LE BARCHE E LA VOGA |
E qui infatti che si sono sviluppati nel corso dei secoli, sin dai primi insediamenti di popolazioni, venetiche o paleovenete, manufatti, mezzi e metodi del tutto caratteristici e peculiari rivolti allutilizzo della Laguna quale risorsa primaria di vita, sia sotto laspetto della percorribilità acquea, che per quello legato alla pesca e alla conformazione del terreno basso e paludoso. Il fondo obbligatoriamente piatto, fondamentale per poter navigare su acque basse e non sempre con fondale costante; il conducente che voga al bisogno anche con un solo remo, in avanti, in piedi sulla poppa, addirittura senza il bisogno del timone; lo svilupparsi di unapposita asimmetria costruttiva (è il caso della gondola) che sfrutta così sempre più la propulsione data dallidrodinamica dellimbarcazione; le diverse forme di "forcola", aperte, che non fissano il remo, sono tutti elementi che caratterizzano in modo del tutto particolare e peculiare ciò che nel corso dei secoli si è sempre più affinato per un adattamento sempre più spinto e profondo alla laguna. La scoperta nelle zone perilagunari circostanti Lova di Campagnalupia, presso un insediamento paleoveneto, di una imbarcazione monoxile (attribuibile probabilmente al periodo del bronzo e attualmente conservata a Venezia), che con la sua particolare forma è particolarmente affine alle attuali barche note con il nome di "pupparìni" e "batèle", evidenzia come, fin da epoche molto antiche, la forma delle imbarcazioni lagunari denotasse una caratteristica convergenza evolutiva, dovuta al naturale adattamento allambiente lagunare. Se nei primi secoli di vita in laguna navigare nellintrico di canali, canneti, boschi alluvionali e fuggevoli barene poteva essere solo occasionale o rappresentare uno dei vari modi di vita litoranea, da un certo momento in poi per i popoli perilagunari veneziani diventò uno scopo primario. Linvasione longobarda, consolidandosi come presenza stabile e occupando anche la pianura padano-veneta, aveva via via isolato le lagune venetiche dalla precedente continuità territoriale dei possedimenti di Bisanzio, ormai ridotti, oltre che alla laguna veneziana, allisola Istria e al ravennate. Probabilmente da questo periodo in laguna si è sviluppato con sempre maggiore perfezione luso delle più svariate imbarcazioni, adattandole alle più diverse caratteristiche fisico-morfologiche lagunari, obbligando nel contempo le popolazioni "dacqua" a sviluppare quelluso del mare che farà della futura laguna di Venezia la capitale della più importante "nazione dacqua" del mondo. La sempre più spinta dimestichezza con lambiente acqueo si espresse quindi in laguna proprio attraverso i diversi caratteri tipologici delle imbarcazioni, con le particolari velature "al terzo" e con la caratteristica voga sviluppata prima col sistema detto alla "vallesana" e, successivamente, con quello ben più noto detto all "veneta". La voga alla vallesana è probabilmente uno tra i
più antichi sistemi di voga usati nelle lagune venete, attuato da un singolo vogatore
che, sistemato in posizione di pòpe leggermente avanzata e con le forcole de prova, rema
spingendo con il corpo i remi incrociandoli contemporaneamente. Anche se a prima vista
sembra difficile da apprendere e forse innaturale, è probabilmente il sistema più
efficace per percorrere i vari canali e ghebi sinuosi lagunari. E tuttora in uso
presso le popolazioni dellestuario, in particolare quelle insulari, tra i vallesani
e i pescatori della cosiddetta piccola pesca. Laltro sistema, quello classico, usato
anche per le regate, è denominato voga alla veneta, e si effettua da un equipaggio di
almeno due persone, poste rispettivamente in posizione di prua (provier) e di pòpe.
