All'incrocio dei sentieri
di
Kossi Komla-Ebri
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C'è chi
la chiama letteratura della migrazione,
ma suona come una produzione letteraria di serie B.
In realtà, gli scrittori migranti sono donne e
uomini dalle identità trasverse, che vivono allinterno
di sé più culture contemporaneamente, sfuggendo a
qualsiasi classificazione riduttiva. Portatori di
identità multiple e di valori universali, utilizzano
la scrittura come spazio virtuale dincontro. I
racconti di Kossi Komla-Ebri, ambientati in Africa,
in Francia e in Italia, attingendo al vissuto
quotidiano, parlano di amore, di viaggi, di
nostalgia, di fierezza e di dignità, smascherando
gli stereotipi con lo strumento dellironia.
Komla-Ebri pratica loralitura, che consiste nel
trasferire loralità tipica della cultura
africana nella scrittura. I temi della narrazione
lirica e civile sono approfonditi dallautore
stesso nelle interviste e nei documenti della seconda
parte, cui è aggiunto un apparato didattico per uneducazione
interculturale in ambito scolastico e parascolastico.
La
pubblicazione è stata realizzata grazie anche
all'impegno del CRES (Centro Ricerca Educazione allo
Sviluppo).
Una ragazzina, sua
figlia, gli propone di partecipare a un concorso
letterario, lui si chiude nel suo studio e in una
notte scrive il racconto "Quando attraverserò
il fiume", vincitore del primo premio per la
narrativa del terzo concorso Eks&Tra (1997). Così
s'affaccia sulla scena letteraria Kossi Komla Ebri.
Vengono altri racconti, altri concorsi, un libro,
"Imbarazzismi", che denuncia con
disincantata ironia l'imbarazzo della differenza, poi
il primo romanzo "Neyla". Kossi Komla Ebri
continua a raccontare, a fermare nelle maglie della
sintassi italiana le voci dell 'Africa: la scrittura
registra la magia sfuggente della tradizione orale,
ma la contamina del corpo del vissuto. Sui riti dei
villaggi si innestano le storie di chi parte. Mutano
i contesti, i personaggi, le storie, perdura però la
fede cieca nel potere della parola. Sono gli anatemi
terribili delle madri sulle figlie, le formule che
legano e sciolgono gli incanti dei sortilegi, sono
condanne, assoluzioni e ricerca. E poi ponti tra il
passato lasciato nelle storie del villaggio e il
presente straniero di una lingua estranea. In un ital
iano che non rinuncia mai al tocco lieve dell'ironia
le parole attraversano il Togo, la Francia, l'Italia.
Contaminano, svelano: costruiscono nel testo
l'incrocio possibile dell'incontro. Come sentieri le
storie di Kossi Kombla Ebri si sono disperse negli
anni nei rivoli delle diverse pubblicazioni, tornano
ora riunite in un unico volume dall'Editrice
missionaria italiana col contributo del Centro
Ricerca Educazione allo Sviluppo. Il volume è
arricchito di un ampio apparato documentario
didattico, a cura di Giovanna Stanganello. Ci sono
lunghi interventi dell'autore, testimonianze del suo
impegno diretto nell'educazione interculturale,
suggerimenti e spunti per fare del testo uno
strumento formativo che inneschi il desiderio di
conoscere l'altro.
Finalmente le
novelle di Kossi Komla Ebri trovano posto in un unico
testo. Esse erano apparse disperse qua e là in
pubblicazioni diverse e i lettori, a meno che non
fossero stati infaticabili e costanti seguaci della
produzione di questo scrittore, difficilmente
avrebbero saputo o potuto trarne consapevolezza e
conoscenza. Non è da molti anni che lo scrittore
togolese si è affacciato sulla scena della
produzione letteraria, ma da allora la sua ricerca di
scrittura è stata costante e ampia. Egli ci offre
sempre una grande ricchezza conoscitiva di usi e
costumi del mondo africano, specialmente del
centrafrica. Non è solo conoscenza, che si può
ricavare dai racconti e opere di Kossi, ma anche
gioia e piacere di lettura. Egli scrive con una
leggerezza e maestria incomparabili. Riesce, quasi su
un tappeto volante, a trasportarci in spazi e tempi
diversi senza nessuna nostra fatica. Sembra di
trovarci immersi e a diretto contatto con ritualità,
gestualità, modi di fare e di dire che appaiono di
volta in volta vivi e vitali. Una delle
caratteristiche principali della scrittura di Kossi e
la "oralitura", così come lui chiama la
capacità di far sentire la tradizione orale
attraverso lo scritto. Attraverso questa tecnica il
lettore sente parlare i personaggi, convive con essi,
compartecipa come un attore alla tessitura d ei
rapporti dei vari personaggi, tessitura che si
sviluppa proprio attraverso la dimensione del
rapporto orale. \par Possiamo distinguere all'interno
di questo gruppo di novelle presenti nel testo alcune
tematiche di fondo. Esse quindi esse possono essere
raggruppate secondo questi possibili insiemi: a)
Abra, quando attraverser\ò il fiume, il tuono, due
scatole di fiammiferi; b) La ricchezza del povero, la
borsa di studio; c) Mal di...., vado a casa, e yevi-il-ragno
d) La manifestazione. I racconti che ho racchiuso nel
primo gruppo sono i più ricchi sul piano della
"utilità" all'approccio interculturale.
