“Una sterminata folla gremiva le rive e le colline e le sommità dei monti a mo’ di teatro. Gente accorsa dai municipi vicini o da Roma stessa per curiosità o per cortigianeria”.

- Sicuramente l'effetto scenico di tutta l'operazione viene raggiunta in pieno da Claudio. In questo tripudio di sangue e vana gloria, troviamo il racconto di molta gente venuta in questa circostanza per ammirare la coppia imperiale.

- Di questa circostanza abbiamo anche il racconto di Plinio il Vecchio che fa parte del seguito dell'imperatore. Egli scrive nella sua opera NATURALIS HISTORIA; XXXIII; 19,63...


Nos vidimus Agrippinam Claudi principis, edente eo navalis proelii spectaculum, adsidentem et indutam paludamento aureo textili sine alia materia”.
“Noi abbiamo visto Agrippina, consorte del Principe Claudio, quando lui offrì lo spettacolo della battaglia navale, mentre vi assisteva, vestita con una veste tessuta tutta d’oro”.

In merito al gossip di Plinio riguardo Agrippina, vi è anche la testimonianza di Tacito che ci dice nel suo ANNALES; XII; 56; 7.


“Ipse insigni paludamento neque procul Agrippina clamide aurata praesedere”.
“Il Principe, indossando un superbo mantello di guerra, ed Agrippina, rivestita di una clamide tessuta in oro, presiedevano alla spettacolo”.

Quindi continua descrivendo la crudezza dell'evento...


“Pugnatum quamquam inter sontes fortium virorum animo, ac post multum vulnerum occidioni exempti sunt”.
“La battaglia fu combattuta valorosamente, sebbene fosse tra ciurme di delinquenti; e quando il sangue fu largamente sparso, fu concesso loro di interrompere il massacro”.

 

- Sventonio:

Continuamo ora nella descrizione di questa naumachia attraverso il racconto di un altro autore del tempo, Sventonio.

Sventonio nella sua opera  (DE VITA XII CAESARUM; Claudius; XX e XXI) oltre che descrivere il crudo evento, ci fornisce anche particolari dell'operazione di costruzione dell'emissario...

Egli scrive nei due capitoli XX e XXI ..... “…per tria autem passuum milia partim ecfosso monte, partim excisso …” ovvero che il Monte Salviano è stato in parte scavato ed in parte tagliato per una lunghezza di 3 miglia romane.

Più avanti scrive...  che la costruzione del canale collettore  è stata portata a termine a stento: “…canalem absolvit aegre…”,

e solo dopo undici anni di lavoro e con l’impiego ininterrotto di 30.000 uomini: “…et post undecim annos, quamvis continuis, XXX hominum milibus sine intermissione operantibus”.
 

Riguardo alla naumachia Sventonio dice...

“…quin et emissurus Fucinum lacum naumachiam ante commisit. Sed cum proeliantibus naumachiariis: Have Imperator, morituri te salutant! respondisset: Havete et vos! Neque post hanc vocem quasi venia data quisquam dimicare vellet, diu cunctans an omnis igni ferroque absumeret, tandem e sede sua prosiluit ac per ambitum lacus non sine foeda vacillatione discurrens, partim minando partim adhortando ad pugnam compulit. Hoc spectaculo classis Sicula et Rhodia concurrerunt, duodenarum triremium singulae, exciente bucina Tritone argenteo, qui medio lacu per machinam emerserat”.


“…anzi, volendo prosciugare il lago Fucino, prima vi diede una naumachia; ma ai naumachiarii che gridavano: - Salve Imperatore, quelli che stanno per morire ti salutano! - , egli rispose:- Salve anche a voi!- , e poiché, dopo questo saluto, come fosse stata data la grazia, nessuno voleva più combattere, egli a lungo esitò se sterminarli tutti con ferro e fuoco, ed alla fine si alzò dal seggio e, correndo qua e là intorno al lago, non senza scomposti vacillamenti, li indusse al combattimento sia con le minacce sia con le esortazioni. A questo spettacolo concorsero la flotta sicula e quella rodiese, ciascuna con dodici triremi e dava il segnale un Tritone d’argento, che era emerso dal centro del lago per mezzo di un congegno meccanico”
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Immagine della Naumachia ripresa dai libri della Storia d'Italia di Enzo Biagi

 

Altri particolari citati ci dicono che: Claudio offre lo spettacolo della naumachia prima dell’inaugurazione dell’emissario e ciò per far venire molta gente all'evento, come poi in effetti è avvenuto.

