Emmanuel Tano Zagbla
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Intervista a Emmanuel Tano Zagbla
a cura della Redazione di Voci dal silenzio
Recentemente, si sono verificati in Costa d'Avorio incidenti tra autoctoni e allogeni. Numerosi stranieri sono dovuti fuggire dal paese a causa di manifestazioni di natura xenofoba (Nigrizia, maggio 2001).
Questi episodi non sono in contraddizione con l'immagine positiva del tuo paese che emerge da Il grido dell'AlterNativo?
Vorrei dire da subito che la realtà africana in generale viene narrata sommariamente dalla stampa occidentale. Molto spesso, non c'è alcun nesso tra la descrizione degli avvenimenti e la situazione reale. Detto questo, non nego che ci siano stati degli incidenti tra autoctoni e allogeni nel mio Paese.
Bisogna però partire dal principio del problema: la lotta per la proprietà terriera. Inoltre, la Costa d'Avorio ha una percentuale d'immigrati residenti tra i più alti del mondo: 26% della popolazione. Ovviamente questo non può giustificare l'uso della violenza contro chicchessia. Mi preme sottolineare che molti stranieri approfittano della politica d'apertura della Costa d'Avorio per creare un loro mondo dentro il Paese, calpestando le sue leggi. Eppure il nostro Paese ha sempre mantenuto un rapporto di cordialità con gli stranieri, senza mai infrangere la loro libertà d'azione. Evidentemente, questi credono di vivere in un Paese senza legge. L'aggravarsi dei comportamenti irriguardosi nei confronti del Paese ospitante ha fatto emergere la voglia degli Ivoriani di un maggiore controllo del fenomeno migratorio. Il che non significa xenofobia. Di certo, non potrei da un giorno all'altro imporre la mia candidatura per una carica elettiva in Italia se prima non ottengo la cittadinanza! Eppure, dopo venti anni di residenza legale in Italia, non mi è stato permesso di salire il primo gradino dell'Università!
In Costa d'Avorio ci sono stati parecchi ministri stranieri. Non dimentichiamo, poi, che la crisi economica in cui si dibatte il Paese è stata la miscela esplosiva che ha contribuito a creare la tensione. In cima a tutto, però, c'è il colpo di Stato avvenuto il 24 Dicembre del 1999. Mi dispiace tanto che la stampa occidentale non abbia scritto sulla vera dinamica del colpo di Stato. In questo, anche "Nigrizia" non ha fatto meglio, anzi ha peccato di leggerezza investigativa.
Tu sei venuto in Italia dalla Costa d'Avorio per motivi di studio; soltanto in un secondo momento hai deciso di stabilirti definitivamente in Europa. Perché l'Italia e non la Francia, destinazione obbligata per molti studenti del tuo paese?
Io odio le situazioni ripetitive, soprattutto quando c'è in gioco la cultura! Che cosa avrei imparato di nuovo, andando in Francia? Sicuramente la mia vita e la mia posizione sociale sarebbero diverse, positivamente intendo. Venendo in Italia, ho scelto un "mixage" tra sfida e curiosità. Ho fatto però tanto affidamento sulla presenza della Chiesa in Italia. Io sono cattolico, ma soprattutto credente. Pensavo sinceramente che questo biglietto da Visita mi avrebbe aiutato parecchio. Avevo l'intenzione di divulgare maggiormente la cultura africana in Italia. Sono un uomo di cultura anche se in Italia le condizioni ambientali non permettono d'affermarsi in tale senso. Poi questa scelta, malgrado le difficoltà d'integrazione, mi ha dato l'occasione di conoscere bene la realtà italiana, non solo in materia d'immigrazione. Rifarei volentieri questa scelta.
Il tuo libro Il grido dell'AlterNativo inizia con un ricordo di Gerry Essan Maslo, l'esule sudafricano ucciso a Villa Literno nel 1989. Salah Methnani fa risalire a questo episodio la nascita della letteratura della migrazione in Italia. Sei d'accordo?
