Storie di Martiri di Santi e di Eroi Cap.
Breve biografia di Giorgio Castriota Skanderbeg

 

Nacque, presumibilmente, a Mati nel 1405 da Giovanni Castriota, signore di Cruja, e da Voisava, di cui si ignora il casato. Eroe nazionale ed indomito difensore della indipendenza albanese. Allorché, per evidente incapacità delle dinastie costantinopolitane di difendere i confini dell'impero dalle scorrerie del turcomanni, popolo nomade proveniente dalle steppe dell'Asia Centrale, la regione balcanica fu invasa ed occupata dagli Ottomani, il padre, che con scarsa fortuna tentò di salvare l'indipendenza delle sue terre, ormai tributario degli Turchi, fu costretto ad inviarlo, con i fratelli, ostaggio alla corte del sultano in Adrianopoli (in turco Edime), elevata a capitale del nascente impero turco sin dal 1361 ad opera di Murad I. Correva l'anno 1415.

Al giovane albanese. convertito alla fede mussulmana, secondo l'uso islamico di mutare il nome dei convertiti, fu dato il nome di Iskender. Il valore. la forza fisica ed l'abilità lo distinsero talmente tra gli ufficiali delle armate ottomane che, quale premio per le sue qualità, gli fu attribuito il titolo patrizío di Beg. Iskender è la forma turca del nome Alessandro (con allusione ad Alessandro il Macedone?) e Beg o Bej traduce l'appellativo nobiliare turco di Cavaliere, titolo patrizio riservato alla nobiltà recente, priva di terre infeudate, che viveva alla corte, impiegata come ufficiali dell'esercito. Il nome proprio ed il titolo patrizio, ricevuti dai Turchi, furono contratti, nella lingua albanese, in Skanderbeg, come la tradizione e la storia, comunemente, lo ricordano. Quando, nel 1443, le truppe europee, al comando di Giovanni Hurivadi. ingaggiarono battaglia con i Turchi presso Nis, Skanderbeg, che covava il desiderio di tornare in Albania, ordinò alle proprie truppe di non intervenire in battaglia, determinando la sconfitta dei Turchi e, profittando della situazione, poté abbandonare definitivamente la corte ottomana e far ritorno in patria, stabilendosi a Cruja, antica capitale dei feudi patemi. elevata a sede del movimento insurrezionale albanese contro i Turchi oppressori. Da allora e per circa venti anni, Skanderbeg combatté quasi da solo contro i Turchi. respingendo le spedizioni di Murad II e di Maometto II che, salito al trono nell'anno 1451, ebbe come unico interesse quello di abbattere la resistenza albanese, distruggendo quel pericoloso focolaio insurrezionale e riportare ordine sulle rive dell'’Adriatico.

Ci riuscì, come vedremo, ma molto tempo dopo, dopo dodici lunghi anni di guerra con l'indomito albanese e dopo aver dovuto tollerare l'umiliazione, effetto delle numerose vittorie di Skanderbeg, di riconoscere le conquiste territoriali operate ai danni dell'impero ottomano. Nell'anno 1451, mentre Maometto II saliva sul trono e si preparava a sferrare l'attacco finale all'impero bizantino, Skanderbeg sposò Andronica della famiglia dei Conineno, già dinastia imperiale a Costantinopoli. da cui ebbe due figli, Giovanni che, come il padre, venne in Italia ove morì e Vanissava. Portò aiuto a Ferdinando I d'Aragona (Ferrante) che contendeva il possesso del Regno di Napoli a Giovanni d'Angiò, ultimo rampollo della dinastia francese, congiurato e collegato ai baroni, principi di dinastie feudali anteriori a quella aragonese, discendenti dai Normanni, Svevi e Francesi protervi, violenti, "del tutto nemici di ogni civiltà", come ebbe a dire Machiavelli. Assurse a fama immortale per la splendida vittoria che ottenne nell' anno 1462 ad Orsara di Puglia, quando disfece le truppe mercenarie di Iapoco Piccinino, al soldo degli Angiò e dei congiurati. La battaglia decisiva, comunemente denominata "di Orsara", invero, fu combattuta in territorio di Greci, confinante con le terre orsaresi e fu, almeno storicamente, la prima volta che l’Eroe Albanese metteva piede in quelle terre che poi ospitarono definitivamente i suoi discendenti, ancora presenti con la loro lingua, le loro tradizioni, il loro retaggio.

Tornato in patria, scese di nuovo in campo contro i Turchi nel 1463 per sollecitazione del pontefice Pio II che aveva bandito la crociata contro i Turchi infedeli, ma fu lasciato praticamente solo, con scarsi aiuti veneziani, a fronteggiare le imponenti forze di Maometto II, cui tenne testa con abile e sfiancante guerriglia, senza, però, riuscire a liberare Cruja dall'assedio. Colto da febbri malariche, morì in Alessio il 1468.

shkruar nga historiani Pio Di Minno