I naumachiarii prima d’impegnarsi in un sanguinoso combattimento rivolgono all’Imperatore il saluto di rito, forse con la segreta speranza di avere salva la vita; ed in tal senso, infatti, interpretano la risposta imperiale “Havete vos!”.
Ma Claudio, che non intende assolutamente rinunciare allo spettacolo per il quale era giunta tanta folla, con il suo incedere claudicante inizia a correre qua e là sulla sponda del lago per persuaderli a combattere con buone maniere o con minacce; e vi riesce in quanto il combattimento ha  luogo; d’altra parte vista la grande presenza di pretoriani non  poteva che avvenire ciò.


Svetonio ci fa sapere anche che le flotte dovevano rappresentare la battaglia navale fra Siculi e Rodiesi e che ciascuna flotta era composta da 12 triremi; altro particolare curioso è dato dalla presenza di quel congegno meccanico a forma di Tritone che, emergendo dalle acque centrali del lago, dava segnali con una trombetta.

 

- Dione Cassio Coccoieano

Altro importante autore, testimone dell'inaugurazione, è Dione Cassio Cocceiano.

Egli nella sua opera (STORIA ROMANA, libri LX, LXI) scrive

 - che Claudio fa erigere intorno al lago una cintura di legno su cui eresse delle impalcature per ospitare una parte della grande moltitudine di spettatori, verosimilmente quelli che facevano parte del seguito imperiale.

Il racconto continua facendo rilevare che, mentre gli altri spettatori vestivano a loro piacimento, Claudio e Nerone indossavano divise militari ed Agrippina era adornata da una clamide tessuta in oro.
Nella testimonianza di Dione troviamo la notizia della presenza di Nerone, all’epoca giovinetto quindicenne, che a quel tempo era già stato adottato e quindi, in qualità di Principe Ereditario, doveva presenziare per forza di cose all’inaugurazione di un opera così grandiosa.

Dione poi c'informa che coloro che partecipavano alla naumachia sono condannati a morte che erano disseminati su 50 navi, composta ognuna da due flotte, chiamate dei Saculi e dei Rodhesi e ciò senza riferci se si trattasse di triremi o quadriremi; nel riferire il numero delle navi si scosta di molto da Svetonio che ne aveva identificate appena 24 in tutto.


La narrazione dello storico greco così prosegue:


“I combattenti in principio riunitisi ed unitisi per un’azione comune, così salutarono Claudio tutti insieme: Ave, Imperatore; noi che stiamo per morire ti salutiamo! E poiché non trovarono nessuna salvezza, ma furono anche stimolati a combattere, ricorsero a semplici passaggi e subito l’un l’altro si azzuffarono fino a che non furono fatti a pezzi per costrizione”:


Da notare che il termine usato , col suo macabro significato di “fare a pezzi”, richiama perfettamente il quadro sanguinario dello spettacolo, che già era stato descritto da Tacito, ma in modo più “morbido”.


Terminato lo spettacolo è dato il “via” alla acque; ma si verifica subito un grosso inconveniente per cui quel momento solenne diventa un totale insuccesso.

 

- Tacito e l'impresa non riuscita...


Tacito riferisce:


Sed perfecto spectaculo apertum aquarum iter. Incuria operis manifesta fuit, haud satis depressi ad lacus ima vel media. Eoque tempore interiecto altius effossi specus, et contrahendae rursum moltitudini gladiatorum spectaculum editur, inditis pontibus pedestrem ad pugnam”.


“Ma terminato lo spettacolo, fu aperto il passaggio delle acque. Risultò palese un difetto della costruzione, non sufficientemente abbassata rispetto alle parti più profonde o anche intermedie del lago. Perciò, trascorso del tempo, fu scavata più profondamente la galleria. E per far radunare di nuovo una moltitudine di gente, viene allestito uno spettacolo di gladiatori, su palchi innalzati per una battaglia di fanti”.

Lo scrittore latino, maliziosamente insinua il sospetto dell’incuria da parte del responsabile dei lavori Narciso, purtroppo non è molto generoso di particolari, per cui non si conosce esattamente di quale natura fosse “l’incidente” che rovinò l’inaugurazione solenne dell’emissario del Fucino.

Sicuramente deve essersi trattato di una cosa molto evidente, per cui possiamo subito escludere che il problema fosse da ricercare nella mancata “scomparsa” del lago, una volta aperte le saracinesche dell’incile.

Infatti, considerando la portata dell’emissario, la riduzione del livello delle acque del lago avrebbe potuto procedere alla “velocità” di circa 1 metro ogni 8 – 9 mesi a pieno regime di funzionamento. Quindi nessuno poteva aspettarsi un’evidente abbassamento del livello del lago nel breve tempo della cerimonia di inaugurazione.

In quell’occasione ci si attendeva solo che l’acqua defluisse regolarmente dal collettore all’incile, da questi nella galleria sotterranea e da quest’ultima nel letto del Liri.
Se le cose fossero andate così, tutti sarebbero stati felici e Claudio sarebbe tornato a Roma orgoglioso della “sua opera”.

- Invece le cose vanno diversamente...

