Racconti


 La capanna in mezzo al mare

Fino a poco più di un secolo fa qui non c'era altro che acqua a lambire una vastissima spiaggia paludosa che si allungava verso le colline. Nessun insediamento. Niente. Le zanzare ti mangiavano ogni centimetro di pelle scoperto ed era impossibile trovare un essere umano diverso da un pastore col suo gregge di pecore; ma anche l'accorto pastore si teneva alla larga dall'acquitrino che era Pescara. Se vedeste come sono caratteristiche le case pendenti che hanno costruito su quel terreno instabile: se lasci una palla appoggiata ad un muro te la ritrovi adagiata sull'altro. Meglio della Torre di Pisa. Ma questa non è la storia che volevamo raccontare.
   Come si diceva, in quella che sarebbe stata un giorno Pescara, non c'era anima viva e fors'anche anima morta.
   Ma sono questi i luoghi che attirano le leggende ed a volte queste leggende hanno più che un mero fondamento di veridicità.
   In un gran numero di resoconti si fa riferimento alla presenza di una capanna che secondo la credenza popolare era abitata da una strega. Questa capanna era un fatiscente agglomerato di assi di legno messi insieme alla bell'e meglio e si trovava in una sorta di isolotto circondato dall'acqua stagnante del mare. Su questo la quasi totalità delle fonti è concorde. Vale a dire: non volete credere alla storia della strega? Va bene, ma la capanna c'era davvero.
   Come è vero anche che una donna vi abitava e forse, a suo modo, era una strega.
   Circolavano decine di storie su questa donna e se parlate con qualche persona molto anziana forse vi confiderà che suo nonno raccontava di una misteriosa capanna nella quale nessuno si avventurava mai perché si diceva fosse infestata da una presenza sovrannaturale.
   Per molti anni, quando comparirono i primi insediamenti della futura Pescara, nessuno ebbe il coraggio di buttarla giù; gli strascichi della superstizione sono difficili da cancellare.
   I racconti, si sa, sono sempre molto bizzarri e variegati: uno particolarmente fantasioso raccontava che la capanna non si trovava sulla sabbia, ma addirittura in mezzo al mare, come se vi galleggiasse sopra. Un altro affermava che la donna possedeva occhi profondissimi che erano in grado di ammaliare le pecore dei pastori e di far addormentare i cani. Un'altra storia ancora narrava degli abiti da lei indossati: splendidi e luccicanti come quelli di una regina proveniente da un altro mondo.
   Mito, leggenda e superstizione si fondono e ciò che giunge sino a noi è sempre distante eoni dalla verità.
   Ma io vi ho già confidato che questa storia non è solo frutto della fantasia di gente ignorante e ve lo dimostrerò. Innanzitutto leggete questo frammento:

…non capisco. È trascorso un mese e continuo a non capire. Sono ancora in città, riconosco il mare e le colline e le montagne in lontananza, ma attorno a me non c'è nulla. Non una casa, non una macchina o una bicicletta o un aereo o qualunque altra cosa! E nessun rumore: sono quattro settimane che mi sveglio e mi addormento con il lento sciabordio dell'acqua. Lo so devo rassegnarmi: sono finita nel passato! Non so, due, forse tre secoli indietro. Quattro giorni fa ho incontrato un uomo che viaggiava su un carretto trainato da un mulo e una settimana prima (quando stavo quasi per impazzire dalla solitudine) ho avuto modo di parlare con un pastore che aveva raggiunto la spiaggia per rinfrescarsi. Il loro dialetto era quasi incomprensibile, è povera gente quella. Oh, se potessi parlare con persone con un italiano quantomeno intelligibile. Ma cosa potrò mai rivelar loro: che vengo del futuro? E chi mai ci crederebbe? E poi come potrebbero aiutarmi? Ho persino paura d'incontrare delle persone nuove. E se mi rinchiudessero come fossi una pazza? Non è un'eventualità, è una probabilità vi dico. Ho deciso che non mi muoverò da qui se non per cercare un po' di cibo: a venti minuti di cammino dalla capanna ci sono alberi di mele e pere e per me sono più che sufficienti. È mio figlio che mi manca, le persone a me care, la mia vita insomma. Un giorno entri in un negozio, vedi una luce abbagliante, perdi conoscenza e ti risvegli altrove, in un altro tempo o in un mondo parallelo, ed in definitiva è la stessa cosa: hai perso tutto. Perché Dio hai permesso questo? Perché non hai f…

   Cosa ve ne pare? Uno scherzo? No… no davvero. E vi spiego il perché: questo frammento è stato ritrovato centocinquanta anni fa, il giorno che la capanna è stata buttata giù per costruirci una di quelle belle case pendenti. È sempre stato considerato un documento scomodo perché nessuno riusciva a comprenderne la provenienza. E più si andava avanti negli anni, più miglioravano i metodi d'indagine scientifica, più il mistero s'infittiva. Perché all'esame del carbonio 14 il frammento di block-notes risultava vecchio di 230 anni? Anche considerando il margine di errore possibile quello era un risultato assolutamente inaccettabile. Gli scienziati si guardavano tra loro e cercavano di evitare un qualunque tipo di spiegazione che presupponesse l'eventualità di un viaggio nel tempo.
   La questione continua a passare sotto silenzio, anche dopo i miei ripetuti tentativi di portare quello che è un dato di fatto, davanti all'opinione pubblica internazionale.
   Ho speso tutte le mie energie fisiche ed economiche, ma nulla è trapelato e nessuno sa che viaggiare attraverso il tempo e le dimensioni è possibile.
   A questo punto, rinchiuso in una cella ovattata, mi rimane soltanto un'ultima cosa da dire:
   Mamma, avevi ragione… quando racconti qualcosa che gli altri non possono o non vogliono capire, questi non possono far altro che rinchiuderti.


Alessandro Petrini







I racconti del concorso letterario "I cantastorie del 2002: i nuovi bardi"























Guestbook Forum   vocidip@libero.it
    © 2002 Voci di Piazza tutti i diritti riservati. - Credits