Le Isole Galapagos Diario di viaggio
24 aprile
Appena svegliati, uno sguardo
dall'oblò ci fa intravedere una sagoma all'orizzonte brumoso: siamo in
vista dell'isola di Genovesa, una delle più lontane da Puerto Ayora. Il
tempo non è bellissimo già da ora, ma la prospettiva di un bagno di
ornitologia pura rende il particolare trascurabile. Meno trascurabile è la
sensazione che provo appena mi metto in piedi: l'influenza che mi aveva
atterrato a Quito torna a fare capolino con quello strano disagio alla
bocca dello stomaco...ahi ahi, mi tocca correre ai ripari, trangugio i
miei pilloloni di antibiotico e speriamo in bene!
Una robusta colazione mi aiuta a
combattere i reumi...ci imbarchiamo con Lola alla volta dell'isolotto che
promette bene a giudicare dal cielo che già risuona di innumerevoli grida.
Questa spiaggia è ancora diversa dalle altre. E' costituita di pezzi di
corallo bianco-roseo grandi come ciottoli, con i quali in un primo momento
li avevo confusi. Poi osservando meglio il terreno, la spiaggia ha
rivelato la vera natura delle pietruzze; anche il suono del suolo smosso è
tintinnante, come di vetri che cozzano tra loro. Incantevole.
Procediamo lungo un sentierino che
si addentra un poco verso l'interno dell'isola, popolata di mangrovie; a
ridosso della zona verde alcuni roccioni a strapiombo sono popolati da due
specie di gabbiani e dalla tortora delle Galapagos. I gabbiani sono il
cosiddetto gabbiano della lava (Larus fuliginosus), più che altro un
gabbiano di lava, essendo di un colore grigio fumo inconfondibile: questa
specie è piuttosto minacciata in quanto sono presenti solo circa duecento
coppie. Non è un gran volatore, è piuttosto uno 'spazzino' delle spiagge.
L'altro gabbiano è il gabbiano dalla coda forcuta (Creagrus furcatus),
bianco con la testa nera e una fascia grigia sul dorso, con la tipica coda
di rondine; questa specie è invece molto comune.
Ma l'osservazione dei gabbiani ha
rapidamente fine quando arriviamo, facendoci largo tra alcune mangrovie,
ad una radura che offre uno spettacolo mozzafiato. E' letteralmente piena
di fregate magnifiche, maschi con il sacco gulare rosso, femmine, pulcini,
a decine. L'aria risuona dei richiami. Quello dei piccoli è uguale al
pianto di un neonato! Nonostante la mole (in realtà questi pulcini
sembrano ormai dei piccoli condor!) cercano ancora di essere nutriti dalla
mamma: in effetti sono come degli adolescenti viziati che non vogliono
diventare grandi, e lasceranno il nido solo dopo due anni dalla nascita,
ma non perché la mamma stira loro le camicie e prepara la cena ma perché
prima dei 24 mesi non si sviluppano le ghiandole sotto la coda che
secernono il grasso che serve ad impermeabilizzare le penne. Senza il
grasso, acqua e freddo sarebbero letali. C'è da dire che non si nutrono
pescando come le sule o gli albatros: infatti questi furbacchioni sono
detti cleptoparassiti cioè parassitano altri uccelli (sule,
fondamentalmente) mediante il furto delle prede da quelli cacciate. Questo
comportamento mi rende le fregate un po' meno simpatiche, anche se queste
mie sono proiezioni antropizzanti che un bravo naturalista dovrebbe tenere
lontane... In realtà quelle che sto chiamando fregate magnifiche
potrebbero anche essere fregate comuni. La differenza tra le due specie è
limitata a poche caratteristiche e poco evidenti e comunque sono
bellissime entrambe. La fregata magnifica è un po' più grande, ha le zampe
più nere che rosse e la femmina ha il contorno dell'occhio blu invece che
rosso. Oltre che dei loro richiami, l'aria risuona anche degli scatti dei
nostri apparecchi, sono veramente animali fotogenici, e poi sono così
vicini che non serve neanche il tele!
Dopo la scorpacciata di fregate, il
giro continua tra le mangrovie. E proprio sui rami di mangrovia ecco
un'altra ambita preda, la sula dalle zampe rosse (Sula sula). Come dice il
nome si distingue dalle altre sule per le zampe rosse e il becco azzurro,
mentre il piumaggio può avere due colorazioni, bianco candido o beige
scuro, il secondo colore è dominante (95%). Mi accorgerò solo guardando le
foto a casa di aver fotografato un esemplare del colore recessivo: questo
accade purtroppo quando si ha l'ansia di perdere uno scatto a scapito del
comprendere cosa si sta fotografando. Delle 250000 coppie censite alle
Galapagos ben 140000 sono qua a Genovesa: le loro abitudini parzialmente
notturne forse spiegano perché la si incontri meno frequntemente delle
altre sule pur essendo la specie più numerosa, circa 20 volte più comune
della sula dalle zampe azzurre. Altra particolarità, la sula dalle zampe
rosse nidifica sugli alberi e infatti tra i cespugli ne scorgo una che
cova beatamente: mi allontano per non disturbarla.
