Ormai
sono passati due mesi che mi son trasferito in questa città per lavoro, per
inseguire la mia passione per la grafica. Sicuramente sono ancora molto legato
alle mie radici, alla terra dove
sono nato e dove ho passato la mia giovinezza, ma ormai sono arrivato ad un
punto in cui devo guardare avanti, al futuro e crearmi una mia indipendenza.
Comunque non posso lamentarmi, qui non mi manca proprio niente e ho un lavoro
con cui posso gestirmi a piacere il tempo libero.
Non
posso ancora credere a quello che ho sentito stamattina al TG. Un’intera
cittadina americana è stata spazzata via da un missile lanciato dal governo. A
quanto ho potuto capire vi è stato un problema con un qualche tipo di malattia
contagiosa, ma non crederò mai che l’unica soluzione possibile potesse essere
così drammatica…
Son
tornato stasera da un viaggio di lavoro, verso le 23:30. Non appena son sceso
dagli scalini del vagone ho avvertito una strana sensazione… non c’era
un’anima viva nei dintorni… certo, era anche abbastanza tardi, ma in una
stazione così grande era in ogni caso strano che non ci fossero viaggiatori ad
aspettare il treno.
Nel
sottopassaggio, rannicchiato in una malconcia coperta c’era un barbone che
cercava riparo dal freddo. Quel lungo e oscuro corridoio sembrava interminabile
e alcune luci intermittenti non facevano che aumentare il mio senso di disagio.
Immerso
nei miei pensieri non mi ero accorto del rumore proveniente dalle mie spalle,
quando mi voltai notai con stupore che l’uomo si era alzato e che era lì che
mi fissava… sembrava reggersi faticosamente in piedi con la testa piegata a
destra e le braccia penzolanti. Quando avanzavo questo automaticamente mi
seguiva trascinando le gambe a stento… ovviamente c’era qualcosa di strano
in quel tizio e preferii aumentare il passo finché raggiunsi l’uscita.
Lungo
la strada del ritorno ho incontrato solo poche macchine, in ogni caso ero troppo
stanco per dare conto a questi miei strani pensieri e non appena arrivai a casa
crollai subito a letto.
La
mattina non ho aperto la Televisione, ho comunque comprato un quotidiano
all’edicola sotto casa. Finalmente ho compreso il motivo delle strade deserte
ieri sera…
Sembra
che in città ci sia il coprifuoco a causa di una serie di omicidi avvenuti
durante le ore notturne in varie parti del centro abitato, ma concentrati
soprattutto nell’ex zona industriale. La cosa più strana è che tutti questi
omicidi sono collegati da efferati atti di cannibalismo!!! Chi mai può essere
così scellerato da riuscire a mangiare viva un’altra persona, un suo simile?
Penso
che per un po’ me ne starò anch’io al sicuro in casa la sera, almeno finché
non si tranquillizza questa situazione.
Stanotte
non ho chiuso occhio… ad ogni minuto provenivano dalla finestra incessanti
rumori di sirena: autoambulanze, pompieri, polizia… ma che diavolo sta
succedendo?
Stamattina
mentre mi stavo recando a piedi allo studio ho notato una gran ressa di persone
che si erano riversate sulla strada e un’autoambulanza. La prima cosa cui ho
pensato è stato un incidente stradale, in effetti c’era una gran pozza di
sangue a terra, ma non c’era nessun veicolo sul posto che confermasse la mia
ipotesi. Notai solo con dispiacere che distesi sulla strada, c’erano tre di
quei sacchi con cui si avvolgono i morti … e un quarto sacco stava per essere
caricato nell’autoambulanza dai portantini.
Quello
che ho visto dopo sarà stato frutto della mia immaginazione, perché ho avuto
la netta impressione che qualcosa nel sacco si fosse mosso!!! La mia prima
reazione è stata quella di avvicinarmi ai portantini gridando: ”Aspettate!
Quell’uomo è ancora vivo!”
Ma
come risposta sono stato aggredito e spintonato da due militari che mi hanno
“gentilmente” invitato ad allontanarmi, successivamente hanno disperso anche
il resto della folla. Ma che diavolo poteva entrarci l’esercito in questa
situazione?
Gli
incidenti e gli omicidi in città si stanno moltiplicando, sembra che la gente
per qualche oscuro motivo impazzisca, spinta da un’irrefrenabile follia
omicida. I telegiornali parlano anche di un gruppo di cani randagi che
scorazzano liberi per la città aggredendo chiunque si trovi sulla loro strada.