Infatti qualcosa impedisce alla acque del lago di percorrere il tragitto fino al Liri


Questo “qualcosa” è molto probabilmente, un improvviso cedimento e quindi crollo nella galleria sotterranea che blocca di fatto il defluire dell’acqua. Che si trattasse di un evento improvviso ed imprevisto c’è da crederci, dal momento che non è pensabile che i romani, i quali prima delle inaugurazioni solenni collaudavano persino le strade, non avessero fatto delle prove tecniche di funzionamento dell’emissario nei giorni che precedettero l’arrivo dell’Imperatore.

Quindi la ricostruzione potrebbe essere la seguente:

Vengono aperte  le saracinesche e dato il via libera all'entrata delle acque nella gola e quindi nella vasca esagonale. Poi le acque giungono spumeggiando nella vasca trapezoidale e s'inoltrano veloci nel condotto sotterraneo.

Questo è il momento culminante della festa.

Per Claudio è il coronamento della grande impresa, dopo undici lunghi anni di attesa e milioni di sesterzi spesi, per Narciso motivo di soddisfazione e di prestigio personale, per Agrippina un momento di rabbia, in quanto vedeva coronata dal successo l’opera portata avanti dall’odiato liberto Narciso.

Ma  trascorsi appena pochi minuti, l’acqua inizia entamente a salire di livello, poi raggiunge la volta della galleria, riempie a metà la vasca trapezoidale e continua a salire oltre il piano della vasca esagonale. Claudio e Narciso si guardarono sgomenti negli occhi: l’acqua non passava!


Per Claudio era la più grande delusione, per Narciso un terribile colpo della malasorte ed una profonda umiliazione davanti agli occhi beffardi dell’odiata Agrippina.


Dopo i primi attimi di smarrimento, Narciso ed i suoi tecnici danno l’ordine di chiudere la saracinesca di accesso alla vasca esagonale e si danno da fare per localizzare il guasto; e il guasto non può che essere  lì, all’interno dell’emissario; e viene anche rapidamente localizzato attraverso l’ispezione dei vari pozzi e cunicoli di servizio:

Il crollo è avvenuto nella galleria tra i pozzi 19 e 20.
Un rapido sopralluogo permette di costatare, che fortunatamente i danni non sono gravi, anzi  riparabili in poco tempo; così l’Imperatore si lascia convincere a restare ancora per qualche giorno ad Alba Fucens per ripetere, dopo qualche giorno, la cerimonia di inaugurazione.


Si fanno tuttavia sgomberare con immane fatica cumuli di macerie e di fango, dopo aver vuotato l’emissario dell’acqua, che era rimasta intrappolata dentro di esso.

Successivamente si procede alla ricostruzione del tratto di galleria franato, forse puntellando il tutto frettolosamente, per non ritardare ulteriormente la cerimonia d’inaugurazione.


Ma un questo lavoro richiede almeno una decina di giorni.
Ed allora, dopo un insuccesso così clamoroso e con tutto quel brulicare di operai e di schiavi, è facile per gli avversari di Narciso accusarlo di errori, di incuria e forse anche di frode, sospettando che avesse speso molto meno dei denari ricevuti da Claudio per l’impresa del Fucino.


E poi il trasporto all’esterno della galleria di tutto quel materiale di sgombero, ha dato la falsa impressione, rintracciabile anche nelle parole di Tacito, di grandi lavori all’interno dell’emissario per abbassarne il livello (…altius effossi specus…).


Quindi Tacito, che non solo non è testimone oculare degli avvenimenti, ma li descrisse circa 50 anni dopo, riporta probabilmente il racconto dei denigratori di Narciso quando afferma che “il livello della galleria viene portato più in basso perché era stato rilevato un evidente errore di costruzione.

 

- Fatto sta che 10 giorni dopo avviene una nuova cerimonia...



Eseguiti i lavori di riparazione, viene fatta una nuova festa per l’immissione delle acque del Fucino nella galleria; ma, data la ristrettezza di tempo, le cose sono organizzate in modo meno sfarzoso.


E per richiamare di nuovo quanta più gente fosse possibile, viene fatto uno spettacolo di combattimento fra gladiatori da svolgersi su dei ponti di legno sospesi sopra le acque del lago; insomma uno di quegli spettacoli tanto in voga a Roma e che certamente avrebbe colpito la fantasia di chi non aveva mai avuto la possibilità di assistervi: c’erano dunque tutti gli elementi per richiamare di nuovo, a distanza di pochi giorni, una grande moltitudine di gente. Inoltre gli ospiti di riguardo sarebbero stati allietati da un banchetto, degno della mensa imperiale, allestito proprio a ridosso delle strutture dell’incile.


