Neyla

 

Kossi Komla-Ebri
Neyla
Edizioni Dell'Arco
2002, euro 6,20

 

Presentazione dell'autore

A proposito di Neyla

  Questo romanzo vuole essere un tentativo di affrontare alcune tematiche del continente africano, partendo dall'intimistica, da ciò che accomuna ogni essere umano: dalla difficoltà di vivere, dall'amore, dai sogni, dal vissuto quotidiano, senza la pretesa di fare l'antropologo, lo storico o il sociologo.
Mi piace innanzi tutto raccontare, suscitare emozioni, fare sognare, ma dietro questa storia d'amore si celano significati, simboli più o meno velati.
La tematica ruota sempre attorno all'Africa, perché penso che uno deve scrivere ciò che "conosce", ciò che "sente", ciò che gli sta al cuore: "1a lingua batte dove il dente duole".
Per me il romanzo
Neyla, al di là di quello che sembra, cioè un romanzo d'amore, la rievocazione di un amore, è soprattutto la rappresentazione schematica di un mio rapporto d'amore con l'Africa e una visione dell'Africa odierna.
L'Africa è Neyla e Neyla è l'Africa. Ed è quest'amore "coinvolgente", sfortunato, sofferto, "bello". Neyla muore, e l'Africa sta morendo, dopo aver cercato di "prostituirsi" con ]'Occidente. Dopo "1'attrazione fatale", il sogno incompiuto, cerca di ricompattarsi con se stessa in un amore "africano", ma finisce per dare alla luce un "figlio" d'incerta natura (nero o bianco?), che ormai siamo pronti (noi africani) ad accettare. Quel "figlio" immaturo della simbiosi, in questo travaglio sfortunato di una democrazia che l'Africa finisce per "abortire", suo malgrado, perché non pronta ad accettarne la paternità, ma è davvero una
sua scelta?
In fondo, l'Africa, costretta fra sistemi coercitivi e un'oppressione latente del presente e del passato, immersa nel dualismo del determinismo scientifico e della superstizione, al bivio fra modernità e tradizioni ancestrali, sempre attratta dall'Europa nel fenomeno "immigrazione", è ancora se stessa? No, eppure dobbiamo imparare ad amarla per quello che è. Neyla muore, ma rimangono "gli occhi della sua anima". Neyla-Africa muore, ma partorisce una presa di coscienza di se stessa, premessa per un rinascere, perché è un amore che "pota" per accrescere.
Ed è già molto se l'Africa impara a "farsi latitante alla vendemmia dei grappoli di false promesse", per ritrovare se stessa "nell'anima" e trovare nella "morte" una rinascita alla "felicità", per potersi dare totalmente all'universale.

Kossi Komla-Ebri

 

Recensioni

Milano.Repubblica

Neyla
di Kossi Komla-Ebri
recensione di Paride Gaidella

Esistono libri che ti piacciono perchè sono dei tuoi scrittori preferiti, altri perchè sono dei classici, altri ancora perchè te li hanno consigliati per cui non puoi farne a meno. Poi ce ne sono altri, e questo è il caso, di romanzi che ti arrivano in mano in modo rocambolesco e alla fine però lasciano il segno, come questo che hai acquistato in galleria da un simpatico venditore ambulante e che rappresenta un buon regalo da farsi.
E' la storia di un uomo che dopo cinque anni torna in Africa per le vacanze. Non sa più se si sente più occidentale o più africano. E la contraddizione si svela subito per la sua attrazione verso una donna di colore e che ha tutte le caratteristiche europee.
Proprio lei rappresenta il modo migliore per attutire il suo ritorno fatto di gioie come il ricongiungersi con la famiglia (soprattutto sua madre e lo zio stregone) e i dolori di vedere il suo paese piegato dalla corruzione, dalla violenza inaudita, dalla sporcizia e dagli approfittatori.
Trovando l'amore in Neyla ritrova anche se stesso e la "sua Africa", quello per cui era venuto. Non più solo responsabilità per essere il figlio maggiore e costituire il traghettatore verso l'Europa per altri della famiglia. Gli si fanno chiare le immagini dell'infanzia e tutto il periodo di privazioni e solitudine passato in Europa. Da questo punto di vista vedo un parallelo con un altro bellissimo romanzo: "Conversazione in Sicilia" di Elio Vittorini: anche lì c'è il ritorno, in Sicilia, per fuggire alla retorica del regime fascista. E' a casa dello zio, dove sono mantenute tutte le virtù dell'Africa, che lui accetta se stesso (la sua razionalità occidentale e al contempo la sua sensibilità perchè con la prima non si può spiegare tutto) dopo aver accettato la storia di Neyla che rappresenta bene la storia dell'Africa.
Un bellissimo romanzo, necessario, che dimostra che esistono scrittori italiani di origine africana che vanno dritti al cuore.