Ormai sono pochi i temerari che si avventurano per le strade, le autorità
invitano a mantenere la calma, secondo loro la situazione è sotto controllo, io
comunque per sicurezza mi sono barricato dentro. Non ho mai avuto bisogno di un
porto d’armi prima d’ora, ma credo che in questi giorni avere una pistola in
casa mi avrebbe fatto comodo, ho paura di uscire, anche solo per comprare il
pane sotto casa.
La
situazione sta degenerando eccessivamente, dalla finestra del mio balcone non
sento altro che urla e colpi di arma da fuoco, persino il tempo è cambiato, il
cielo si è ricoperto di uno strato fittissimo di nuvole nere che non lasciano
filtrare un raggio di sole. La notte quando esco dal balcone mi sembra di essere
in zona di guerra, da ogni parte della città si possono scorgere incendi e si
sentono esplosioni e colpi di arma da fuoco. Scene così tragiche un tempo si
vedevano solo nei reportage dal Medio Oriente. Le forze armate sono impotenti e
anche gli scienziati non riescono a comprendere la causa di questo male
dilagante che ha colpito la città, parlano di un qualche batterio sconosciuto
che agisce sul cervello di ogni essere vivente privandolo di qualsiasi traccia
di umanità. Per evitare che il contagio si propaghi alle località limitrofe
l’esercito ha messo in quarantena l’intera città, di conseguenza anche
scappare è un’impresa impossibile.
Sembra
che finalmente sia tornata un po’ di calma, gli spari in città sono quasi
cessati e durante il giorno ho potuto riposare un po’, non chiudevo occhio da
un pezzo. La sera non appena mi sono risvegliato, per ingannare il tempo mi sono
collegato ad internet, mi era tornata in mente la tragedia avvenuta in quella
cittadina americana e mi sono voluto informare meglio. Molte notizie sono andate
perse con la cancellazione della città dalle mappe geografiche, ma quel poco
che trovai mi rese ancora più nervoso di prima. Raccoon City era una tranquilla
cittadina del Mid-West, tutti i suoi problemi iniziarono proprio con una serie
di omicidi brutali avvenuti nella sua periferia, lungo le montagne Arklay, ma
non passò molto tempo che la catena di delitti si estendesse a tutto il centro
abitato. Sembra proprio che la causa di questo disastro fosse proprio un virus
che trasformava ogni essere vivente in una bestia assetata di sangue. Non
esistendo al mondo alcuna cura per la malattia ed essendo ormai la situazione
sfuggita di mano, il presidente degli Stati Uniti ha optato per l’eliminazione
radicale del problema… più radicale di così…
Non
posso crederci, ciò che sta accadendo ora nella mia città ha troppi punti in
comune con degli eventi disastrosi di soli pochi giorni fa. Comunque la
situazione qui potrebbe essersi normalizzata, non sento spari o sirene da un bel
pezzo. In qualche modo le autorità avranno sul serio ripreso la situazione in
pugno… o almeno questo è quello che spero.
Stanotte
ero in uno stato di dormiveglia, ripensavo a tutto ciò che era successo in
questi giorni e ancora spero di svegliarmi da un momento all’altro e scoprire
che si trattava solo di un brutto sogno. Qualcuno sta battendo alla mia porta,
ma non è il battito regolare di chi bussa, anzi sembra che siano più
persone… ma a quest’ora chi mai potrebbe cercarmi? Forse anche questo fa
parte del mio incubo. Finalmente quel fastidioso rumore lascia il posto ad un
rilassante silenzio…la calma che precede la tempesta. Pochi minuti dopo fu un
susseguirsi incessante di urla disumane, colpi, voci smorzate, gemiti e
l’unica cosa che potevo fare era assistere impotente a quest’inferno
completamente bloccato dal terrore. Per circa un quarto d’ora restai
immobilizzato nel mio letto con gli occhi sbarrati e il cuore ad un passo
dall’esplodere. Quando finalmente tornò la pace mi alzai e mi diressi verso
il balcone che dava sul viale… riuscii a stento a trattenere un urlo di
angoscia non appena vidi dozzine di quelle immonde creature divoratrici di carne
vagare senza meta da ogni parte della strada.
Nonostante
tutto sono riuscito a dormire un paio d’ore, non prima di aver bloccato
l’ingresso con tutto ciò di più pesante che avessi a disposizione.