Le imbarcazioni possono essere condotte singolarmente anche con lausilio di un solo
remo, come per la gondola: in tal caso il vogatore, che è posto di pòpe,
favorisce la propulsione dellimbarcazione con la remata di spinta (o di premèr)
e con il ritorno detto in stalìa. Le imbarcazioni, a seconda che venissero usate
in mare, nei canali marittimi prospicienti il medesimo o nel litorale, in laguna aperta,
nelle barene, valli, canali e fiumi interni, o nella città di Venezia, hanno assunto
tipologie e forme idrodinamiche del tutto peculiari e nomi in "vernacolo"
particolari e appropriati. Si può tentare di classificare le imbarcazioni veneziane e
dellestuario veneto dividendole complessivamente in cinque categorie: |
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Le schede che seguono intendono presentare le più importanti tra le varie tipologie attualmente conosciute, alcune delle quali ancora attuali per lEstuario Veneto. BALOTINA Evidenzia la tipologia della gòndola, dalla quale si differenzia per la relativamente maggiore lunghezza, per la forma più rotondeggiante e stretta, per luso e per la composizione dei vogatori (fino a sei). E soprattutto unimbarcazione utilizzata durante le feste e manifestazioni acquee (e un tempo arricchita alluopo anche con ornamenti e fregi) e per le varie manifestazioni pubbliche oltre che come barca da rappresentanza e sportiva. La denominazione pare risalga alluso antico di utilizzare la stessa imbarcazione per il controllo del traffico nei canali durante manifestazioni acquee ufficiali e di scagliare da bordo della stessa, con lausilio di una speciale balestra, pallottole di fragna (argilla) dette balòte, contro chi si comportasse indisciplinatamente o intralciasse i cortei. BATELA Rappresenta, di norma, unimbarcazione adibita al trasporto; a seconda della zona di utilizzo o della foggia può cambiare denominazione, variando in lunghezza tra i nove e i 12 metri e con stazza compresa tra i 10 ed i 40 quintali. La più nota è la cosiddetta batèla buranèla: si tratta di una imbarcazione che normalmente, è lunga intorno ai nove metri e con una larghezza massima di 1,60metri. Nonostante sia adibita solo al trasporto merci, presenta uno scafo armonioso e bilanciato, con prora slanciata e con lasta leggermente ricurva. Può essere portata da uno o due vogatori, nel qual caso il primo si colloca di poppa a sinistra presso la falca, mentre il secondo rimane a prora appoggiato sul paiolato. BATELA A COA DE GAMBERO Altro tipo di batèla è la cosiddetta "batèla a còa de gàmbero", usata per il trasporto di merci e di persone: è ormai scomparsa e non più usata in laguna. Le ultime documentazioni fotografiche della sua presenza risalgono alla fine dell800; poteva avere dimensioni variabili dagli 8 ai 10 metri di lunghezza e presentava una forma molto elegante ricordando, per certi versi, le prime gondole raffigurate nei quadri del Bellini e del Carpaccio. Nelle valli da pesca era in auge, sino a pochi anni fa, la cosiddetta "batèla de vàle", altra variante della semplice batèla, adibita esclusivamente al trasporto del pesce dalle valli ai mercati di Chioggia e Venezia. BRAGOZZO Derivante probabilmente dalla tartana o da barche di valle, e unimbarcazione soprattutto chioggiotta. Può raggiungere i 16 metri di lunghezza e presenta la prora rotonda e rientrante mentre la poppa è più tozza. Fino alla prima metà di questo secolo, nei giorni di festa, il bragozzo (o altre imbarcazioni grosse, come la tartana) veniva addobbato sulla cima dellalbero con un particolare oggetto di arte popolare denominato "penèlo" che serviva anche da segnavento e che raffigurava sia i Santi Patroni di Chioggia, Felice e Fortunato, che simboli vari della Passione e probabili altri simboli precristiani come il sole e gli uccelli. Anche il bragozzo, come Iaffine bragozzetto, veniva arricchito a prora con angeli, trombe e cavalli alati mentre nei "boli", cioè i cerchi ornamentali dipinti ai lati, di norma si dipingevano le iniziali del "paron de barca", IIHS sacro, la raffigurazione del Cristo di S. Domenico o la Madonna di Sottomarina. Anche la parte interna della prora poteva essere dipinta con scene del vangelo o della passione. I bragozzi avevano sempre al seguito il piccolo sàndolo denominato portolata o batèlo a