Fabulatori per nuove
cartografie Dall'Oriente al Sud
America, dall'Africa al Meditteraneo, una raccolta di
scrittrici e scrittori che vivono nel nostro paese e scrivono
nella nostra lingua. «Parole di sabbia» per l'editore Il
Grappolo Migranti. La parola come memoria delle proprie
origini, esperimento di un mosaico ancora da comporre.
Mescolanza di storie e culture che resiste al
meticciato di ORSOLA
CASAGRANDE
E'un libretto prezioso
quello uscito per la piccola casa editrice di Salerno Il
Grappolo. Si intitola Parole di sabbia e raccoglie
i testi di alcuni scrittori e scrittrici stranieri che vivono
in Italia e scrivono in italiano. E' anche un libro coraggioso
che parte dalla parola scritta di «tuareg laureati e
mendicanti alchimisti di parole, sognatori poeti e strane
nonne, antiche come i racconti più antichi» per insegnarci a
«riappropriarci di una relazione passata al cui ascolto erano stati educati in un'epoca che sembra perduta. Una
relazione avvolta nella nebulosa primordiale dell'oralità»,
come scrive Armando Gnisci nella sua introduzione. Attento
osservatore e divulgatore della letteratura dei nuovi
cittadini dell'Italia, Gnisci non a caso sottolinea che «a
rieducarci all'ascolto del racconto sono venuti fate e
fabulatori dall'Oriente e dal Sud America, dall'Africa e dal
Mediterraneo, scrivendo nella lingua italiana». Sono
«narratori di storie nuove e inconsuete, che vengono da
lontano, ma apposta per incontrare noi». E per offrirci
appunto storie e punti di vista diversi, quelli del migrante
il cui destino, come scrive Christiana de Caldas Brito, è
quello di «abbandonare il proprio luogo d'origine, come gli
uccelli, per vivere altrove. Con due grandi differenze: gli
uccelli ritornano al posto da dove hanno migrato; raramente,
gli essere umani. Gli uccelli mantengono le proprie ali nel
paese di arrivo, ma gli scrittori migranti devono acquisire
nuove ali. E le ali degli scrittori migranti sono le loro
parole». E proprio la parola è il cuore di questa
piccola antologia. Parola come memoria delle origini, come
strumento affabulatore, ma anche come «lampi, accordi musicali
improvvisi». E ancora come esperimento, pezzi di un puzzle, di
un mosaico che è ancora tutto da comporre. Quello della
difficile convivenza (non integrazione, parola che assume
sempre più spesso il significato di rinuncia ad una parte di
sé, quella originale per adattarsi alla nuova realtà, cercando
di diventarne parte) tra due mondi, due appartenenze. Una
convivenza sempre in precario equilibrio. Ma che è fonte di
una ricchezza incredibile, per il migrante e per chi, da
stanziale, entra in contatto con nuove culture, nuove parole,
nuove storie. Forse è proprio questo l'elemento che
sottende questa raccolta, la curiosità di tutti gli scrittori,
la loro voglia di raccontare, di sperimentare, di indicare
possibili percorsi di incontro e di farlo in lingua italiana.
Non è un caso allora che i curatori della raccolta (Francesco
Argento, animatore di un convegno annuale sulla scrittura dei
migranti in Emilia Romagna, Alberto Melandri e Paolo Trabucco)
abbiano scelto di affiancare, o meglio di intrecciare ai
racconti degli scrittori migranti anche i contributi di poeti
italiani e stranieri. In comune tutti hanno «l'adozione
e la ricerca di un linguaggio di confine che scavalca
frontiere, colma distanze, affida all'universalità del canto e
dell'ascolto della parola la costruzione di un'identità aperta
e plurima», come scrivono i curatori nella presentazione di
Parole di sabbia. I poeti «ospiti» dell'antologia sono
Jack Hirschman definito il più importante poeta vivente
d'America, Alberto Masala, Serge Pey, Carmine Abate e il poeta
tuareg Hawad. Hirschman (già noto al pubblico italiano grazie
al lavoro della casa editrice di Salerno Multimedia
edizioni che da anni lo pubblica organizzando decine di
incontri) è un poeta comunista americano che ha fatto della
traduzione e quindi della divulgazione delle voci più
interessanti della poesia militante contemporanea la sua
seconda attività. Alberto Masala (tradotto proprio da
Hirschman in inglese) non ha bisogno di presentazioni: la
mescolanza linguistica per lui è strumento di liberazione e
difesa da ogni omologazione.
Gli scrittori migranti
sono Sandra Clementina Amendola, Christiana de Caldas Brito,
Yousif Jaralla, Tahar Lamri e Kossi Komla-Ebri.
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