Ho
realizzato che in ogni caso non sono al sicuro qui dentro, non conosco la forza
di questi mostri e quanto potrebbe reggere la barricata che ho innalzato di
fronte alla porta, anche se riuscissi a sopravvivere qui dentro non è detto che
arrivino dei soccorsi a trarmi in salvo… e se questa città seguisse la stessa
sorte di Raccoon City?
In
ogni caso se devo morire preferisco farlo combattendo piuttosto che aspettare
passivamente la fine dei miei giorni. Ho deciso! Scapperò questa stessa sera e
continuerò a scrivere questo diario, nel caso non ce la faccia, in modo da
lasciare ai posteri una testimonianza di questo orrore, sperando che in futuro
si possa evitare che la storia si ripeta.
Questa
è la mia unica possibilità di salvezza, nel pomeriggio ho studiato un piano di
fuga, porto con me solo il necessario: il cellulare, il mio diario, una macchina
fotografica una borraccia d’acqua e il mio coltello da cucina (purtroppo mi
devo accontentare). So che passando da quella porta potrei trovare la salvezza
oppure una morte orrenda mangiato vivo da quelle schifezze.
Ore
17:30 – Dall’ ingresso non si sentivano rumori sospetti, quindi ho proceduto
nel rimuovere gli oggetti che ostruivano l’ingresso, ho aperto uno spiraglio
nella porta trattenendo il respiro, ma fortunatamente il corridoio sembrava
libero. Ho chiuso la porta alle mie spalle e molto lentamente con il coltello
nella mano m’incamminai verso l’ascensore, avrei potuto rischiare di
rimanere bloccato, ma senza dubbio usando le scale il pericolo d’incontrare
quelle creature sarebbe stato maggiore. Molte porte lungo l’interno erano
chiuse tranne una, avrei fatto meglio a non guardare dentro… tutti i mobili e
gli oggetti erano stati ribaltati, a terra un a lunga striscia di sangue, ciò
che più mi terrorizzò comunque fu quella cosa indicibile china dietro una
poltrona, intenta a commettere chissà quale nefandezza. Fortunatamente la
prudenza prevalse sulla curiosità e me ne andai, ero ormai a due passi
dall’ascensore, ma girando l’angolo notai sul pavimento una pozza di sangue,
alimentata da rumorose gocce che scendevano giù dal soffitto.
Istintivamente
alzai lo sguardo alla ricerca della sorgente di quell’orrore, scoprendo una
creatura repellente appesa ad un cornicione proprio sopra la mia testa; Questa
aveva le sembianze di un uomo completamente privo della pelle, con tre lunghi
artigli al posto di ciascun arto e con il cervello perfettamente in mostra.
Arretrai alla vista di quel mostro che scendeva dalla parete come una lucertola,
proprio nella mia direzione, ero completamente pietrificato quando passò
accanto a me, spalancando le fauci e mostrando una lingua impressionante.
Era
forse la mia fuga finita prima di iniziare?
No,
il mostro non accennava ad attaccarmi e osservandolo bene era privo degli occhi,
probabilmente localizzava le sue prede dai movimenti o dai rumori, l’ascensore
era lì a pochi passi ed era al piano !!!
Approfittai
di un suo momento di distrazione e corsi verso l’entrata ignorando l’urlo
disumano alle mie spalle, le porte dell’ascensore si chiusero dietro
l’essere che come ultima carta giocò la sua lingua mortale che per un niente
mi mancò. Stavolta fui io a lanciare un urlo, ma di liberazione, ero ansimante,
ma carico di fiducia e speranza, giurai a me stesso che mai mi sarei lasciato
sopraffare da questi esseri.
Non
appena si aprirono le porte trovai nell’atrio dell’ingresso tre zombie, due
di questi attirati forse dal rumore si misero in movimento, ma io di certo non
rimasi fermo lì ad aspettarli…
Ero
fuori del palazzo e lo spettacolo che mi si presentò sulle strade era davvero
inquietante: ogni angolo pullulava di quegli uomini senza vita che erravano
senza meta alla ricerca di cibo e io dovevo essere per loro una pietanza molto
invitante.
L’auto
era parcheggiata a pochi metri e non c’erano morti viventi sulla mia strada,
in un attimo mi ritrovai relativamente al sicuro dentro l’abitacolo, chiusi la
sicura e tirai un sospiro di sollievo, dopodiché mi guardai intorno cercando di
ponderare al meglio la situazione. Avevo abbastanza benzina nel serbatoio,
quindi non mi rimaneva che percorrere un pezzo del centro urbano, raggiungere la
strada statale e immettermi nell’autostrada dove avrei trovato la mia
salvezza.