pìsso. Simile al bragozzo, ma leggermente più piccolo, rinveniamo anche il bragozzetto o battelluccio, che può variare dai 9 agli 11 metri. Era usato in mare con vela al terzo soprattutto per la pesca a strascico e del pesce azzurro; la vela un tempo era sempre contraddistinta con i simboli della famiglia del pescatore, mentre la prora e la poppa venivano abbellite con caratteristiche figure quali angeli in atto di suonare la tromba e cavalli alati. Parlando del bragozzo non si può fare a meno di accennare alla bragàgna, imbarcazione adibita soprattutto alla pesca lagunare, ormai da annoverare tra quelle scomparse. Usata un tempo soprattutto dai pescatori chioggiotti e giudecchini, poteva arrivare ai 12 metri di lunghezza; portava tre alberi collocati rispettivamente sui tre trasti della barca (a poppa, in mezzo e a prua) ed era usata con le vele al terzo, anche se sub quadrate. Di norma si accompagnava con un sàndolo o batèlo a pìsso che serviva per effettuare la spola a terra per scaricare il pescato o comunque per collegare limbarcazione stessa, molto più grande e conseguentemente con maggior pescaggio, alle zone di sosta che potevano avere fondali poco profondi. Era usata soprattutto in laguna, originariamente per scopo vallivo, pescava normalmente di traverso e con una particolare rete che prende il nome di bragagna come la barca stessa, e utilizzando sia le vele spiegate che un apposito argano detto molinèlo. Tra il corredo di bordo figurava sempre la burcièla, sorta di minuscola imbarcazione simile alla maròta, chiusa e bucata sul fondo e ai lati. utilizzata al traino per temporaneo stoccaggio e trasporto del pesce vivo ai più vicini centri pescherecci. Sino alla prima metà del secolo si utilizzava ancora la brazzèra: si trattava di unimbarcazione lunga tra i 10 e i 14 metri, che per certi versi, se si eccettua la velatura, ricorda il bragozzo chioggiotto. E estranea come tipologia tipica e attualmente non e più presente nellEstuario Veneto: un tempo vi faceva la sua comparsa esclusivamente per trasporti dalla costa istriano-dalmata. Deve il suo nome brassèra o brazzèra allisola di Brazzà in Dalmazia, da dove probabilmente ha avuto la sua prima origine, diffondendosi, poi, in tutta la costa istriano-dalmata di influenza veneziana. CAORLINA Tra le più antiche tipologie lagunari è sicuramente ascrivibile la caorlìna, riprodotta in varie raffigurazioni già dal 500, di forma decisamente aggraziata. Originariamente si supponeva provenisse dalla laguna caprulana e dalla città di Caorle ; varia di lunghezza tra i 9,5-10 metri, a fianchi subparalleli e con prora e poppa del tutto simili tra loro. Se ne conoscono di varie tipologie, a secondo delluso, e cosi troviamo la caorlina da seràggia, quella cosiddetta ortolana, e, più in là nel tempo, la barca da cogolèti, la barca da buranèli e il batèlo a la Nicolòta. Essenzialmente per il trasporto di merci rinveniamo il batelòn, imbarcazione, per certi versi, molto simile alla caorlina e lunga intorno ai 12 metri. La poppa era leggermente più stretta e appuntita della prora, mentre entrambe sono munite di unasta che poteva essere portata da due a quattro vogatori, posti in coperta di poppa e prora. Qualche esemplare, ormai del tutto a motore entrobordo diesel, è tuttora impiegato per il trasporto sia allinterno della città di Venezia che dallEstuario. Affine a questo rinveniamo il batèlo: si tratta di una variante più piccola del batelòn, attualmente del tutto scomparsa e adibita soprattutto al trasporto di merci. CAORLINA DA REGATA E una variante della caorlìna, utilizzata solo per manifestazioni sportive, che ha fatto la sua prima apparizione solo nel dopoguerra (1949) durante la Regata Storica. Rispetto a quella originaria, dipinta normalmente in pece nera allesterno e in grigio sulla coperta, questo tipo di caorlìna si presenta in varie colorazioni, soprattutto legate alle manifestazioni di regata e alle associazioni o colori di appartenenza. COMACINA Con laffine bùrcio, da cui si differenzia per la prora più slanciata e provvista di asta, la comacìna sino a non molti anni fa è stata adibita a barca da carico e da trasporto. Originaria probabilmente delle Valli di Comacchio (da cui ha preso il nome) o comunque realizzata dai maestri dascia provenienti dal delta