"Abra" e "quando attraverserò il
fiume", possono essere considerate un'unica
novella e presentano in modo colorito e minutamente
il rituale tradizionale della unione matrimoniale di
due persone. Ciascuno può scoprire lo snodarsi di
questo rituale i cui momenti sembrano lenti,
ripetitivi a volte inutili, ma che hanno un preciso
significato e intento sociale. Essi sono in funzione
di una garanzia per la stabilità dell'unione e la
possibile felicità delle persone che decidono di
iniziare la loro unione. In queste due novelle la
"oralitura" è tessuto costitutivo del
narrare. I convenevoli del saluto nell'incontrarsi,
nell'accogliere le altre persone, dipingono una
società che è altra rispetto al frenetico
avvicendarsi del tempo proprio della società europea.
Nella novella "quando attraverseròil fiume"
lo scrittore, oltre a mettere a fuoco il valore
rituale con cui una comunità discute e decide
rispetto a un qualsiasi problema pone in primo piano
il valore della parola nelle comunità indigene ove
ancora essa non è stata toccata dal progresso -
mercato, che la stravolge e la fa diventare veicolo
di menzogna e simulazione, piuttosto che di verità.
E' una parola che diventa opera, azione, fatto,
"carne" e di cui non si puòfare abuso
perchché è piena di sacralità.Kossi sottolinea più
volte l'importanza della parola veicolata anche
attraverso un elevato numero di proverbi che
annunciano e rafforzano quanto la tradizione cerca di
tramandare. Il narratore togolese usa i proverbi con
grande maestria e mostra come la cultura, la vita,
l'esistenza stessa di una comunità si stabilisce con
la trasmissione di proverbi che diventano l'anima e
il segno di una saggezza secolare che si ri propone
proprio attraverso i proverbi, che fanno da
identificazione della cultura da essi veicolata.\line
Per molti aspetti Kossi, pur con le dovute
distinzioni di tono, di lingua, di colore puòessere
paragonato a Verga per l'uso che fa dei proverbi e di
come li fa sentire appartenenti, incarnati nella vita
di una comunità. E' secondario soffermarsi sugli
altri racconti. Alcuni sono fortemente tematizzati
come i due che incisivamente vogliono dimostrare la
grandezza del valore della dignit. La "borsa di
studio " e "la ricchezza del povero",
che sembrano scaturire da esperienze vissute
personalmente, mettono in rilievo la grandezza di chi
riesce a non far compromessi e a mettere in primo
piano, a dispetto di tutto e di tutti, il valore
della dignità della persona. Perché all'uomo tutto
potete togliere, ma non la dignità. L'uomo tutto può
perdere, ma non la sua dignità.à "Mal di..."
e "Yevi-il-ragno", il primo in modo più
realistico, il secondo in maniera più favolistica
vogliono dimostrare la positività della
contaminazione delle culture. E' questo un tema che
Kossi porta avanti con tenacia anche nei suoi
incontri con le scuole, una contaminazione a senso
alternato e non a senso unico, come ipotizzeremmo noi
attraverso l'idea di "integrazione". Quando
due culture si incontrano non è solo una a perdere
alcuni elementi della propria cultura o a acquisirne
altri, ma entrambe perdono e acquistano. E' uno
scambio reciproco reale e non fittizio. Il testo
edito dalla EMI è corredato da un ampio apparato
documentario didattico, a cura di Giovanna
Stanganello, che da una parte ci pone a contatto,
attraverso vari testi col modo di pensare di Kossi,
dei valori a cui egli crede, del suo forte impegno
per l'educazione interculturale, dall'altra offre
mediante l'apparato didattico spunti significativi,
pertinenti ed efficaci per l'utilizzo didattico di un
testo di questo genere. Spero, perciò che i giovani,
ma anche i meno giovani possano godere e gustare la
lettura di questo testo e così cogliere la bellezza
e positività della diversità delle culture, dei
rituali che non vanno visti come fatti folcloristici,
ma strumenti essenziali per educarci a un necessario
reciproco rispetto.
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