Ho
premuto la frizione, ingranato la prima e mi sono avventurato per le strade…
tutto intorno era un paesaggio desolante, porte sbarrate con tavole di legno e
oggetti vari, macchine distrutte, vetrine frantumate e numerosi incendi. La
presenza in carreggiata di quella folla infernale mi obbligava a cimentarmi in
azzardate gimcane, a volte capitava che ne urtavo qualcuno, ma visti i soggetti
difficilmente potrei essere colto da sensi di colpa.
Percorsi
però un paio di chilometri trovai sulla mia strada una lunga barricata
innalzata con auto, transenne, cassonetti della spazzatura e persino camioncini;
doveva essere stata utilizzata per cercare di rallentare l’ondata di zombie,
ma adesso era solo un ostacolo che mi impediva il passaggio.
Cercai
di passare per qualche via secondaria, ma in ogni posto si presentava la
medesima situazione, non rimaneva altra soluzione che cercare di sfondare il
posto di blocco.
Spinsi
l’acceleratore a tavoletta in direzione di un gruppo di macchine, l’urto fu
violentissimo ma l’airbag e le cinture di sicurezza mi salvarono, non ero però
riuscito a rimuovere completamente le auto davanti a me.
Il motore era comunque funzionante e con un’altra botta ce l’avrei
fatta, ma quando ingranai la retromarcia l’auto non si spostava di un
millimetro… doveva essersi incastrata con le lamiere delle altre. Fu proprio
in quel momento che guardando dallo specchietto retrovisore mi resi conto che
gli zombie si erano accorti di me e che numerosi avanzavano circondandomi da
ogni lato, se avessi esitato un attimo ad uscire dalla macchina mi sarei
ritrovato stretto in una morsa fatale.
Non sarebbe passato molto tempo che quei mostri avrebbero cercato nuovamente di circondarmi e adesso ero anche a piedi. Quando vidi una volante della polizia contro un camion, pensai subito di andare a recuperare qualche arma, il portabagagli dell’auto si doveva essere aperto nell’incidente e dentro trovai un borsone con due fucili, una serie di caricatori per mitra e due cassette di metallo dove erano riposte le cartucce per i fucili; mi liberai delle cassette e misi nello zaino tutto quello che avrei potuto caricarmi. Nell’abitacolo i due poliziotti erano sanguinanti e non respiravano, presi la beretta dalla fondina di quello al posto di guida, l’altro aveva un mitra appeso al collo, non feci in tempo a levarglielo che questo apri gli occhi e mi afferrò il braccio… aveva le pupille vuote e la bocca spalancata dalla quale uscì un lamento… cercò di mordermi il braccio, ma con un colpo col calcio della pistola in testa mi liberai dalla sua presa. Quindi misi il mitra in spalla e la beretta nella cintura, almeno adesso avevo con che difendermi; imbracciai un fucile e mi guardai intorno, gli zombi nelle vicinanze sembravano esser diventati irrequieti a causa della mia presenza e anche armato sarei stato in pericolo con questa bella compagnia.
C’era un ristorante al lato della strada che non aveva la saracinesca abbassata, uno zombie era lì vicino, ma con un colpo di fucile lo stesi facilmente… non avevo mai usato un’arma fino ad ora, ma ho visto molti film d’azione ed in sala giochi sono un campione ad “House of the dead”; improvvisamente quello che sembrava ormai cadavere si mosse ed era in procinto di alzarsi, scarrellai il fucile espellendo il bossolo vuoto e lo colpii in testa. Quindi sparai un colpo alla serratura della porta, era in legno con delle finestrelle e con un paio di calci da taekwondo riuscii facilmente ad aprirla, una volta dentro rimisi la porta a posto puntellandola con un sedia, doveva reggere almeno il tempo di rifocillarmi un po’ (era da molto che non mangiavo). La luce era accesa e le tavole apparecchiate, tutte le portate sembravano esser state consumate parecchio tempo fa e non c’era niente di commestibile a parte un po’ di frutta. Più avanti c’erano delle scale che portavano ad un piano superiore ed una porta verso la cucina dove potevo cercare qualcosa da mettere sotto i denti.
In un angolo vicino ad un forno stava una persona rannicchiata… pensando all’inizio ad uno di quei mostri stavo per sparare, ma notai che quello tremava vistosamente e gli chiesi chi era.