veneto-emiliano, e attualmente quasi del tutto scomparsa. Un esemplare, riutilizzato e adattato per il trasporto di turisti, ha percorso sino a pochi anni fa i canali della Laguna di Venezia con il nome di pìpìna; un altro ha rappresentato la "Banefica S. Giacomo dellOrio" alle regate storiche sino a pochi anni fa. Laltra tipologia, il bùrcio, è stata una caratteristica imbarcazione fluviale da carico, un tempo distribuita lungo tutti i tratti terminali dei corsi dacqua dal delta del Po alle lagune venete; poteva essere lunga fino a 30 metri, originariamente armata con due alberi, smontabili per passare sotto eventuali ponti, e con vele al terzo; anche se in questi ultimi anni i burci superstiti sono tutti convertiti a motore diesel entrobordo, un tempo venivano condotti, oltre che con le vele remi o a traino (sia umano che di un cavallo o bue). Fino a pochi anni fa era frequente lincontro con i burci lungo il Sile e le sue derivazioni in laguna (canali Silone e Siloncello). Nei canali del Padovano (canale di Battaglia, derivazioni del Brenta ecc.) era in uso unimbarcazione simile che prendeva il nome di padovana, caneva o lipa; nel Veronese un altro tipo di burcio usato nellarea dellAdige prendeva il nome di pescantina, probabilmente derivante dallomonimo paese. Col nome di burchiello, invece, esisteva unimbarcazione per il trasporto delle persone che faceva la spola da Venezia a Padova, entrando nel Naviglio Brenta a Fusina; nel periodo estivo era utilizzata dai Veneziani per raggiungere le dimore di villeggiatura in terraferma, nelle ville venete. DISDOTONA Si tratta di unimbarcazione esclusivamente da parata, di recente tipologia e costruzione, apparsa per la prima volta agli inizi del secolo (1903), raggiunge la lunghezza di oltre 20 metri. La denominazione di disdotòna è legata al numero dei componenti lequipaggio, che consta di 18 vogatori; laffine dòdesòna, invece, viene condotta a 12 remi. Per motivi di rimessaggio è smontabile in tre parti legate fra loro. Altra imbarcazione caratteristica è utilizzata solo per manifestazioni acquee e la bissòna: si tratta di una barca usata soprattutto nelle regate o nelle feste tradizionali che prende probabilmente la denominazione dal vernacolo "bissa" (biscia), per la forma molto estesa essendo di sagoma molto allungata e snella, arrivando anche a 14 metri di lunghezza. E condotta da otto vogatori e attualmente è di norma variamente addobbata. E tra le barche più belle e fastose che appaiono durante la regata storica a Venezia e nelle altre più importanti solennità veneziane. GALEONE Si tratta anche in questo caso di una imbarcazione da gara e parata, usata un tempo nelle cerimonie ufficiali acquee, che ultimamente è stata riscoperta per la cosiddetta Regata delle Antiche Repubbliche Marinare: Venezia, Amalfi, Genova e Pisa. I primi quattro galeòni, costruiti nel 1956 dagli artigiani della Cooperativa fra gondolieri "Daniele Manin", dispongono di un equipaggio di otto vogatori e il timoniere. Parlando del galeòne non si può non fare un accenno al bucintòro, presente fin dalle prime manifestazioni pubbliche della Repubblica di Venezia, e in particolare per la Festa della Sensa, cioè del giorno dello sposalizio di Venezia col mare. Di etimologia controversa era addobbato e decorato con estrema ricchezza e pompa e realizzato sempre in un unico esemplare. Lultimo bucintoro è quello costruito tra il 1722 e il 1728, spogliato e quindi bruciato dagli invasori francesi nel 1798. GONDOLA Si tratta della più nota ed elegante delle imbarcazioni lagunari. probabilmente il massimo della perfezione legata alla conducibilità idrodinamica. frutto di una plurisecolare evoluzione riassunta dalle varie esperienze e barche lagunari, rielaborate e via via adattate. Con la dizione gòndola oggi evidenziamo soprattutto limbarcazione di gran lunga più impiegata a Venezia per il trasporto di persone, mentre in realtà, fino alla prima metà del secolo si riconoscevano alcune varianti di volta in volta denominate gòndola da traghèto. gòndola falcàda o a coa de gambero, gòndola de casada. gòndola da fresco, barchètta, bàlotìna, mussìn, massòche, gòndola da regata, gondolòn e gondolìn. Le molteplici denominazioni probabilmente evidenziano un massiccio uso della tipologia base della gondola per molteplici