Genova Maggio 2000. Caro Dottor Patch, da poco sei partito con Susan e a tutti noi è rimasta una grande nostalgia. Nei quattro giorni della tua permanenza a Genova, ci hai travolto con la tua gran voglia di vivere, con la tua allegria, la tua umanità e simpatia. Io mi sono trovato a lavorare per te per caso ma, in confidenza, da quando con mio figlio Marco, avevo visto il film che raccontava la tua storia, desideravo conoscerti anche se non sapevo come sarebbe potuto accadere. Un giorno poi, sento che stai per venire in Italia, proprio a Genova, invitato dall’Ente per cui lavoro. Nelle due settimane precedenti il tuo arrivo, conosco le due colleghe che organizzano il tuo soggiorno; capisco che era l’occasione che aspettavo e ringrazio di aver sempre avuto la passione per la fotografia se ho potuto avvicinarti e stare a contatto con te e Susan per molte ore, ascoltare le tue parole, le tue idee, che condivido pienamente, vederti così umanamente vicino ai malati e sentire in ogni momento la tua grande forza e determinazione per realizzare i tuoi sogni, per aiutare il prossimo portando allegria e infinita dolcezza sia alle persone anziane sia ai bambini sia a tutti coloro che hanno bisogno di aiuto. Ho apprezzato le tue parole riguardo alla "SOLITUDINE" all’amore, all’amicizia, al volontariato e sul "non vergognarsi a mostrarsi romantici", ed il tuo "INNO alla GIOIA" e scoprire la tua profonda religiosità. Tutto lo STAFF è stato contagiato da tutto ciò e, lunedì, ritornando al lavoro di routine, guardandoci negli occhi, quasi smarriti, abbiamo capito quanto vogliamo bene a te e a Susan e quanto ci mancherete. Come promesso, ti spedisco alcune fotografie sapendo di farti cosa gradita e ti mando i saluti di tutti, da estendere a Susan, in modo particolare quelli di MATTEO e di MAURO che sicuramente ti scriveranno. Un saluto particolare anche da mio figlio MARCO che è rimasto entusiasta di te e, da parte mia, un forte abbraccio sperando in una tua risposta e di diventare il 501° amico con cui corrisponderai "rigorosamente con carta e penna". Spero di rivedere presto te e Susan in Italia e, magari, un giorno di venire negli U.S.A. a vedere di persona il tuo OSPEDALE ed i tuoi splendidi sogni realizzati. Il tuo nuovo amico, CLAUDIO. P.S. :ti mando anche la fotografia fatta in Brasile nel Luglio 1999, quando sono andato, con Marco, a trovare i miei amici Massimo ed Ivana, missionari in una comunità di bambini abbandonati delle favelas di San Paolo. Il fondatore, Padre Josè Sometti, ha realizzato un suo grande sogno, che porta avanti da 10 anni. |