Era un ragazzetto della mia età ed era un universitario, si chiamava Eugenio, alloggiava in una delle stanze sopra il ristorante e mi disse che la sua ragazza era anche di sopra e che era molto malata, tutti gli altri erano fuggiti, quindi erano rimasti soli nel locale. Passò circa mezz’ora, preparammo da mangiare con quello che trovammo e ci sedemmo al tavolo, gli parlai del mio piano di fuga e gli chiesi se avesse voluto seguirmi, ma lui mi rispose che avrebbe voluto, ma la sua ragazza era stata colpita da una febbre molto forte in seguito al morso di uno zombie e non riusciva ad alzarsi dal letto. Improvvisamente dalla finestra sentimmo i gemiti degli zombie diventare sempre più forti… ci voltammo in quella direzione per controllare che non si avvicinassero troppo… per un minuto rimanemmo silenziosi e immobili ad ascoltare quel coro di dannati, quando notai proiettata sul muro un’ombra che si muoveva… ma noi eravamo completamente fermi e stavolta il gemito proveniva dalle nostre spalle! Tirai immediatamente la berretta dalla cintura e mi girai , era una ragazza ed aveva quell’aspetto orribile, quegli occhi bianchi, quella pelle putrida, ed era davanti a noi.
Avevo già la pistola puntata sulla sua testa ma non riuscivo a premere il grilletto, era come inceppata… in un attimo mi ritrovai Eugenio di sopra, mi saltò addosso gridandomi: “Fermo, è la mia ragazza, è malata !”. Fu così che quella che una volta era una donna si avventò contro il suo stesso ragazzo mordendolo a sangue sulla spalla.
Riuscii a divincolarmi dalla stretta di Eugenio che dolorante si premeva la ferita, mi resi conto che la pistola aveva la sicura e senza esitare sparai un colpo in testa allo zombie, il proiettile gli entrò nell’occhio trapassando il cranio; il ragazzo piangendo si inginocchiò accanto al cadavere, poi in preda ad un raptus omicida impugnò un coltello minacciandomi: “Bastardo, hai ucciso la mia ragazza !” e io puntandogli la pistola: “Idiota, non ti rendi conto che ormai era diventata una di loro? Dovremmo trovare subito un medico, quel morso potrebbe averti contagiato!” Ma le mie parole erano inutili… stava per aggredirmi quando dalla finestra entrò con un salto un essere indescrivibile, sommariamente dava l’impressione di un ragno o di un qualche insetto, afferrò Eugenio alle spalle e con le sue zampe artigliate gli cinse il corpo, dopodiché spalancò la sua bocca sopra la testa del ragazzo, io ero lì davanti, immobile e impotente, sentivo le sue strazianti urla di dolore, era come se gli avesse aperto il cranio e ne stesse succhiando il cervello. Intanto la porta d’ingresso era stata sfondata dagli zombie e io fui costretto a scappare lasciando Eugenio al suo destino.
Mi ritrovai nel retro del ristorante in uno stretto vicolo buio, le voci degli zombie furono coperte dai tuoni nel cielo e presto fui investito da un’incessante pioggerellina che rimbalzava con un rumore sordido a terra ,nei bidoni dell’immondizia e sulle scale sopra la mia testa. In lontananza avevo visto un gruppo di cani intenti a mangiare qualcosa, ma l’illuminazione era scarsa e solo dopo essermi avvicinato a debita distanza mi accorsi in che cosa consisteva il loro disgustoso banchetto… fortunatamente sembravano troppo impegnati per darmi conto e molto cautamente riuscii a passare evitando così di diventare il loro dessert.