attività soprattutto urbane, quali il trasporto di persone per i traghetti in città o tra la terraferma e le isole, per il diporto, per competizione e per rappresentanza. GONDOLA DA REGATA Si tratta di una particolare forma di gondola, adibita soprattutto per competizioni di regata, lunga intorno ai 10 metri. Le regate, nel periodo del massimo splendore e potenza della Serenissima venivano organizzate soprattutto in occasione di grandi avvenimenti, come la visita da parte di sovrani o ambasciatori importanti, per celebrare grandi vittorie o avvenimenti eccezionali. Le regate erano precedute normalmente da un corteo acqueo con le bissòne addobbate a cura delle varie famiglie patrizie e con al centro il bucintoro. GONDOLIN DA REGATA I gondolìni sono fra le imbarcazioni più antiche usate per le regate e bisognerebbe tornare indietro di molti secoli per trovare il fondamento delle odierne gare. Essi trovano limpiego più spinto con la Regata Storica. Le competizioni remiere erano effettuate con vari tipi di barche, a 8, 10 e 12 remi, e per ultima si disputava sempre quella con i batelìni, ovvero gli odierni gondolìni. MASCARETA Si tratta di un particolare sàndolo, leggerissimo e a praticissima manovrabilità. che risulta tra i più diffusi in laguna. Varia tra i 6 e gli 8 metri di lunghezza; per la sua semplicità trova impiego agevolmente nelle parti più difficili e complesse della laguna, tra le barene, le velme e tra lintrico dei ghebi. MASCARETA DA REGATA La particolare forma idrodinamica e la relativamente semplice manovrabilità fa della mascarèta unimbarcazione che ben si presta anche per le competizioni e per lattività sportiva remiera. E frequente osservare appassionati di voga allenarsi proprio con mascarète percorrendo anche il Canal Grande a Venezia. PEATA Si tratta della barca da carico più caratteristica e riscontrabile un tempo a Venezia e in laguna. Come la comacìna e il bùrcio è di notevoli dimensioni, arrivando a misurare oltre i 15 metri di lunghezza, con una stazza di oltre 40 tonnellate a pieno carico. Con il termine di peatòn e peòta si denominava una imbarcazione simile alla peàta, ma attrezzata con tetto e finestre, che serviva alle famiglie patrizie veneziane. al Doge e ai massimi funzionari dello Stato per particolari manifestazioni e visite in laguna. In mare il ruolo della peàta era assolto dal trabàccolo, lungo tra i 15 e i 25 metri, utilizzato soprattutto per il trasporto del legname dallIstria e dalla Dalmazia che veniva poi distribuito nei principali porti adriatici. PUPARIN o SANDOLO PUPARIN E il più raffinato, armonico ed evoluto dei rappresentanti del gruppo dei sàndoli, evidenziando anche qui, come per la gòndola, la maestria e il livello di perfezione raggiunto dagli artigiani mastri dascia veneziani. E lungo tra i 9 e i 10 metri, e può essere portato da una a quattro persone, a seconda anche delle dimensioni. Il conduttore di poppa, detto a sua volta pupparìn, si colloca su di una apposita pedana, come nella gòndola, dal momento che è volutamente costruito con lo scafo parimenti asimmetrico. Era usato un tempo anche come barca da casàda, e oggi si presta ottimamente anche per regate. SANDOLO E la più comune barca lagunare, diffusa con varianti un po in tutte le acque lagunari e fluviali costiere. A seconda delle dimensioni e delle caratteristiche duso limbarcazione assume nomi particolari, come sàndolo puparin, sàndolo sciopon, sàndolo sampieroto, mascarèta, sàndolo buranèllo, e sàndolo da barcariòl. Sotto la denominazione di sàndolo si riscontrano nella penisola italiana barche simili anche in zone lagunari distanti dalla Laguna di Venezia come la Laguna di Lesina in Puglia o in quella di Orbetello in Toscana, probabilmente ascrivibili ad origini o apprendimenti veneti. SANDOLO COMACCHIESE o VULICEPPI Si tratta di una forma di sàndolo del tutto particolare, ascrivibile al caratteristico saltafòssi dellestuario e delle valli venete. E localizzato nellarea valliva di Comacchio. Era usato soprattutto da una particolare categoria di pescatori denominata fiocìni, dediti esclusivamente alla pesca delle anguille con la caratteristica fiocina a sette punte. A differenza del sàndolo da fòssina della laguna veneziana, quello di Comacchio, più stretto, può essere molto lungo, arrivando anche