Libero

EVOLUZIONE DELLE AVANGUARDIE ARTISTICHE

 

A metà dell’800 gli effetti della Rivoluzione industriale si fanno sentire su tutti gli aspetti della vita: sul sistema sociale, sul sistema produttivo e nel mondo culturale, in quanto:

a) l’aristocrazia è sostituita dalla borghesia, la quale non fa più costruire i favolosi palazzi da affrescare;

b) la chiesa ha perso notevolmente importanza e quindi denaro in seguito all’impronta razionale, detta RAGIONE, dovuta alla rivoluzione industriale; quindi, anch’esso, non ha più la possibilità di far dipingere opere sacre in luoghi religiosi (chiese, conventi, ecc…);

c) i nuovi mezzi di comunicazione delle immagini, quali la fotografia e il cinema, occupano l’interesse della gente verso i messaggi visivi.

La fotografia, nata agli inizi dell’800, si presentò come una diretta concorrenza della pittura: il "ricco signore" poteva rivolgersi direttamente al fotografo anziché stare in posa per ore e ore dal pittore per essere ritratto.

L’artista si viene a trovare, per la prima volta, in una situazione molto strana rispetto alla società: non ha più ruolo e compiti specifici, e quindi disoccupato. L’artista è ora, per la prima volta, libero da vincoli per la scelta del soggetto. Comincia finalmente "a pensare" e, richiamato dal variare degli aspetti del tempo, propone egli stesso soggetti, e spesso li propone sperimentando nuovi linguaggi pittorici o nuove interpretazioni.

Per "Avanguardia" si intende ciò che precede qualcosa di più consistente.

Agli inizi del 900 inizia un particolare fenomeno che proseguirà fino ai giorni nostri: la nascita delle AVANGUARDIE e MOVIMENTI ARTISTICI che insieme comporranno L’ARTE MODERNA. Per "Avanguardia" si intende ciò che precede qualcosa di più consistente.

Si trattò generalmente di Gruppi Artistici che ruppero con la tradizione pittorica del passato elaborando linguaggi nuovi più adeguati alle proprie esigenze, e non a quelle del committente. Costoro abbandonarono gradatamente L’IMMAGINE REALE e iniziarono una "analisi spregiudicata" dell’immagine per valorizzare, di volta in volta, alcuni ELEMENTI COSTITUTIVI DELL’IMMAGINE e cioè: linea, colore, luce, spazio, volume, soggetto, visione, ecc…

Il linguaggio pittorico subì profonde e radicali trasformazioni: si elaborarono nuove tecniche utilizzando spesso i materiali più disperati. Mai come in questo secolo l’artista diventa un personaggio che, oltre ad esprimersi, denuncia, provoca e critica la società.

L’impressionismo fu il primo dei movimenti moderni. Il termine "IMPRESSIONISMO" venne usato all’inizio dai critici in senso dispregiativo per sottolineare il modo "sbrigativo" e troppo rivoluzionario dei pittori impressionisti. Infatti la tecnica era completamente nuova, costituita da pennellate libere e nervose, fatte spesso di virgole e punti. Gli artisti riuscivano a "cogliere l’impressione del momento" e il colore era l’elemento più visivo. Inoltre gli impressionisti si opposero al vecchio modo di fare pittura: rifiutarono di rimanere al chiuso dell'Accademia a copiare quadri famosi a soggetto religioso, nobile o mitologico, ma preferivano dipingere all'aperto, scegliendo essi stessi i soggetti (quasi sempre la società che cambia) utilizzando colori ad olio in tubetto, fabbricati in quel periodo. Gli autori più importanti sono Monet, Manet, Degas e Renoir.

Nei quadri dei pittori fauves si può notare un maggior interesse per il colore e per gli accostamenti puri: ne risulta una pittura più gioiosa e meno drammatica di quella espressionista. Il nome dispregiativo di "FAUVES" che significa "selvaggi", "bestie feroci" venne dato a questi pittori perché usavano colori molto violenti e contrastanti.

Un movimento si chiama "PUNTINISMO" perché l’atmosfera dei dipinti impressionisti viene sostituita dalla scomposizione, o divisione, dei colori in piccoli segni, puntini o trattini, che si ricompongono nell’occhio dell’osservatore.

 

Tra il 1907 e il 1910 vi fu un movimento artistico chiamato "CUBISMO". Il Rinascimento aveva introdotto un modo di vedere la realtà, come se essa fosse inquadrata in un immaginario tracciato prospettico: la raffigurazione si basava su rapporti spaziali logici, sull'unità visiva dell'immagine, sul rilievo plastico o chiaroscurale delle figure. L'osservatore guardava il quadro dal punto di vista stabilito dell'artista, che corrispondeva più o meno al punto di vista reale. Nella rappresentazione cubista, invece, l'unità della visione fu spezzata da frammenti dell'immagine scomposta venivano riuniti su un unico piano, ma la loro posizione non era più quella geometrica, né quella prospettica rinascimentale. Il cubismo dunque sovvertì completamente le leggi della visione, ma non si limitò a questo: cancellò dalla figura ogni ricerca della bellezza, del particolare, e la considerò soltanto una struttura di piani, di ritmi, di volumi, di linee. La pittura cubista, tuttavia, non eliminò la presenza delle cose reali. Anzi, gli artisti cubisti riconobbero ed evidenziarono l'importanza degli oggetti della vita quotidiana (bicchieri, bottiglie, il giornale, un libro, una mela, un coltello), al punto che ne fecero quasi dei simboli.

I più importanti autori sono Georges Braque e Pablo Picasso. Questi artisti partirono dalla essenzialità della scultura africana. Non si era più di fronte ad artisti che intendevano ritrarre le forme della realtà nel modo più fedele ma di fronte a forme completamente nuove, che venivano scomposte e ricomposte con assoluta libertà all'interno del quadro. I temi dei dipinti sono soggetti semplici (strumenti musicali, frutti, bottiglie) o paesaggi.