Ero fuori del vicolo e mi trovavo in una strada abbastanza buia, illuminata solo da pochi lampioni, la visibilità era ulteriormente ridotta dalla pioggia che andava aumentando. Stavo costeggiando una specie di parco quando in lontananza vidi come dei fari di una macchina e della gente, mi avvicinai con una certa prudenza e mi accorsi più da vicino che non si trattava di un ‘auto, bensì di un grosso furgone militare dentro il quale c’erano alcune sofisticate strumentazioni e una barella con un uomo disteso sopra. Vicino al mezzo c’erano tre uomini vestiti con una divisa nera tipo antisommossa e imbracciavano dei pesanti fucili automatici come non ne avevo mai visti prima. Inoltre chini su di un cadavere disteso a terra c’erano due tizi che davano l’impressione di essere medici, scienziati o qualcosa del genere, forse si trattava di un’unità di soccorso, avrei dovuto sentirmi felice, ma quella gente non mi ispirava per niente fiducia, tutt’altro avevano un non so che di losco. Comunque com’erano entrati nella città mi avrebbero potuto benissimo tirare fuori da quest’inferno, non avevo molta scelta, decisi però di fotografare prima quei loro oscuri traffici…
Tutto d’un tratto sentii un vetro infrangersi e vidi saltare giù da un palazzo, proprio tra me e i ricercatori, una figura umana…che però di umano aveva ben poco. Poteva misurare più di 3 metri, aveva una muscolatura possente, priva della pelle e degli strani tubi tra il violaceo e il rossastro pulsavano insinuandosi tra i tessuti muscolari, le braccia erano sproporzionatamente lunghe e culminavano con dei grossi artigli, la cosa più impressionante era comunque la cassa toracica completamente aperta che lasciava in vista il cuore o qualsiasi cosa fosse. Sembrava reggere malamente il peso del suo corpo dondolando disgustosamente avanti e indietro… scattai una fotografia anche a quella cosa. Fortunatamente ero nascosto dietro delle macchine e il mostro sembrò non essersi accorto del flash, piuttosto si dirigeva minacciosamente verso i tizi col camice bianco.
Due dei soldati si misero avanti incominciando a scaricare inutilmente sul suo corpo una gran quantità di munizioni, vidi quelle persone scagliate via a decine di metri da dove si trovavano, mentre il terzo scappò insieme all’autista col camion lasciando i due scienziati inermi a supplicare invano pietà. Il primo venne infilzato con gli artigli all’addome e sollevato a due metri da terra, l’altro fu squartato vivo da un colpo inferto diagonalmente. Non avrei mai avuto scampo affrontando un mostro del genere, l’unica mia speranza era scappare il più lontano possibile, purtroppo nel rialzarmi urtai con la mano una lattina che rotolò rumorosamente finendo a sbattere contro un muro: rimasi senza fiato per un paio di secondi controllando che lui non si fosse accorto di niente. Lo vidi ancora girato di spalle, immobile… ma improvvisamente ruotò la testa fissandomi con dei paurosi occhi di fuoco, mi rialzai con un salto senza pensarci due volte e scappai a gambe levate. Correvo senza fermarmi, veloce come il vento, ma sentivo quel rumore di passi pesanti dietro di me diventare sempre più forte, era vicino e non avevo ne il coraggio ne la forza di girarmi. A niente serviva cercare di ostacolarlo passando in mezzo alle macchine sulla strada, l’unica mia speranza era un tombino scoperto a causa di alcuni lavori in corso. Quando ormai l’essere era arrivato così vicino da poter sentire il suo respiro letale sul collo, mi buttai con un balzo verso il vuoto, fortunatamente riuscii ad aggrapparmi ad uno scalino. Il buco era troppo stretto per la stazza del mio cacciatore che buttò un urlo di stizza per aver perso la sua preda, al momento ero salvo,ma dovevo trovare il modo di tirarmi subito fuori da quel luogo umido e maleodorante. Stavo percorrendo un lungo corridoio malamente illuminato e percorso da numerosi tubi e cavi elettrici quando nell’immondo liquame che affiancava la mia strada notai alcune bolle d’aria.
Improvvisamente ne uscirono dei disgustosi vermi giganti, che mi attaccarono, ne schivai uno che aveva cercato di addentarmi alla gamba e mi precipitai verso la scaletta. Il tombino era abbastanza pesante, ma una volta sollevato potei finalmente respirare a pieni polmoni, aveva pure smesso di piovere e l’aria era fresca e frizzante.
Ero arrivato nei pressi di una delle entrate della metropolitana e l’ingresso era sorvegliato da un gruppetto di zombie, se la città era diventata troppo pericolosa, forse avrei trovato nel sottosuolo una via di fuga più sicura. Fu molto facile sbarazzarsi dei morti con una raffica di mitra, prima di scendere le scale però venni attirato da un verso che sembrava familiare e in lontananza potei distinguere quella figura così orribile e spaventosa che fino a poco tempo fa avevo avuto la disgrazia di incontrare. Mi precipitai giù per le scale cercando una linea che mi avrebbe portato in periferia, purtroppo quella che scelsi era senza treno… stavo per tornare indietro quando risentii distintamente quell’urlo disumano.. quell’essere alto tre metri era dentro la metro ed era ancora sulle mie tracce. Era troppo rischioso tornare indietro così decisi di scendere nel tunnel dove c’erano i binari per proseguire a piedi. Ho percorso una trentina di metri in una galleria completamente buia rischiando di rimanere folgorato dalla corrente o di venire investito, e comunque non sarei mai riuscito a coprire tutta quella distanza senza un mezzo di locomozione.