oltre i 9 metri. Nel vernacolo di Comacchio e Goro è chiamato rispettivamente vulicèppi e velocìpete, per la peculiare caratteristica che gli permetteva di scappare velocemente dalle valli dopo aver rubato il pesce. Il nostrano sàndolo saltafòssi è di uso esclusivamente lagunare vallivo e può variare tra i 6 ed i 9 metri. SANDOLO SCIOPON Viene così denominato un sàndalo del tutto particolare, attualmente non più in uso, utilizzato fino alla prima metà del secolo per la particolare caccia con la spingarda, cioè lo sciopon, che era collocato e fissato nella parte anteriore della barca. Le dimensioni medie si attestavano tra i 4 e i 5 metri, e il corredo di bordo consisteva, oltre che nelle particolari forcole e nei remi, in una apposita e lunga palìna (sorta di piccolo remo con Iapice solitamente troncato o biforcuto, per poter alloccasione spingere la barca puntando sul fondo), usata durante la caccia per permettere il lento e graduale avvicinamento alle prede. Altra imbarcazione da caccia, probabilmente sempre ascrivibile alla tipologia dei sàndoli, è la cosiddetta fisolèra, riportata in varie stampe depoca, e utilizzata per la caccia praticata dai veneziani in laguna attorno alla città ai fisoli, cioè agli uccelli tuffatori, quali gli svassi. Di uso più recente per la caccia è il còfano, impiegato per raggiungere le caratteristiche postazioni in cannuccia denominate covègge. SAMPIEROTA Viene cosi denominato un particolare tipo di sàndolo, originariamente presente (o nato) nella zona di S. Piero in Volta, cioè nel litorale di Pellestrina e dalle dimensioni variabili tra i 6 e i 7 metri. Sembra essere tra le barche classiche lagunari una delle più recenti, essendo costruita solo dal secolo scorso. Può venire condotta sia a remi che con velatura al terzo e ha la probabile forma (che si presenta più panciuta e allargata) proprio per essere nata per la piccola pesca in zona lagunare più aperta e profonda, soggetta con più frequenza al mare mosso, essendo quasi a ridosso delle bocche di porto. Nella vicina Istria esisteva sino a pochi anni fa unimbarcazione del tutto simile, adibita sempre alla piccola pesca, denominata batana di Rovigno dIstria. Altro tipo di barca legato geograficamente allisola di Pellestrina e il caùsso, impiegato soprattutto per la pesca delle seppie e comunque, attualmente, come la gran parte delle imbarcazioni tipiche lagunari, in via di estinzione. TOPA Come per la Sàmpieròta, con la tòpa siamo in presenza di una imbarcazione che raccoglie in sé le caratteristiche per essere utilizzata in acque profonde, intermedie tra la laguna e il mare. Per certi versi simile al tòpo, dal quale si differenzia soprattutto per lo specchio di poppa quasi verticale. Può variare tra i 6 e i 14 metri, e originariamente era condotta a remi e con la velatura al terzo. Attualmente la stragrande maggioranza delle tòpe è stata trasformata a motore. TOPO Come precedentemente scritto per laffine tòpa, anche qui ci troviamo di fronte ad una imbarcazione utilizzata soprattutto nelle parti lagunari profonde e talvolta mosse, nella fascia intermedia tra le aree calme e tranquille di velma e barena e quelle più vivaci del mare. Si distinguono vari tipi, denominati, di volta in volta, a seconda dellutilizzo, tòpo da sabbia, mùsso o mùssetto, ostreghèr da màr, il mestierèto o tòpo da mestierèto e il tòpo venessiàn. Attualmente, quelli che esistono, sono tutti trasformati a motore, mentre in origine erano condotti a remi e con velatura al terzo, simile allarmo pesca per la tartàna; era utilizzato come portolàta per le tartàne e per pescare con i parangàli. VIPERA Barca del tutto particolare, probabilmente legata alla famiglia dei sàndoli, utilizzata nel secolo scorso dagli agenti doganali, per controllare il commercio del sale e gli eventuali contrabbandieri, successivamente dallautorità militare. Lunga intorno ai 10 metri, era condotta da un equipaggio di sei vogatori e poteva quindi, alloccorrenza, diventare molto veloce. Recentemente (1979) è stata ricostruita per decisione del Comitato organizzatore della Vogalonga, la caratteristica manifestazione di primavera che vede la Laguna di Venezia ospitare centinaia di imbarcazioni a remi di vari tipo. Tratto da: G.RALLO, "Guida alla natura nella Laguna di Venezia", Muzio Editore |