Tacito ci fa il resoconto anche di questa “seconda” inaugurazione:


Quin et convivium effluvio lacus appositum magna formidine cunctos effecit, quia vis aquarum prorumpens proxima trahebat, convulsis ulterioribus aut fragore et sonitu exterritis. Simul Agrippina trepidatione principis usa ministrum operis Narcissum incusat cupidinis ac praedarum, nec ille reticet, impotentiam muliebrem nimiasque spes eius arguens”.


“Inoltre, un banchetto apparecchiato presso l’uscita del lago, riempì tutti di grande spavento perché la violenza delle acque, prorompendo, trascinava le cose vicine e travolgeva quelle appresso, mentre tutti erano terrorizzati per il fragore e per le grida. Allora Agrippina, approfittando dello spavento dell’Imperatore, accusa il direttore dei lavori Narciso di cupidigia e di ruberie; né lui resta zitto, rinfacciandole la sua sfrenatezza femminile e le smodate ambizioni”.

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Quindi, al termine dello spettacolo dei gladiatori, viene dato seguito alla nuova provaa  dando via libera alle acque che di nuovo attraversano  la gola e la vasca esagonale.

Queste si precipitano con un tonfo nella vasca trapezoidale e si avviano veloci verso la galleria sotterranea.

Sono tutti in attesa... gli avversari di Narciso e la stessa Agrippina, con la speranza di vederlo definitivamente rovinato; Narciso, col cuore in gola, diviso tra la speranza di successo ed il terrore di un nuovo colpo mancino della malasorte. Claudio è lì, tra speranza e timore, con l’occhio fisso sulla corrente d’acqua che passava.

L'acqua continua a passare velocemente, sembra che la cosa vada e dopo un'ora arriva il segnale da parte delle vedette, che conferma che le acque giungono nel fiume Liri. Facendo alcuni conti si capisce che l'acqua tra l'entrata nella struttura e l'uscita impiega 52 minuti.

A questo punto arriva una ovazione generale della folla, degna di quelle che l’Imperatore era abituato a sentire al Circo Massimo.

Claudio era soddisfatto; Narciso sembrava rinato: era finalmente il meritato successo aspettato per undici lunghissimi anni. Comincia quindi il banchetto apparecchiato vicino al passaggio delle acque, nei pressi della vasca trapezoidale.

Nella vicinanza alle vasche vi è ancora un mix di paura per altre brutte sorprese e la voglia di festeggiare l'avvenuta opera.

Quindi mentre le acque continuano a muoversi avviene il banchetto imperiale...

... ad un certo punto un enorme boato si udisce, la terra trema ed una enorme ondata d’acqua trabocca all’improvviso dalla vasca trapezoidale, scaraventando a terra tavole e persone. Urla di spavento, fughe di massa per paura di essere travolti dall'onda anomala. Nerone in questa circostanza ha rischiato seriamente di morire e questa esperienza la ricorderà al lungo. Lo stesso Claudio ha rischiato.

Passato un po' di tempo tutte le persone presenti si scagliano contro Narciso, individuato come unico responsabile. Tra le persone più in odio verso di lui, vi è Agrippina, che imbufalita per quanto avvenuto, lo accusa pubblicamente d'incapacità e ruberie.

Poco dopo Narciso risponde per le rime ad Agrippina accusandola con veemenza delle sue sfrenate ambizioni femminili.

- Detto ciò il motivo di questo secondo incidente è da ricercarsi in nuovo crollo proprio nello stesso punto che aveva subito delle riparazioni frettolose nei giorni precedenti, vale a dire nel tratto tra i pozzi 19 e 20.


C’è da supporre che le nuove murature, realizzate in fretta e non ancora consolidate, ma appoggiate forse su dei puntelli provvisori, abbiano retto bene per qualche ora all’impeto della corrente d’acqua; poi però ci sarà stato il cedimento di un primo puntello, e poi di altri in rapida successione, e quindi il crollo di tutto quel tratto di galleria con una valanga d’argilla ed altri detriti piombata all’improvviso sulla corrente d’acqua.

L’effetto deve essere stato terribile: la massa d’acqua, schiacciata di colpo da tutto quel peso e contenuta dentro il vano della galleria è uscita di colpo dalla bocca della galleria ed è andata ad urtare contro la parete opposta della vasca trapezoidale, innalzando una enorme ondata che ha traboccato addosso alla famiglia imperiale, con gli effetti che abbiamo visto.

52: La Corte Imperiale a questo punto, avuta comunque l'inaugurazione, ritorna a Roma.

52: Il tratto di galleria caduto viene riparato nel giro di poco tempo e questa volta con cura e perizia. Probabilmente si sarà fatta qualche deviazione ad angolo retto all’interno della galleria, tra i pozzi 19 e 20, che avrebbe allontanato il tracciato da una zona molto franosa ed instabile, deviazione tuttora esistente.

