Siamo tutti migranti 
 Intervista di Carla Collina.*

Prima di incontrare la donna e scrittrice brasiliana Christiana de Caldas Brito in occasione della preparazione al convegno ferrarese "Culture della migrazione e scrittori migranti " ho voluto leggere la sua opera teatrale e narrativa e in particolare i racconti del libro "Amanda, Olinda, Azzurra e le altre" del 1998 sui quali hanno discusso e elaborato brevi rappresentazioni teatrali i miei studenti liceali di una terza linguistico. La prima sorpresa è l'impatto con il suo stile. Le parole di de Caldas Brito come tante goccioline di una pioggia duratura prendono corpo innanzitutto grazie all'attrazione calamitica della pagina bianca e lì si adagiano leggere, precise, soavi tessendo brevi storie che definirei atipiche per la loro struttura e per la forza espressiva del loro linguaggio. Un linguaggio che appare 'nuovo' nelle sue soluzioni comunicative con un dinamismo che dà rigore alla parola detta in prima persona, con i tratti personali dell'individualità femminile. Una voce femminile che si impone non tanto per raccontare avvenimenti dolorosi o tragedie vissute sotto la spinta di un destino crudele, in una realtà 'altra' in cui tante donne sono andate a vivere da emigrate ma piuttosto per dare forza vitale ad un pensiero profondo, covato a lungo e poi esploso con sintetica efficacia comunicativa. Sono le voci di Amanda, di Olinda, di Fausta, di Azzurra e di tante altre arrivate dai paesi latino-americani in quest'Italia per loro così diversa e difficile a partire dal funzionamento della sua lingua. Sono tutte giovani donne uscite dal guscio, si intenda dalla propria patria, dalla propria famiglia e dalla lingua-madre. Tre strappi che le obbliga a fare i conti con la nuova terra d'accoglienza, una dura realtà spesso troppo diversa da come l'avevano immaginata: i molteplici problemi da affrontare le conducono infatti a vivere nell'ombra e in un ostinato silenzio. Nel silenzio del proprio mondo interiore coltivano il soliloquio e poi una reazione inattesa le fa esplodere, parlare e così vivere per sempre nel nostro cuore di lettrici nonostante la breve situazione raccontata: è sicuramente il caso di Amanda che ha trascorso una lunga estate da sola e che cede alle lusinghe dell'ammazza-nostalgia perché è un'occasione da non perdere! Infatti, curiosa, dialoga con una suadente voce maschile, non si sa se appartenente ad un vero essere umano, Mauro, che irrompe nella sua triste vita o se tale voce è solo l'espressione alta di un sogno capace sia di colmare la sua fredda e solitaria vita sia di calmare la sua ansia nostalgica. Nostalgia di che cosa? Di chi? Non sarà mai esplicitamente detto: sta a chi legge scavare nel profondo di sé per capirla. E' altresì il caso della giovane Fausta per la quale la solitudine è composta dai rumori delle persone assenti: lei trova un'unica ragione per tirare avanti in quel collegio di suore e cioè le visite notturne 'di lui' che si muove delicatamente per non disturbarla; con lui presente Fausta non sente più il sibilo della solitudine al punto da uccidere una suora per salvargli la vita, quella di uno scarafaggio! E' ancora il caso di Sylvinha con la Ypsilon, una giovane commessa venditrice di calzini dotata di un cuore palpitante, vitale e pieno d'amore per il teatro una passione che non può coltivare oltre che per la sua Ypsilon, una lettera che non esiste nell'alfabeto italiano. Li sacrificherà entrambi impiccando sia il suo cuore sia gettando dalla finestra la pesante lettera, in un percorso di impoverimento affettivo e di annullamento di sé quale essere umano, come spesso capita agli immigrati che nella nuova realtà non sono accettati nella loro interezza o sono mal capiti o non amati.

Un chiarimento a proposito delle tue proposte di scrittura in italiano: perché il racconto breve o il dramma teatrale? Cosa hanno in comune e di diverso per una scrittrice come te?

