Racconti


 La Porta

Mio padre era uno studioso, uno che in gioventù aveva percorso l’Europa intera in cerca di libri scritti spesso in lingue proibite, lingue che aveva imparato quando i pirati mussulmani lo avevano reso schiavo. Era riuscito a fuggire – dicevano i suoi nemici – grazie a qualche Demone che aveva evocato. La realtà era molto più banale: la nave su cui viaggiava era naufragata vicino ad un’isola dell’Adriatico al momento di proprietà dei Veneziani, perciò lui era stato liberato e i suoi padroni giustiziati.
Tornò allora a Roma, ma fece fatica ad abituarsi a vivere nuovamente in mezzo alla gente, perciò si ritirò per qualche mese in campagna. Durante una notte di luna piena incontrò mia madre che raccoglieva erbe mediche e se ne innamorò. La sposò e la condusse a Roma, non curandosi del fatto che i contadini la additassero come strega.
Dopo nove mesi nacqui io, con gli occhi profondi e i capelli neri di mia madre. Da mio padre presi invece l’amore per i libri. A dodici anni – fatto straordinario per una donna – sapevo leggere e scrivere correttamente in almeno quattro lingue e cominciavo a cavarmela bene anche con l’arabo e l’ebraico.
L’anno successivo assistetti impotente al rogo dei miei genitori, mio padre arso vivo come eretico, mia madre come strega. Mio zio riuscì a salvarmi solo assicurando gli Inquisitori che avrei passato il resto della mia vita in un convento. Dopo qualche mese però riuscii a fuggire e tutti si convinsero che avevo chiamato in mio aiuto lo stesso Demone che aveva soccorso mio padre.
Stolti! Ero sì ricorsa alla magia, ma solo per aprire una Porta. No, non quella della cella dove mi avevano rinchiuso le suore, ma una che portava Altrove, in un Mondo simile al nostro, ma dove la magia è da sempre la norma e non è vietato leggere libri o raccogliere erbe.
Di notte vi sono ben 3 lune che rischiarono il cielo e sembrano così vicine che viene voglia di toccarle. Dall’inizio dei tempi qui si pensa che si potrebbe perfino raggiungere, ma i tentativi per farlo con i tappeti volanti o con le grandi piante di fagioli sono sempre falliti. Alcuni potenti maghi hanno perfino tentato di costruire delle scale altissime, ma sono sempre crollate, ripiegandosi su se stesse.
Mio marito, insieme ai suoi compagni, ritiene che bisognerebbe costruire una struttura progettata apposta per volare più in alto degli uccelli. Pensa che bisognerebbe fare qualcosa di più che spalmare tappeti e barche con l’estratto di sangue di drago, che gli Antichi stabilirono un tempo essere il più potente sortilegio per riuscire a librarsi nel cielo.L’ho sentito parlare di “motori” e “propellenti”, parole di cui nessun libro ha saputo spiegarmi l’oscuro significato. Temo che abbiano poco a che vedere con la magia. Deve essere per questo che il Venerabile Mastro Stregone di mio marito è stato arrestato, perché non ha vigilato sulla corretta preparazione dei suoi apprendisti, permettendo che cercassero nella Scienza Occulta le risposte che la Magia non credevano più potesse offrire. Ha riconosciuto tutte le sue colpe e ha chiesto perdono alla Comunità per il male che ha fatto, allora lo hanno rilasciato, ma non è più lo stesso. Non vuole più incontrare i suoi vecchi studenti e ha rinunciato all’insegnamento
Da qualche tempo al mercato si è cominciato a mormorare che sarebbe meglio colpire gli Uomini di Scienza prima che diventino troppi e la loro eresia si sia diffusa in tutta la regione, cosa che ha risvegliato in me il ricordo dei roghi della Terra. Per ora si bruciano i disegni, quelli in cui alte fiamme si sprigionano dalla base di strane figure, simili a cilindri in cui la parte superiore è appuntita.
Forse alle persone non sarà mai fatto del male, comunque io ho ripassato la formula per aprire la Porta. Dove condurrà me e la mia famiglia non posso saperlo, sicuramente Altrove.
Spero in un Mondo dove nessuno abbia voluto, voglia, o vorrà  mai imporre le proprie idee ai suoi simili, non permettendo a nessuno di contraddirle.


Biancamaria Massaro







I racconti del concorso letterario "I cantastorie del 2002: i nuovi bardi"























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