Immerso in quell’oscurità però distinsi una luce molto forte che scoprii provenire da un treno fermo in mezzo al tunnel, le porte erano chiuse, ma trovai un levetta esterna che consentiva di aprirle manualmente, così mi arrampicai sopra ed entrai in un carrozza.
Mi si presentò uno spettacolo orribile, per terra e sui sedili erano riverse decine di persone senza vita, mi tappai il naso e mi feci strada in mezzo a quel mucchio di corpi straziati fino al vagone dove si trovavano i controlli del mezzo, la porta era aperta e il manovratore era disteso sopra i comandi col corpo dilaniato in diversi punti. Lo buttai a terra esaminando il pannello di controllo… fu molto facile partire, bastava tirare avanti una leva per dare corrente, ora sarebbero bastati pochi minuti per raggiungere i confini della città senza il rischio d’incontrare altri mostri.
Mentre il rumore dei binari rimbombava nella cabina, sentii come se qualcuno mi avesse afferrato la gamba… il manovratore era tornato in vita, ma non gli diedi l’opportunità di mordermi sferrandogli un calcio e scaricandogli un colpo di fucile in bocca. Intanto tutti i passeggeri cominciavano a mano a mano ad alzarsi, ero come un topo in gabbia, senza scampo. Chiusi la porta interna cercando di prendere un po’ di tempo, intanto gli zombie battevano ferocemente reclamando il loro pasto, ero quasi arrivato all’ultima fermata, avevo un’unica speranza, sul tetto c’era un portello per le manutenzioni che conduceva all’esterno, con un po’ di difficoltà riuscii ad arrampicarmi e mi ritrovai sopra il treno in corsa. Cercai di non pensare alla paura e incominciai a cercare degli appigli per scendere, ormai ero giunto all’ultima fermata, dopo questa mi sarei schiantato… la velocità non era troppo elevata, mi lasciai andare e rotolai per diversi metri sul pavimento. Mi ero procurato qualche piccola abrasione alle braccia ma mi rialzai senza problemi, mentre il treno correva a sfracellarsi. Una volta raggiunta la superficie trovai una moto incustodita in un parcheggio e con un po’ di pazienza riuscii ad avviarla, le strade erano deserte, non vedevo in giro ne uomini, né zombie, solo un gruppo di corvi che giravano in tondo sopra la mia testa. Mi ero avventurato in un paesaggio decisamente più provinciale lasciando alle spalle grandi palazzi e superstrade, viaggiavo ormai da qualche minuto e mi trovavo in aperta campagna a pochi chilometri dal confine della città, ma il serbatoio della moto era quasi asciutto, dovevo per forza fermarmi da qualche parte per la notte e trovare al più presto un altro mezzo o un distributore.