Così Narciso avrà fatto arrivare a Claudio notizie rassicuranti dopo poco tempo. Insieme a questi lavori sono da sommare la continuazione dei lavori di costruzione del vero collettore, in quanto per la fretta dell'inaugurazione era stato approntato un canale collettore provvisorio. Questo era sostenuto da semplici travature di legno, poichè la costruzione in muratura di un canale di 4 Km avrebbe comportato ulteriori ritardi, inconciliabili con la fretta di Claudio di vedere in funzione la “sua” opera.

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52-54: Continuazione dei lavori d'intervento sull'emissario claudiano. Vengono portati a termine 1) lo scavo del canale collettore e lo svuotamento del lago; 2) tutte le opere di drenaggio e di bonifica dei terreni sottratti alle acque.

52-54: Vengono continuati i lavori per la realizzazione del Canale Collettore previsto dal progetto. Questo deve essere più largo e lungo e per costruirlo occorre rimuovere con le braccia una enorme quantità di terra e detrito; ciò per una decina di metri al punto di raccordo con l'incile. Tale lavoro inoltre deve essere fatto in più tempi, andando in fasi, permettendo lo scavo, l'abbassamento del collettore ed il suo progressivo avanzamento verso il lago, avvenendo il tutto mano a mano che la linea di costa fosse avanzata per la regressione delle acque. In questo bisogna considerare i terreni che essendo imbevuti di acqua risultano più difficoltosi da rimuovere.

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54: Completamento dei lavori del Canale Collettore. Tuttavia ai fini dello svuotamento del bacino lacustre, il  completamento del collettore dimostra da subito di avere effetti inconsistenti, con una discesa di livello compreso tra mezzo metro e 1 metro.

54: Muore Claudio, ucciso dalla moglie Agrippina. Gli succede il figliastro Nerone, discendente diretto di Augusto.

54: Nerone su richiesta della madre revoca a Narciso la direzione dei lavori dell'emissario fucense, inoltre viene disposta l'immediata interruzione di questi.

54: Narciso si suicida su induzione di Agrippina

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55: L'interruzione dei lavori dell'emissario fucense, pur decretandone l'immediata fine, per qualche tempo continua a funzionare anche senza lavori di manutenzione, producendo un lieve abbassamento di circa 2 m del livello del Lago.

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56: L'emissario fucense cessa di funzionare e il livello del lago ritorna alla situazione precedente.

56: Con l'interruzione dei lavori dell'emissario sulla Marsica si abbatte una prodonda crisi economica, poichè grazie ai lavori di questo si era creata una notevole manodopera per i lavori e l'economia era decollata con attività collaterali all'opera in se.

Ora in mancanza di ciò si sono avuti licenziamenti di massa e fallimenti a catena di molte attività legate all'opera di Claudio. Per i Marsi è una tragedia.

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68: Nerone muore suicida estinguendosi con lui la dinastia Giulio-Claudia.

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69: Vespasiano, un generale romano, diventa nuovo imperatore arrivando a fondare una nuova dinastia.

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69-79: Il governo di Vespasiano non interviene nel ripristino del canale claudiano, nonostante che si occupasse con acutezza di erigere molte opere pubbliche.

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79: Muore Vespasiano. Gli succede il figlio Tito.

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81: Muore Tito. Gli succede il fratello Domiziano.

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81-96: Il governo di Domiziano non interviene nel Fucino, con grande disperazione dei Marsi.

81-96: Il lago Fucino torna a dare problemi alle popolazioni. Le popolazioni della Marsica tornano a concentrarsi sulla pesca e la pastorizia oltre che sulle armi.

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96: Domiziano è ucciso in un agguato. Un vecchio senatore romano Nerva diviene imperatore.

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98: Muore Nerva. Gli succede Traiano, valente generale dell'esercito romano e acuto politico.

l'imperatore Traiano (Fonte Wikipedia)

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106: Traiano conquista la Dacia e rimpingua in modo sostanzioso le casse di Roma con l'oro dacico.

 

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109: Il livello del lago Fucino torna a salire minacciando di nuovo le popolazioni marse.

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110: Grave inondazione del Lago Fucino verso le zone circostanti esso. Il lago straripando crea enormi problemi alle popolazioni rivierasche.

110: Le popolazioni del Fucino chiedono a Traiano ad intervenire sul lago.

110: Traiano risponde alle richieste dei Marsi facendo riprendere i lavori di manutenzione del canale artificiale.

- La decisione di Traiano si spiega con il suo scopo di risolvere i problemi pratici della popolazione, come in effetti era il Fucino

- Traiano capisce bene, che portare avanti un'opera così importante, ma così ben avviata significa spendere relativamente poco, poichè lo stato di avanzamento dei lavori realizzati sotto Claudio avevano già di per se viste completate le parti più importanti.