Perché sono brevi i miei racconti? Non dipende dalla mia volontà. Nascono così. Forse perché la forma breve si addice alla mia personalità dato che la scrittura è anche autoconoscenza. O forse la brevità dei miei racconti è un residuo di una vecchia ansia infantile che mi costringeva a finire subito i compiti assegnati: ero quel tipo di bambina che prima di andare a giocare finiva i compiti della scuola. Evito però di " psicologizzare" la mia creatività. Il bello della scrittura è che non finisco un racconto per poi andare a giocare. Il racconto è il gioco. La letteratura e il teatro sono le mie grandi passioni, accanto alla psicologia. In São Paulo del Brasile mi sono diplomata all'Accademia di Arte drammatica. Da allora ho cominciato a scrivere per il teatro. Quasi tutte le mie pièces sono atti unici. Come si può constatare anche nella forma teatrale è presente la brevità. La mia scrittura teatrale risente certamente dell'abitudine della psicoterapeuta che comunica con il dialogo. Queste due forme di scrittura sono più dirette e dinamiche e stimolano maggiormente il lettore che, senza accorgersene legge di più. E' come se dicesse a se stesso" in questo ritaglio di tempo, ce la farò a finire questo racconto? Sì, è breve. Via, leggo pure quest'altro." I miei ultimi racconti sono un po' più lunghi e ho appena terminato di scrivere un romanzo con un gioco scritturale alquanto faticoso.

Il testo " Olinda" mi ha colpito per l'autenticità delle soluzioni linguistiche proposte e cioè una neolingua che definiamo per intenderci 'portuliano' un misto di portoghese e di italiano. La potenza del tuo stile sta nella leggerezza espressiva della giovane protagonista. Quanto hai faticato per raggiungere un tale equilibrio formale?

Il divertente è che non ho faticato per nulla. Fatico di più per scrivere correttamente in italiano, ma per creare il linguaggio di Olinda o di Ana de Jesus non c'è stata alcuna fatica. Solo divertimento. Un giardino aperto davanti a me, solo gioco, senza compiti… Mi sono abbandonata alla mia "brasilianità". In termini linguistici questo vuol dire che pensavo in portoghese e traducevo male in italiano: ne è uscita questa lingua ibrida. Gli emigranti italiani in Brasile parlavano un po' così, mescolando l'italiano e il portoghese ma in realtà parlavano in 'portuliano ', come alcuni dei miei personaggi.

Chi sei e da dove vieni? Sei arrivata a destinazione? Che differenza c'è tra migrazione esteriore e interiore?

Siamo tutti migranti. Stiamo permanentemente abbandonando una terra per trasferirci altrove. Siamo migranti quando lasciamo i vecchi schemi e le vecchie abitudini per aprirci a nuove circostanze di vita. Un matrimonio, una separazione, la morte di una persona cara, un viaggio non da turisti, persino la lettura di un libro sono delle migrazioni interiori. Poi c'è la migrazione di chi lascia la madre terra per vivere altrove: una volta gli uccelli, oggi gli uomini. Ogni migrazione esteriore a poco a poco diventa anche interiore. Gli ostacoli possono trasformarsi in occasione di crescita. E' un processo lungo e doloroso. Chi sono? Sono tutti i miei personaggi ("Madame Bovary c'est moi!" diceva Flaubert). Tutte le mie storie hanno qualcosa di me e nascono probabilmente dai miei conflitti interni.Le mie origini sono portoghesi, da parte della famiglia di mio padre, e tedesche (prussiane) da parte di mia madre. Ho vissuto l'infanzia, la mia vera patria, in Brasile; penso che il mio italiano sarà sempre un po' lusofonico. Se sono arrivata a destinazione? Fortunatamente no. Solo nel momento della mia morte potrò dire di esserci arrivata. E anche allora penso che inizierò un nuovo viaggio. Una nuova migrazione.

Con il tempo della lettura e con quello della conversazione e della chiacchierata amichevole per Ferrara o sedute a un tavolo durante una cena multietnica, accomunate dalla toccante musica rom di Santino Spinelli, ho fatto la conoscenza di una donna che brilla per la luce dei suoi occhi, del suo cuore e della sua intelligenza creativa. Si è definita un'alchimista capace di trasformare esperienze ed emozioni nell'oro delle parole, capace cioè di trasformare il vissuto in parole, grazie alle nuove parole della seconda lingua appresa, l'italiano per lei, e anche con personali apporti di parole nuove nell'italiano d'oggi. Visitare il suo sito Internet www.miscia.com/christiana è sicuramente il modo migliore per continuare a frequentarla: in fondo ogni scrittore/scrittrice vive grazie alla presenza del lettore o della lettrice, pardon di una autentica navigatrice della rete Net.

 * L'INTERVISTA E' STATA PUBBLICATA SU LEGGERE-DONNA, RIVISTA BIMESTRALE DI INFORMAZIONE CULTURALE, N. 98 (MAGGIO-GIUGNO 2002)

 


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