Campo S. Lazzarom è uno dei
due campi nomadi di Padova, situato su un’area asfaltata compresa tra
l’argine (del Piovego) e la strada, dalla quale è separato da un deposito
d’auto dismesse. E’ in funzione dal 1998, vi abitano 150 persone, tutte
stanziali, fra cui una sessantina di bambini. Sono Sinti Taic, Rom Larvati e Rom
Serbi. Nei container vive un gruppo di famiglie di Rom fuoriusciti dalla ex-Jugoslavia. Gli uomini sono scappati perché obiettori militari – la cultura rom, infatti, rifiuta la guerra. La loro doveva essere una sistemazione provvisoria di sei mesi, invece sono qui già da quattro anni e fanno fatica a adattarsi perché in Jugoslavia abitavano in casa ed avevano un lavoro fisso. Parlano bene di Tito, mentre di Milosevic hanno un pessimo parere. Lavorano in fabbrica e se qualcuno dice di trovarsi bene, qualcun altro parla di sfruttamento. Tutti vorrebbero andare via dal campo, una signora afferma che vivere nei container è dura: Non c’è spazio, si dorme tutti insieme, d’estate si muore dal caldo, d’inverno di freddo e si litiga con gli altri per via dei bambini. L'altro gruppo di famiglie,
Kalderas e Stoiko (Rom Harvati), ripete con forza anche maggiore
l’asprezza della vita nel campo: mancano gli spazi per i bambini, i
litigi scoppiano anche per questo, i bagni fanno schifo. Come possono
pretendere, dice Gigliola, che i nostri figli siano puliti a scuola se
non possiamo lavarli? Al mattino si fa la fila ma dopo tre persone finisce
l’acqua calda. Ci sono anche i topi, le zecche e le pantegane che di notte
spaventano i bambini. E poi continua Alessio, il marito: Siamo cittadini
italiani, andiamo a votare, facciamo il militare e non abbiamo nessun diritto;
cerchiamo lavoro ma non ci vogliono, così però non possiamo continuare… |