- Traiano biasima pubblicamente i suoi predecessori, poichè hanno lasciato marcire un'opera così importante

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110-116: Gli interventi di Traiano di ripulitura del canale collettore e la disostruzione della galleria di Claudio consentono il ripristino della grande struttura idraulica e il successivo recupero delle terre occupate dal lago durante l'ultima inondazione del 110.

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116: Il Senato romano e il popolo di Alba Fucens riconosce pubblicamente il merito di Traiano, di aver restaurato l'emissario di Claudio, dedicandogli una statua

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117:  Muore Traiano. Gli succede Adriano, generale romano e figlio adottivo di Traiano

 

l'imperatore Adriano. (Fonte Wikipedia)

 

117: Adriano decide di proseguire i lavori di completamento dell'opera di Claudio, migliorandola laddove ha mostrato difetti. Per questo vengono avviati nuovi progetti riguardanti l'emissario, atti a migliorarne gli effetti.

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118-130: Vengono definiti nuovi progetti migliorativi dell'opera di Claudio, decidendo tra l'altro l'abbassamento ulteriore della quota di scolo del lago di modo da poter avere più terra a disposizione di quella prevista con la struttura claudiana.

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130: Vengono avviati  i lavori d'intervento migliorativo sull'emissario di Claudio

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130-141 circa: Gli interventi migliorativi dell'opera di Claudio iniziati sotto Adriano e proseguiti, per quel poco che restava, sotto Antonino Pio, si concentrano soprattutto sull'Incile e riguardano:

1) Eliminazione della vasca esagonale con collegamento diretto del canale collettore al fondo della vasca trapezoidale;

2) Abbassamento di varie quote per lo scolo delle acque del lago.

Oltre a questi due più importanti interventi se ne affiancano altri meno importanti, ma comunque significativi per il buon funzionamento dell'opera.

Gli interventi secondari sono tre :

 

1) Il primo dei tre interventi secondari riguarda i muraglioni laterali dell'avambacino, dove la parte destra era crollata precedentemente.

Qui viene ricostruita nella parte destra crollata una sagoma curvilinea del vecchio muraglione mentre veniva rinforzata la parte sinistra rimasta in piedi.

Oltre a ciò le estremità vengono unite tramite un nuovo muro che scavalca il canale collettore.

 

2)  La seconda modifica riguarda la forma dell'avambacino.

La forma dell'avambacino viene modificato in vasca ellittica, che è funzionale all'insieme del nuovo progetto riguardante l'Incile.

In pratica l'interno dell'avambacino viene abbassato fino a quota 11,09 m. Il lavoro viene svolto costruendo fiancate curve, che creano una nuova piccola vasca di espansione, che dalla sua forma è stata definita "vasca ellittica".

 

3) La terza e ultima modifica riguarda l'innesto di una nuova saracinesca, posta nella parte bassa del nuovo muro terminale.

Questa saracinesca sostituisce in toto la seconda, posta tra la vasca esagonale e la vasca trapezoidale, ormai del tutto fuori uso.

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138: Muore Adriano. Gli succede il genero Antonino Pio

l'imperatore Antonino Pio. (Fonte Wikipedia)

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141 circa: Terminano in modo definitivo i lavori di miglioramento dell'emissario claudiano

- Grazie agli interventi strutturali-migliorativi dell'opera di Claudio, attuati da Traiano e Adriano la superficie del lago è passata dai 140 Km2 iniziali ai circa 60 Km2 finali, ovvero appena il 40% del valore di partenza, con l’acquisizione di oltre 8.000 ettari in più di nuove terre.

Se gli interventi di Traiano, ma soprattutto di Adriano non vi fossero stati e si fosse mantenuto il progetto originale di Claudio, il lago residuo avrebbe avuto una estensione superiore ai 90 Km2, pari al 65% della superficie iniziale, ed avrebbe portato all’acquisizione di “appena” 5.000 ettari di terra.

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141-149: Antonino Pio fa bonificare tutte le terre ottenute con il ritiro del lago

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149: Vengono terminati i lavori di bonifica dei nuovi terreni fucensi.

149: Antonino Pio passa tramite delegati imperiali alla centuriazione, ovverto alla ripartizione e assegnazione delle terre emerse sottratte al lago.

Le terre vengono ripartite in funzione delle tre città più importanti della Marsica entro cui ricade il territorio del Lago Fucino, ovvero Alba Fucens, Marruvium e Angitia.

- Con il prosciugamento definitivo del Lago Fucino avvenuto per merito del Principe Torlonia a metà 800, sono venuti alla luce numerosi reperti e cippi, che ci danno un'idea precisa sia del perimetro raggiunto dal Lago Fucino, successivamente al primo ridimensionamento romano, sia alla ripartizione delle nuove terre tra i tre municipi marsi.

