|
|
IL CILIEGIO E` IL MIGLIORE DEGLI ALBERI
IL SAMURAI E` IL MIGLIORE DEGLI UOMINI.
Dopo una
piccolissima parentesi nel Karatè e nel ju jitsu, non mi sono mai
interessato alle arti marziali giapponesi, ciò nonostante, nutro un
profondo rispetto nei confronti di un popolo che ha sempre dato un’importanza
suprema (anche a costo della vita) all’onore, alla moralità e alla
spiritualità.
Studiando psicologia, dopo avermi spiegato le teorie psicoanalitiche di Freud
ed Erikson e lo sviluppo cognitivo di Piaget, mi è stato parlato dell’importantissimo
contributo dato allo sviluppo della scienza del comportamento da parte di
questi uomini, credo dunque sia giusto, parlando di arti marziali, menzionare
tutti quegli uomini che hanno dato molto per una disciplina da molti intesa
non solo come combattimento, ma anche come stile di vita.
Il termine Bushido è l’unione di due ideogrammi e comprende più
un’idea che un semplice termine. Il primo ideogramma si legge “Bushi” ed
indica il samurai, l’uomo appartenente alla classe militare giapponese cui
era affidata l’arte della guerra. Il suo nome è composto da due ideogrammi
congiunti: bu-shi; bu significa letteralmente militare e sta ad indicare
la casta cui il samurai apparteneva, per distinguerla dalle altre in cui
era rigidamente suddivisa la società feudale giapponese. Shi si traduce
con nobile ed indica il carattere di nobiltà ed ereditarietà
della classe dei guerrieri. Il bushi era quindi una specie di nobile guerriero
al servizio dell’imperatore e dei daymyo (signori) che detenevano il potere
nelle innumerevoli province in cui era suddivisa la terra giapponese. Do,
l’ideogramma che completa il termine, proviene dalla filosofia Zen ed ha
un significato quanto mai variabile e definisce la fede, il credo, il fine
del bushi. Bushido quindi significa “via delle arti marziali” ed indica quale
fosse il compito sociale, politico e morale cui il samurai veniva chiamato.
L’affermazione della classe dei samurai e la loro rigida separazione dalle
altre classi sociali giapponesi era iniziata intorno al 1600, negli anni
dell’era della dinastia Tokugawa, quando il paese si era chiuso in un isolamento
feudale che doveva durare fino agli inizi del 1900. Prima di allora, come
testimoniano le antiche iconografie, alcune arti di combattimento erano praticate
anche da altri strati sociali: monaci, contadini, artigiani… Con la suddivisione
e la chiusura delle caste, il diritto di esercitare il potere delle armi
veniva riservato esclusivamente alla classe nobile e contestato alle altre
classi sociali che vi si opposero ferocemente, come ricordano le innumerevoli
distruzioni dei templi buddisti che non avevano accolto favorevolmente la
legge imperiale.
I metodi di combattimento che il bushi doveva conoscere erano numerosi; le
arti marziali erano suddivise in quattro classi principali: Kyudo (arte dell’arco),
Soyutsu (arte della lancia), Kendo (arte della spada), Sucyiutsu (arte del
nuoto con l’armatura). Arti considerate di minore importanza, ma egualmente
allenate erano: Tessen (arte del ventaglio da guerra), Jutte Jtsu (arte del
pugnale) e Kusarijutsu (arte della catena),
Per quanto riguarda le arti senz’armi, i metodi a cui erano addestrati i
samurai erano:Kempo, Karatè, Sumo, Ju Jutsu. (Molti metodi con e senz’armi
sono purtroppo scomparsi,di essi infatti ne rimane solo qualche rara notizia).
Il bushi seguiva ciecamente i principi della dottrina Zen (un’antichissima
fede filosofica di derivazione buddista che proveniva dall’India, guidava
alla meditazione, alla concentrazione e,anche se parrà strano, rifiutava
la violenza; lo Zen ebbe grande popolarità presso la casta dei guerrieri,
poiché offriva loro una disciplina che rendeva sopportabile lo stato
di continua tensione a cui erano sottoposti e, attraverso la concentrazione,
acquisivano l’indifferenza verso la morte e la capacità di astrarsi
dal mondo e meditare) a cui adeguava il proprio comportamento e la vita stessa.
Credo Zen del Bushi
Non ho parenti — cielo e terra sono i miei parenti
Non ho potenza divina — faccio dell’onestà la mia potenza divina
Non ho occhi — la luce del lampo,ecco i miei occhi
Non ho amici — faccio dello spirito il mio amico
Non ho nemici — faccio dell’irresponsabilità il mio nemico
Non ho spada — il vuoto mentale è la mia spada
Non ho strategia — la libertà di togliere o dare la vita è la mia strategia
Non ho tattica — il vuoto e il pieno sono la mia tattica
Non ho autorità — la difesa è l’autorità che rispetto
Non è ovviamente facile accostarci al mondo orientale, i tempi e gli
uomini sono cambiati ma soprattutto apparteniamo ad un mondo fondamentalmente
ed intrinsecamente diverso da quello orientale. Una massima Zen dice: ”Vuota
la tua coppa affinché possa essere riempita”, significa: liberiamo
la nostra mente da idee, preconcetti, giusto o sbagliato ed apriamoci ad
un’altra cultura senza giudicare, come uno specchio accettiamo il tutto senza
trattenere nulla, solo così potremo attraversare il cerchio primordiale
della vita ed essere riportati alla realtà che, attraverso il sapere
dei libri, è diventato troppo celebrale. Specie nelle arti marziali,
il sapere non è potere, il poter fare è il potere assoluto
Concludo raccontandovi un aneddoto tratto dal libro: Lezioni spirituali per giovani samurai.
Due uomini d’affari si diedero appuntamento un certo giorno ad una certa
ora, uno dei due dovendo obbligatoriamente passare per il centro di Tokio,
capitò nel bel mezzo di un incidente e capì che non sarebbe
riuscito ad essere puntuale. Per non mancare alla parola data, si uccise
pensando che, se non materialmente, spiritualmente avrebbe rispettato l’impegno.
Ciao e ….. alla prossima
Roberto Calderone
|
|
|