Ecco la terza specie di sula, appena
usciti dal boschetto di mangrovie: si tratta della sula nazca (Sula
granti) che noi conoscevamo come sula mascherata (Sula dactylatra) a causa
delle piume bianche e la mascherina nera. Lola ci spiega che la sula nazca
sembrava essere una sottospecie della mascherata ma che recentemente è
stata assurta a dignità di specie a sé stante. E' veramente bellissima per
questo bianco - nero così puro della sua livrea e il tocco di arancio
delle zampe a portare un lampo di colore. Un maschio sale su un tronco di
albero abbattuto e si esibisce in un lungo fischio alzando il becco verso
il cielo: questa movenza è il tipico rituale di corteggiamento, infatti
poco lontano vediamo la fortunata oggetto di tante attenzioni! Ritroveremo
questo comportamento ancora più complesso nelle sule dalle zampe azzurre.
Il cielo è parecchio imbronciato ma
abbiamo ancora il tempo di fare un bagno o un po' di snorkeling: ma io mi
faccio riportare a bordo, l'influenza non mi dà tregua e voglio riposare
un po' per essere in forma oggi pomeriggio. Oltretutto molto presto
bisognerà ripartire, la meta di oggi pomeriggio è l'isolotto di Seymour
Norte, praticamente attaccato all'isola di Santa Cruz, dal lato opposto di
Puerto Ayora.
Dopo pranzo, alle due Lola ci fa una
bella relazione sull'opera di Darwin: come sempre è molto brava e
preparata e la discussione viene arricchita dal contributo personale del
filosofo del gruppo, Vittorio, che completa efficacemente la conferenza.
Tra un discorso e un altro siamo arrivati a Seymour: è ora di sbarcare!
Geoff ci guida con la panga verso
l'isolotto che costeggiamo per un breve tratto: anche qui riusciamo ad
osservare le otarie dalla doppia pelle, poi scendiamo su alcune roccette
dalle quali risaliamo fino ad un sentiero sassoso, accolti da alcune sule
dalle zampe azzurre. E' solo l'inizio, quest'isola è il loro regno
incontrastato! Nel frattempo proseguiamo sul sentiero. La strada ora ci
viene sbarrata da un'iguana terrestre di dimensioni inusitate: è un
lucertolone gigante questo esemplare, il più bello visto finora. Gli
rendiamo debito omaggio fotografico, poi il nostro si allontana e noi
proseguiamo.
Il sentiero si apre ora in una sorta
di prateria bassa che digrada verso il mare e l'aria comincia a risuonare
in modo quasi assordante di fischi sottili e prolungati: l'enorme colonia
delle sule dalle zampe azzurre ci accoglie. Ce ne sono centinaia e si
fanno avvicinare tantissimo, anche troppo, Geoff ci richiama
all'ordine...ecco finalmente una coppia. La femmina è un po' più grande
del maschio e ha la pupilla con un cerchio nero più largo del maschio che
invece ha le pupille più piccole che gli danno un'espressione sbigottita.
Il maschio si esibisce nella sua danza di corteggiamento: alza le zampe
lentamente, una alla volta, poi le poggia lentamente in terra ruotandosi
leggermente, poi si ferma, apre le ali, alza il becco verso il cielo ed
emette il suo fischio di invocazione. E'una scena commovente, anche la
femmina si muove intorno al maschio e così danzano insieme. Ad ogni passo
incontriamo queste creature incredibili. Talvolta qualche femmina è
addirittura omaggiata da tre maschi: potrà scegliere a suo piacimento.
L'atmosfera è irreale: ci facciamo
immortalare con uno di questi splendidi uccelli, sarà un bellissimo
ricordo. Il cielo è sempre più cupo e la giornata volge al termine: siamo
ubriachi di visioni incantate ma è ora di tornare. La malinconia comincia
a salire: forse è l'ultima volta che vedo questo spettacolo, è difficile
pensare ad una seconda volta, ma chissà...un ultimo saluto alle sule e si
torna sulla nave.
Stasera cocktail di saluto dopo cena
e fortunatamente mi sento meglio: ci facciamo belli e godiamo delle
reciproca compagnia con i nostri amici di viaggio. Geoff ci raggiunge e
allegro come sempre ci coinvolge nostro malgrado in un merengue
indiavolato: decisamente questo ragazzo ha risorse da vendere! ma
solamente la scatenatissima Mali riesce a tenergli testa, è fortissima.
Anche Lola viene coinvolta ma si capisce che non è proprio a suo agio,
anche se balla bene...Finite le danze, chiacchieriamo e ci promettiamo
grandi scambi di notizie via e-mail. L'ultima sera sulla Santa Cruz volge
al termine, andiamo a terminare i bagagli, domani si parte presto. Non
sopporto gli addii. Buona notte Santa Cruz. |
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