Ebbene la distribuzione di questi cippi ci dice quali fossero i punti precisi d'incontro delle linee di confine fra i territori di Alba Fucens, Angitia e Marruvium alla data del 149.

Da ciò si nota che tutte le opere dell'opera di Claudio (galleria, incile e canale collettore) ricadono tutte nel territorio di Alba Fucens.

Questo però non sottintende che Alba dovesse occuparsi da sola della manuntenzione dell'emissario romano, poichè esso serviva anche a Marruvium e Angitia. Di conseguenza tutti e tre i municipi sono chiamati in quest'opera continua di manutenzione.

Ciò che emerge inoltre dall'assegnazione delle nuove terre spicca la parte esigua concessa ad Angitia. Ciò si spiega in quanto Angitia è una città santuario e quindi ha una funzione soprattutto di tipo religioso e cultuale, godendo per questo di uno status speciale di extra-territorialità e quindi con esigenze diverse dagli altri due municipi

- Marruvium

Marruvium secondo i nuovi confini inizia, ad ovest, nel punto di incontro dei confini di Alba Fucens e Angitia, ovvero proprio nel punto dove è stato posto il "cippo dei tre confini".

- Alba Fucens

Per Alba Fucens, il territorio inizia da Luco, risalendo verso nord per poi spostarsi verso est, verso Celano, fino ad incontrare di nuovo a nord-est del Fucino, la città di Marruvium.

Per questo secondo confine fra le due città non si è rilevata alcuna indicazione chiara poichè fino ad ora non sono stati ancora trovati cippi di confine.

Tuttavia vi è una prova indiretta che riguarda le tracce di centuriazione albense, che sono ancora visibili, mediante foto aree, dove si scorgono diverse stradine che hanno un orientamento uguale a quello di Avezzano e dei Piani Palentini, appartenuti sicuramente all'Ager Albensis; si scorgono piccole strade che variano repentinamente ad est di Celano, entrando in modo evidente nel territorio di Marruvium.

Quindi abbiamo il confine diretto tra i territori delle città di Alba Fucens e Marruvium, nella parte settentrionale del Fucino, dovrebbe essere ubicato, con molta probabilità presso l'attuale Rio La Foce, già presente in epoca romana, per il quale però non si ha notizia della sua denominazione romana.

Quindi abbiamo che la parte restante delle nuove terre è di Marruvium; una fascia abbastanza stretta, ma piuttosto lunga, che, iniziando nei pressi di Luco, proseguiva a sud e ad est facendo tutto il giro del lago, fino a giungere a nord nei pressi dell'attuale Celano senza soluzione di continuità.

 

- Quindi in definitiva la situazione di centuriazione degli 8.000 ettari di nuove terre ricavate dal ritiro del Lago Fucino è la seguente:

1) 3500 ettari sono assegnati ad Alba Fucens;

2) 4.200 ettari sono dati a Marruvium;

3) 300 ettari sono assegnati ad Angitia;

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149-250 CIRCA:  La Marsica in questa fase vive il suo momento di splendore.

Con la riduzione del perimetro del lago grazie all'emissario fucense, non vi sono più inondazioni, e le città rivierasche riescono a gestire bene il piccolo lago lasciato al centro della conca.

L'economia in questa fase fiorisce, grazie alla presenza delle nuove terre agricole e al fatto che si generano tutta una serie di nuove attività economiche, che consentono alla popolazione dei Marsi di arrivare a vivere il periodo più florido della sua ormai lunga storia.

Il contatto marso con Roma poi consente ai Marsi di raggiungere i più alti gradi della vita militare e in parte politica della capitale. Questo è vero poichè i Marsi costituiscono all'interno dell'esercito romano uno dei più validi strumenti di lotta. Addirittura i Marsi vengono chiamati a far parte della guardia imperiale, grazie al loro indomito e riconosciuto spirito guerriero.

In questa fase tutte le città e i villaggi marsi subiscono una forte crescita edilizia, data dai forti flussi di denaro che animano le nuove realtà cittadine.

Da questa nuova realtà emerge in tutto il suo vigore il grande genio romano, che riesce a superare enormi problemi tecnici, attraverso lo studio della natura.

Per Questi problemi vengono opposte soluzioni un po' ardite, che però si rivelano di estrema efficacia.

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250-395: Durante l'ultima fase di vita dell'impero romano l'Emissario di Claudio continua a funzionare bene, e ciò soprattutto per la continua manutenzione.

- Grazie al buon andamento dell'emissario, nonostante la generale crisi dell'impero, la Marsica continua a godere di un buon livello economico e sociale.

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395: L'IMPERO ROMANO TERMINA DI ESISTERE

- NASCE L'IMPERO ROMANO D'OCCIDENTE

- NASCE L'IMPERO ROMANO D'ORIENTE

 

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395-476: Per tutto il periodo dell'impero romano d'Occidente, la struttura dell'Emissario deve aver ancora tenuto assicurando, grazie alle costanti cure degli addetti ai lavori, un buon funzionamento.