23/04/03

Kossi Komla-Ebri, Neyla; un incontro due mondi, edizioni Dell'Arco- Marna, 2002

Un romanzo d'amore per la propria terra

Neyla è una giovane donna, simbolo dell’amore struggente che il protagonista nutre per la sua terra. La sua presenza è calda e rassicurante, accogliente come il grembo della madre terra, e riesce a placare i dubbi e le inquietudini di Yawo (Fofon per i parenti) durante il suo viaggio di ritorno nella terra d’origine, il Togo. Un itinerario geografico e spirituale comune a molti migranti che sperimentano il dolore della duplice mancata appartenenza: la sensazione di non essere più una cellula organica al corpo sociale della famiglia d’origine, ne’ un vero prototipo di successo sul modello dell’uomo occidentale. Il dissidio si fa ancora più forte quando tocca la dimensione spirituale, nella quale tornano a vibrare le corde dell’ignoto e dell’irrazionale.
“L’Africa dei misteri è reale, fuori dalla classica dicotomia del bene e del male, in una continua comunione con la natura e con le sue forze. Là dove la certezza scientifica gareggia con la credenza tradizionale nasce un conflitto interno che inevitabilmente si traduce in malattia”
La Malattia spirituale si materializza: sia “Fofogan” che la sua donna ne sono vittime, e lo struggente amore reciproco non può compiersi. Neyla si è concessa più volte a turisti e uomini d’affari stranieri, così come il protagonista maschile si è venduto al sogno occidentale studiando negli atenei europei e assimilando la cultura razionalistica e individualista dell’uomo bianco. Il filo con cui entrambi tentano di ricucire modernità e tradizione, passato e presente, si spezza con la morte di Neyla, inequivocabile metafora femminile del continente Africa.

Lo scrittore Kossi Komla-Ebri, nato nel 1957 in Togo, vive dal 1974 in Italia, dove ha compiuto i suoi studi e dove attualmente esercita la sua professione di medico. E’ autore di diversi racconti, articoli e saggi.

CULTURE/Libri

09/06/2003
Neyla. Un incontro, due mondi: il nuovo romanzo di Kossi Komla-Ebri
di Carla Mellidi

Kossi Komla-Ebri, Neyla, Edizioni dell'Arco e Marna 2002 (gruppocome@tiscali.it, marna@marna.it), pp.104, euro 6,20

«Neyla è un romanzo a diversi livelli di lettura, ma prima di tutto è una storia d'amore, un grande amore come lo sappiamo vivere noi uomini» esordisce l'autore alla presentazione del libro.
In una lunga lettera il protagonista ripercorre, intrecciandone i fili, un ritorno e un incontro. Il ritorno è l'Africa, l'incontro è Neyla. Presto le due immagini, i due momenti si sovrappongono, sfumando uno nei contorni incerti dell'altro. Neyla diventa portatrice di simboli, immagini, contraddizioni del Paese del ritorno, Neyla diventa l'Africa. L'Africa: una donna che attrae e spaventa, culla nell'abbraccio consolatorio di una madre, sensualità di un'amante inafferrabile, oltraggio di un corpo svenduto che all'immobilità mortifera del ricordo preferisce l'amaro compromesso della sopravvivenza. Il viaggio a ritroso, a ricercare sulla mappa ingannevole di una nostalgia velenosa un punto di saldatura, di ricomposizione e ricollocazione di un sé sospeso fra il non più e il non ancora, il refrigerio dalla calura oppressiva del rimpianto è un tradimento. Tradisce la terra che cancella il posto di chi se n'è andato, che fa a meno e va avanti; tradisce due volte chi parte: quando volta le spalle all'ultimo abbraccio di chi resta, quando torna e il suo sguardo è irrimediabilmente viziato dal tempo passato lontano, e si scopre straniero, cambiato, nelle braccia di chi l'ha aspettato senza restare fedele all'immagine costruita arbitrariamente a proteggersi dal gelo-solitudine. Frana la certezza cullata da lontano di ritrovare in un posto passato un'identità compatta. Il ritorno è un'illusione concessa a patto dell'accettazione totale dell'esilio. Il senso di perdita si fa smarrimento totale nel tentativo di recupero.
Ma nell'accettazione consapevole della condizione d'esilio, nella rinuncia alla pretesa titanica di farsi ponte di salvezza per sé e per gli altri, il protagonista intravede un sentiero percorribile. L'identità è un doloroso divenire, una definizione mai certa, possibile solo nel confronto serrato, impietoso con l'altro, un incessante morire a se stessi per poter andare incontro all'altro e nell'altro ritrovarsi. Neyla è l'altro, è lo sguardo che denuda l'anima, è lo stupore di uno specchio abbagliante, Neyla è l'amore, perché solo nell'amore ci si concede e ritrova. Allora in Neyla ritorno e incontro coincidono. Ma anche Neyla deve diventare rimpianto, creatura silente sublimata e sacrificata all'altare della nostalgia e del racconto postumo per permettere all'alba di ritrovare le sue dita di rosa e i suoi passi felpati. Perché solo nel racconto, nell'invenzione continua di una lingua narrativa, lo scrittore-protagonista ritrova una casa, che è ancora partenza, solitudine e freddo, ma anche parola. La letteratura si recupera come (unico?) spazio d'incontro.
La scrittura racconta senza reticenze l'amore carnale, imperfetto, complesso, l'incapacità di accettare nell'altro le proprie contraddizioni, il fallimento della pretesa, «l'amore come gli uomini lo sanno vivere». Per farlo l'autore rinuncia alla sicurezza del distacco, abbandona le forme rassicuranti dell'ironia bonaria o tagliente e sceglie l'immersione totale in una lingua espressiva. Non ammicca al lettore alludendo alla complicità del gioco intellettuale, azzarda il coinvolgimento diretto, lo richiama all'emozione. Al lettore la responsabilità di accettare o ritrarsi.


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