Circondate dai campi coltivati c’erano due vecchie magioni poste una di fronte all’altra, decisi allora di fermarmi un po’ per cercare qualcuno che mi aiutasse. Deviai per una stretta mulattiera che mi condusse ad uno di quei casali e misi la moto sul cavalletto proprio nei pressi di un pozzo dal quale pendeva un secchio arrugginito che dondolava trascinato dalla brezza serale; il vento soffiava forte tra le fitte piantagioni e le cicale intonavano i loro assordanti richiami. Mi ritrovai di fronte ad una struttura decisamente antica, formata per lo più da grossi blocchi di pietra grezza,consumata dal tempo. Notai un vecchio furgone parcheggiato proprio vicino l’ingresso che doveva venire utilizzato per il trasporto degli ortaggi, notai due taniche di benzina appoggiate vicino la ruota posteriore destra che potevano bastarmi per percorrere ancora svariati chilometri. Avevo senza dubbio un gran bisogno di quella benzina, ma non me la sentivo di rubarla, decisi allora di entrare in casa per chiedere ai padroni di vendermela; doveva esserci qualcuno dentro poiché le luci in alcune finestre al primo piano erano accese. La porta era in sintonia col resto della casa, era stata costruita con delle massicce travi di legno e al centro vi erano due grossi battenti ornamentali; proprio quando appoggiai la mano per bussare mi accorsi che la porta era aperta. Mi ritrovai in una specie di salotto, gli interni erano abbastanza accoglienti e l’arredamento abbastanza curato. La stanza dove mi trovavo era piuttosto buia, illuminata solo dalle fiamme di un camino acceso, i giochi di luce proiettati sugli animali imbalsamati riposti nelle mensole davano forma a delle ombre dall’aspetto inquietante. Gridai a gran voce per richiamare l’attenzione degli inquilini, ma non ricevetti alcuna risposta, nessuna reazione, era come se sopra non ci fosse nessuno. Credendo che presto i padroni sarebbero tornati, mi appisolai sul divano vicino la finestra approfittando del dolce tepore del camino, intanto fuori il cielo era mutato, dei grossi nuvoloni neri tuonavano pronti a scaricare sulla terra una gran quantità d’acqua. Di certo non potevo viaggiare con la moto sotto la pioggia, quindi avrei aspettato che smettesse per poi ripartire. Mentre il fuoco scoppiettava nel camino e la pioggia batteva alla finestra, cercai di mettermi in contatto con la polizia tramite il cellulare, ma dove ero io non c’era una sola tacca di ricezione; cercai per la stanza un telefono, ma probabilmente si trovava nei piani superiori, intanto i padroni della magione non rincasavano. Tornai a sedermi sul divano osservando il cielo in tempesta… era in sostanza impossibile scorgere il paesaggio circostante tanto era fitta la pioggia, improvvisamente un fulmine squarciò il cielo illuminando per un decimo di secondo un gruppo d’alberi a pochi metri dalla casa. Ma in quel poco tempo in cui le tenebre si dileguarono riuscii a scorgere una figura molto alta che camminava speditamente verso me… all’inizio pensai subito al padrone di casa che correva a ripararsi dopo essere stato a lavorare nei campi, decisi allora di aspettarlo fuori l’uscio di casa per spiegargli la situazione, ma non arrivava nessuno. Pensando di essermi sbagliato ritornai dentro per ritornare al mio fuocherello, ma proprio mentre mi avvicinai al divano la finestra si frantumò in mille pezzi, era lui! Il mostro alto più di tre metri con gli artigli affilati come rasoi… mi aveva seguito fin dalla metropolitana…io ero la sua preda e lui non aveva la minima intenzione di lasciarmi scappare!
Non avevo più speranza, il borsone con le armi lo avevo lasciato vicino alla poltrona e non potevo più recuperarlo, l’unica cosa che potevo fare era scappare. Salii per le scale col cuore in gola, ero ormai in trappola e sentivo già gli scricchiolii delle scale dietro me diventare sempre più vicini. Aprii una porta e venni assalito da uno zombie, ma con un movimento veloce riuscii a buttarlo fuori dalla stanza dopodiché mi chiusi dentro chiudendo la porta a chiave, rovistai gli armadi e nascosta dietro dei vestiti c’era una doppietta di quelle utilizzate per la caccia, era carica, ma avevo solo due colpi e non trovavo le cartucce da nessuna parte. Ad un tratto senti i suoi passi proprio vicino alla porta, afferrai il fucile e mi appoggiai al muro trattenendo il respiro…fortunatamente passò oltre. Dovevo scappare dalla finestra che era rimasta la mia ultima via di fuga, tutto d’un tratto, mentre stavo per scavalcarla il predatore sfondò il muro dalla stanza accanto, preso dalla paura mi buttai facendo un volo di qualche metro, atterrai malamente, ma riuscii lo stesso rialzarmi. Correndo sotto la pioggia arrivai al furgone e trovai le chiavi già inserite… purtroppo non riuscivo a farlo partire, doveva essere stato fermo per parecchio tempo, forse si era scaricata la batteria. Alla fine riuscii ad avviare il motore, ma il mostro era già dietro di me e si aggrappò prima che riuscissi a scappare, mentre guidavo sotto la tempesta cercò di colpirmi, ma riuscii per un po’ a resistere. Non avevo però molto tempo… c’era una profonda scarpata più avanti…accelerai a tavoletta e mi buttai fuori dalla macchina, il mostro esplose insieme al furgoncino nella caduta.
Pochi secondi dopo scorsi due fari squarciare le tenebre lungo la strada, era un gruppo di militari incaricati a fare la guardia al confine, la mia avventura era finta, ero salvo…