Grazie a ciò le condizioni economiche e sociali dei Marsi devono essere state generalmente accettabili. Sottolineo "accettabili" in quanto la generale crisi dell'impero deve aver creato non pochi problemi alle genti marse che iniziano a vedere in questa fase il loro territorio invaso e saccheggiato da pericolose genti straniere.

Tuttavia ancora in questa fase la struttura amministrativa e socioeconomica regge.

 

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476: L'ultimo imperatore romano occidentale, Romolo Augustolo è deposto dai Goti.

- Inizia per l'Italia il regno dei Goti.

 

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484 circa: Grave terremoto colpisce la Marsica generando consistenti danni in tutta l'area, ma soprattutto arrecando gravi danni alla struttura dell'Emissario.

- In diverse parti della Marsica si hanno notizie di  gravi danni in seguito al terremoto.

- Ad Alba Fucens dagli scavi condotti nel '900, sono venute fuori molte testimonianze di un grave sisma che colpisce la città in questa fase storica.

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484 circa-500: Il grave terremoto del supposto 484 comporta notevoli problemi di funzionamento per l'emissario che anche a causa di una certa discontinuità nella sua manutenzione inizia a riempirsi di terra iniziando un lento, ma costante riempimento.

 

484 circa -500: In tutta la Marsica si segnalano gravi danni in seguito al terremoto

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493: Inizia il regno goto di Teodorico.

- Ancora per qualche tempo le strutture amministrative romane sopravvivono consentendo seppure malamente una certa continuità del tessuto sociale romano e marso.

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500-530: L'emissario prosegue nel riempimento e in questa fase si può affermare che la manuntenzione della struttura è già sospesa

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535 - 553: Durante il regno Ostrogoto di Totila inizia la guerra gotico-bizantina per il controllo dell'Italia

- In questa fase l'Abruzzo e in particolare la Marsica divengono un campo di battaglia mandando in fumo secoli di storia pacifica nel territorio.

-  Molti villaggi marsi nati in epoca romana durante la fase di costruzione dell'Emissario vengono distrutti e la gente uccisa, la città di Marruvium viene data alle fiamme e la gente trucidata, anche Angitia riporta danni importanti, l'unica a resistere è Alba Fucens in quanto protetta da possenti mura.

- La mancanza di riparazione dei danni del terremoto del 484 e la successiva mancata manutenzione comportano il definitivo riempimento della galleria romana e l'inizio della ricrescita del Lago Fucino.

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553-68: I Bizantini sconfiggono i Goti e si assicurano il totale controllo dell'Italia

553-68: Il livello del Lago Fucino cresce in modo importante ed è ormai vicino ai suoi livelli preclaudiani

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574-589: Il Lago Fucino complice l'ormai inesistente manutenzione continua nella sua crescita

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589: Complice un clima particolarmente piovoso, il livello del lago Fucino cresce molto inondando in modo tremendo tutti i paesi rivieraschi, producendo immani tragedie.

1) La notizia della tremenda alluvione del Fucino ci giunge da Ludovivo Muratori.

Egli ricorda nella sua opera gli Annales, come nel 589, sotto il regno longobardo di Autari, siano avvenute una serie di terribili alluvioni che si abbattono sull’Italia.
 

Proprio in questa occasione il Fucino ha una crescita smisurata di acqua, tale da provocare danni incalcolabili alle città rivierasche. Da ciò è lecito supporre che l’alluvione deve essere provocata, e forse aggravata, dal definitivo cedimento delle opere di bonifica e dei vecchi canali di scolo delle acque, tale da far tornare il lago ai suoi vecchi confini.

2) Le stesse notizie, ma riferite all’anno 590, sono riportate anche nelle “Storie di S. Antonino”:
 

- “Nell’anno VII° dell’Impero di Maurizio, ci fu una così grande inondazione, da far temere che il mondo venisse sommerso di nuovo dalle acque del Diluvio”.
Anche il Liber Pontificalis ricorda, a proposito della vita di Papa Pelagio II° (578 – 590) , che, proprio nell’anno della morte del Papa,
“ci furono piogge così abbondanti che tutti dicevano che erano tornate le acque del Diluvio Universale”.

 

- Da ciò si può concludere che tra il 589 e il 590 il Lago Fucino sia ritornato ai suoi livelli di sempre e che da ora fino al 1862, anno d'inizio dei lavori di Torlonia, il lago costituirà un continuo problema per le genti della Marsica

 

 

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BIBLIOGRAFIA

1) http://www.fucino.altervista.org/pagina-875331.html

2) http://www.aercalor.altervista.org/index_file/Lago_Fucino.pdf

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I CUNICOLI DI CLAUDIO