Scienza e fede, un dibattito aperto da secoli


Il desiderio di conoscere spinge da sempre l’uomo, lo muove in direzioni di infinita ricerca volta scoprire il significato ultimo dell’esistenza di cosa e per che cosa è fatta la realtà in cui viviamo?

Questa domanda che giace inestirpabile al fondo del nostro essere è la domanda di felicità, la domanda sul significato del vivere, che ci porta a spingerci tanto in là quanto la ragione consente. Ma ogni sforzo è vano, la ragione è troppo piccola per contenere le risposte che cerca,è nella natura dell’uomo non poter raggiungere ciò che cerca, la sua vita è fame e sete di un oggetto che incombe sull’orizzonte ma è sempre al di là di essa, e ciò fa dell’uomo un ricercatore infinito.

Questo anelito dell’essere umano ha generato la filosofia, attenzione al vero, ricerca della verità non circoscritta ad un particolare settore, come ogni altra scienza, ma avente come oggetto la realtà intera, il principio, l’origine di tutto ciò che esiste.

In questa prospettiva si colloca una delle questioni fondamentali: chi è Dio.

L’evento che rivoluziona ogni tentativo di risposta dato in precedenza è il messaggio biblico, che condizionerà altresì ogni futuro tentativo ponendosi come linea di demarcazione tra chi lo accetterà e chi lo respingerà. Non sarà più possibile cioè fare come se esso non sia mai comparso nella storia dell’uomo.

In maniera del tutto contrapposta al contesto dei filosofi precedenti alla rivelazione, il Dio biblico si pone come UNO e assolutamente TRASCENDENTE, cioè altro da tutte le cose, origine dell’essere nel senso di CREATORE dal nulla.

Conseguenza di questo radicale mutamento è la collocazione della FEDE al di sopra della SCIENZA, della conoscenza. Questo sovvertimento da l’avvio all’alternarsi nei secoli del primato dell’una sull’altra.

In un primo momento, fino al XIII secolo, la scienza si trova subordinata rispetto alla fede, la ragione ha lo scopo di dimostrare le verità che si accettano per fede. Sono i secoli delle prove dell’esistenza di Dio.

La rottura di questo equilibrio si verifica nel periodo della "rivoluzione scientifica", dalla metà del 1500 circa alla fine del 1600. la diversa concezione dell’universo, di cui la Terra non è più il centro, si scontra con la visione biblica. Figura emblematica è Galileo, vero protagonista della rivoluzione, processato ripetutamente dal Sant’Uffizio per le sue tesi considerate eretiche e condannato all’abiura. La scienza di Galileo non è più un sapere al sevizio della fede e non dipende da essa.
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