L'immagine non si basa su ciò che "si vede", ma su che "si sa" dell'oggetto. Nelle composizioni cubiste la linea è continuamente spezzata e ripresa; vengono eliminati i piani di fondo e i piani intermedi e viene distrutta completamente la prospettiva. In questo modo la realtà appare sfaccettata; il colore delle cose passa in secondo ordine; prevalgono i grigi, i bruni, i verdastri e le tinte delicate.

 

I "FUTURISTI" erano molto decisi nei loro concetti: proposero addirittura di distruggere la cultura, del passato, esaltando tutto ciò che era nuovo, moderno e soprattutto dinamico (che si muove velocemente). Alcuni soggetti tipici delle loro opere sono il progresso industriale, la velocità (delle macchine anche) ma anche la rivolta e la violenza degli uomini. Esaltarono le guerre per chi vedevano in esse la soluzione dei mali degli uomini. I soggetti dei dipinti erano spesso aerei, automobili, treni, paesaggi industriali, ma soprattutto oggetti in movimenti (la velocità). Il futurismo è un'avanguardia quindi essenzialmente antistatico che cerca di dare forma e colore a qualcosa non misurabile fisicamente: la velocità. Fra gli artisti famosi ricordiamo: Boccioni, Carrà e Balla.

 

Il "SURREALISMO" era il movimento che intendeva mettere in luce la porta più inconscia e irrazionale dell'uomo. Come i sogni utilizzando spesso immagini irreali e fantastiche, la pittura surrealista vuole far emergere l'inconscio allo stato di veglia. Quindi utilizzando la pittura per raccontare i sogni (la parte più nascosta). Il loro linguaggio pittorico usa una tecnica sopraffina, raffina, elegante con colori vivaci e luminosi. Gli artisti più importanti furono: Salvador Dalì, Joan Mirò e Renè Magritte.

 

L’"ASTRATTISMO" è una corrente artistica in netto contrasto con il mondo realista del passato. Le composizioni erano quindi prive di ogni riferimento alla realtà. Si usavano infatti solo segni, linee e figure colorate per formulare messaggi artistici. Nel movimento nacquero 2 tendenze principali:

1) Ispirata da Mondrian, si esprimeva con termini rigidi adottando forme geometriche: Mondrian usa soprattutto spazi geometrici colorati ma disposti sul disegno secondo un equilibrio geometrico ed un perfetto peso compositivo.

2) Non aveva schemi fissi ma si basava su un uso istintivo e casuale di segni e colori. I maggiori esponenti furono: Kandisky, Mondrian, Klee, Picabia: Kandisky sosteneva che <<ogni forma provoca una reazione in chi osserva>>. Ad esempio il cerchio è qualcosa di concluso mentre il triangolo appoggiato alla base comunica una tendenza verso l'alto.

 

Nella pittura "METAFISICA" lo spazio veniva inteso come una dimensione magica, inquietante, enigmatica. Gli elementi inseriti nei quadri (una piazza, una casa, un monumento, figure umane, ecc...) hanno forme che vanno oltre la concretezza reale e diventano simboli che scuotono l'immaginazione di chi guarda. Siamo ai confini tra reale e irreale, tra sogno e fantasia.

Le forme sono determinate da contorni nitidi, il colore è tenue e spesso impreziosito da sfumature

graduali. L'immagine dei quadri appare priva di vita. Gli autori sono De Chirico, Carrà e Moranti.

Nel 1916 fu fondato il movimento "DADAISTA". La parola "dada" fu trovata inserendo a caso una matita tra le pagine di un dizionario. Questo episodio ci fa capire un po' in quale direzione si muoveva il dadaismo, un movimento di ribellione contro tutte le forme prefissate e codificate, ma anche un movimento che rifiutava ogni atteggiamento razionalistico e mirava a stravolgere ogni convezione adottando come sistema la casualità l'ironia, il gioco, la follia. Le manifestazioni dadaiste avevano infatti lo scopo di sorprendere e provocare reazioni nell'osservatore. Nelle opere non troviamo più paesaggi o figure ben modellate, ma fotografie, stoffe, carte, oggetti comuni. I Dadaisti esponevano oggetti banali e insignificanti, come se fossero opere d'arte banali, per esempio, una ruota di bicicletta o un gomitolo di spago. La loro fu definita, infatti, una "non arte" o "anti arte". Il movimento dadaista voleva affermare, con queste sue dirompenti manifestazioni apparentemente irrazionali, da una parte l'autonomia e la libertà dell'artista, che non doveva essere legato a nessuna regola precostituita, dall'altra una violenta contestazione di tipo politico. I Dadaisti, infatti, furono assolutamente contrari all'organizzazione che essi ritenevano repressiva e violenta. Gli autori, nonché creatori, sono lo scrittore Tristan Tzara e un gruppo di intellettuali d'avanguardia.

 

Il pittore "NAIF" (= primitivo, ingenuo) sviluppa la sua opera al di fuori delle correnti e delle scuole artistiche della sua epoca. È generalmente un autodidatta e trae ispirazione dalle proprie esperienze di vita e dall'ambiente circostante, che traduce in uno spontaneo linguaggio personale mediante il quale ricrea un fondo fiabesco fatto di piccole cose, di animali, di fiori, di alberi, di case, di personaggi umili descritti con amore e cura puntigliosa usando colori squillanti di magica suggestione.

I pittori Naif sono presenti in più epoche e in molti luoghi: in Francia troviamo Henri Rousseau; in Italia ricordiamo Orneore Metelli e Antonio Ligabue, nostro contemporaneo.