La strada non c'è, si
farà" recita
una canzone brasiliana intonata dalla scrittrice Christiana de Caldas
Brito durante il suo intervento.
Sono parole che ci parevano adatte a presentare un convegno dal titolo
"Culture della migrazione e scrittori migranti", perché ci comunicano
l'incertezza di un percorso ancora
tutto da costruire, ma anche l'apertura verso itinerari non battuti, lo slancio
e la determinazione
per compierlo, quel percorso. Nei versi di quella canzone, insomma, in
una delicata melodia, si condensano alcuni dei motivi che hanno attraversato il convegno e ne
hanno costituito la premessa: il desiderio di contribuire alla costruzione di un
percorso di incontro e di scambio tra esperienze, culture, linguaggi, visioni
del mondo.
La
letteratura, mentre ci rivela realtà
composite e multiformi, costruisce
nuovi linguaggi che, intrecciandosi, agiscono come
veicolo per il confronto, lo scambio tra individui,
culture e identità,
costringendoci a disegnare prospettive nuove.
Quello che ci scorre davanti è un mondo nel quale le frontiere e i
confini paiono sempre più
rarefatti,
dove si assiste, almeno
esteriormente, ad una
progressiva integrazione dello spazio economico e comunicativo; ma dove le distanze spaziali non si misurano più in
chilometri, bensì in denaro e si approfondiscono le distanze sociali
(il reddito medio di un cittadino statunitense è pari a 232 volte
quello di
un mozambicano); dove si diffondono nuove forme di estraneità, resistenze
localistiche, forme
xenofobe
ostili verso ogni forma di alterità; e dove al crescente universalismo
delle merci non corrisponde l'universalismo dei valori e dei diritti.
Di fronte a una realtà in
così rapida e profonda trasformazione, la letteratura della migrazione si offre, da un lato, come specchio dei mutamenti sociali e
culturali in corso, dall'altro come chiave di lettura
di questa nuova complessità. Essa "
attraverso le storie e i racconti, le narrazioni dei mondi, aiuta a comprendere
in modo partecipe la "storia" dei paesi di origine degli autori
(africani, arabi, latinoamericani, indiani...); aiuta a percepire le motivazioni
storiche della marginalità, della disuguaglianza e della disumanizzazione dell'
"altro"; mostra come le frontiere vadano dissolvendosi e come sia
necessario guardare al contatto con le altre lingue e altre culture non come
dispositivo per costruire delle identità chiuse, ma come il più potente motore
di scambio/relazione che l'uomo possiede."
La letteratura della migrazione
rappresenta una significativa testimonianza su altre culture e
tradizioni e rivela una particolare sensibilità verso tematiche legate
all'emarginazione e allo sfruttamento. Le opere di autori stranieri che
scelgono di scrivere in italiano, inoltre, facendo
incontrare e mescolando le diverse culture di provenienza con quelle del
paese ospitante producono un
significativo rinnovamento del panorama letterario e costringono a "
ridefinire, in maniera oltrenazionale il tradizionale costrutto della
letteratura (nazionale) italiana".
D'altra parte, risulta improbabile classificare,
secondo le usuali categorie, autori che portano con sé formazioni
umane e culturali così ricche come quelle di chi ha attraversato,
nell'esperienza della migranza, paesi, lingue, culture diverse, se non riconsiderando i
confini della mentalità comune e della stessa geografia letteraria,
prendendo coscienza del fatto che ogni identità culturale è sintesi di
molteplici apporti, scambi, incontri. "Spero che
con la mia nuova lingua - perché io
sono senz’altro uno scrittore italiano, anche se nato a Niterói,
perché scrivo in italiano, e sull’Italia -
spero che come scrittore italiano io possa dare a questa mia nuova
lingua, la vostra lingua, qualcosa di nuovo, qualcosa di originale, un
po’ più di conoscenza profonda sulla vera natura dei nuovi esseri
umani" sostiene Julio Monteiro Martins, scrittore brasiliano
che si sente "un europeo
lontano dall’Europa da 200 anni".
Sul piano linguistico, questi intrecci culturali producono un mescolamento di carte continuo tra linguaggi codificati e
deviazioni dalla norma. Le Interferenze linguistiche, le ambiguità
semantiche, perfino l'intraducibilità, che a volte si manifestano nel
passaggio da una lingua all'altra, possono dare origine
a percorsi inaspettati, talora divergenti, e condurre a soluzioni e
prospettive insolite, a
modi diversi di leggere la realtà: "si cercano parole
nuove" - sostiene la scrittrice italo-argentina Sandra Ammendola - "
parole che siano in grado di dare un corpo e un' anima alle definizioni
dell’ ”altro” per renderlo visibile."
Questa letteratura contiene poi un alto valore educativo nella prospettiva
interculturale. Da qui la rilevanza che è stata data, nel pensare a
questo convegno, alla
collaborazione con le scuole. Le attività di studenti e insegnanti
sui temi della letteratura della migrazione hanno affiancato, in un
percorso durato mesi, la preparazione del convegno stesso e ne hanno
costituito una caratteristica
distintiva. Lo testimoniano l'interessata partecipazione di ragazze e
ragazzi e i loro contributi, ricchi
e a volte originali, a cui
è interamente dedicata la seconda parte di questa pubblicazione.
L'incontro, il confronto con le "storie di mondi" e con i loro
autori
ci pongono in una condizione di ascolto, scambio,
spingono alla consapevolezza della reciprocità, al riconoscimento di un
comune patrimonio umano e consentono quel
" decentramento del punto di vista per la comprensione di fenomeni
apparentemente distanti" che Davide
Rigallo, nel suo intervento, ci ricorda essere la vera molla
dell'approccio interculturale.
Queste storie, come tutte le storie "
ci attraversano, ci trapassano, ci costituiscono" - sostiene Armando
Gnisci, perché "raccontare storie è
l'atto con il quale ci prendiamo la responsabilità di dare un senso al tempo,
ai frammenti di tempo dai quali noi siamo costituiti". Questa
letteratura ci può far condividere una comune esperienza di ricerca,
fare del disorientamento la scintilla che spinge verso l'immaginazione
di un altro mondo possibile. Non è certo, ci dice un grande
pedagogista,
se impariamo a capire i racconti dalla vita o se impariamo a conoscere la
vita dai racconti, di certo, proprio perché
le storie "non possono essere racchiuse entro i
limiti di un unico orizzonte… arricchiscono enormemente il nostro senso del possibile".
Anche
grazie a questa letteratura -
per dirla con le parole del musicista e poeta rom Santino Spinelli -
"la strada che porta alla città della felice convivenza è
all'orizzonte, seppur piena di insidie". O, per concludere così come
avevamo iniziato, con parole per canto:
"La strada non c'è, si farà".
Rita
di Gregorio, "Percorsi di lettura per 'decolonizzare la mente'" in
Nuovi approcci all'insegnamento della
letteratura, Strumenti CRES, n.28, 2001.
A.Gnisci,
La letteratura degli immigrati in
Italia, relazione al Convegno Internazionale "Migrazioni,
interazioni e conflitti nella costruzione di una democrazia europea",
Bologna, 16-19 dicembre 1997).
Jerome
Bruner, La cultura dell'educazione,
Milano, Feltrinelli, 2001, pp.106-109
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