Condivido assolutamente l'affermazione di Methnani. Con la morte di Gerry Essan Maslo, gli immigrati hanno iniziato a "gridare", a tirare fuori la rabbia accumulata. Essi hanno iniziato a presentarsi agli Italiani dicendo: "Eccoci, siamo fatti così, veniamo da tale Paese, giudicateci per ciò che facciamo e per quello che siamo, individualmente,
ecc. Il bello è che questi immigrati hanno portato un altro modo di scrivere in italiano, un'altra cultura letteraria, indipendentemente degli errori di base.
Non dimentichiamo poi che paradossalmente la morte di Maslo ha procurato un vantaggio agli altri immigrati: l'inizio di una serie di legislazione tendente al miglioramento delle loro condizioni di vita. Maslo è "un Martire dell'immigrazione in Italia".
Quanto c'è di autobiografico nel personaggio di Moussa, protagonista del tuo romanzo?
Il "grido" è un'autobiografia dimezzata, mentre Moussa continua ad incarnare quel personaggio misterioso, pieno di segreti che neanche chi conosce bene l'autore è riuscito ad individuare granché. Quello che sono riuscito a capire dalla critica è che i veri motivi che portarono alla pubblicazione del libro non interessano a nessuno. Al massimo, danno del coraggioso all'autore! Questo riflette pienamente l'andamento della politica migratoria in Italia: una politica "bipartisan", che non vuole impegnarsi più di tanto per un'immigrazione "casa e fabbrica", anzi, "tutta fabbrica, in cerca di casa". Direi di più, esiste un'unica percezione nazionale dell'immigrazione: è quella che vediamo!
Le case editrici italiane hanno dimostrato verso la letteratura degli scrittori migranti, fatta qualche rara eccezione, una certa diffidenza, ignorando opere di sicuro valore letterario. Qual è stato il tuo rapporto con il mondo editoriale?
Appunto! Quest'atteggiamento delle case editrici non si discosta tanto da ciò che ho appena detto sull'immigrazione in Italia. Forse occorre cambiare gli approcci verso il concetto immigrazione.
E' ora di guardare in faccia i problemi reali dell'immigrazione; gli immigrati sono soggetti "individuali", ognuno dei quali con una propria storia alle spalle. Bisogna evitare di trattare gli immigrati come se avessero gli stessi genitori! Per dare una nuova immagine dell'immigrato nel suo rapporto con l'opinione pubblica, bisogna investire sulla sua diversità culturale, comportamentale, e la sua appartenenza alla società senza vincoli di subordinazione preconcetta. In tale modo, se dimostrerà d'aver certe capacità, egli potrà emergere in superficie. Bisogna evitare di creare altri "Moussa". Un atteggiamento vergognoso per un'istituzione che difende i diritti umani.!
Non ho avuto tanta fortuna col mondo editoriale. Anzi, proprio ora sto cambiando editore. Il concetto espresso a proposito della considerazione che si ha degli immigrati non cambia. Al massimo, chi pubblica il libro di un immigrato pretende d'avere (o gestire) nello stesso tempo anche il diritto d'autore. E' una situazione paradossale che uccide la cultura e la letteratura migrante. Il problema degli editori frena le capacità narrative degli immigrati.
Dovendo ripubblicare Il grido dell'AlterNativo, cambieresti qualcosa?
Anche se i motivi ispiratori del libro non sono cessati né per Moussa né per la politica migratoria in generale, credo che il libro abbia bisogno di cambiamenti. Essendo sul punto di cambiare editore, sto ora preparando la QUARTA EDIZIONE SPECIALE del "Grido". Terrò conto dei suggerimenti della critica.
Cercherò dunque di allungare la prima parte, inserendovi altre cose nuove. Sto curando un capitolo che intendo dedicare al mio incontro con Nelson Mandela nel Luglio 2000 a Durban (Sudafrica). Forse lo chiamerò "Da casa Mandela".
Farò sicuramente a meno del capitolo "la memoria", perché sono convinto che quella non muore mai!
Incontro con Emmanuel Tano Zagbla
Paola Cazzola
(Liceo Classico "L.Ariosto" - Ferrara)
Conosciamo tutti le tecniche base dell'intervista e i diversi utilizzi didattici che può offrire.
Per questo motivo non voglio soffermarmi più di tanto su questo genere giornalistico, tra i più usati sia dalla carta stampata - in quanto l'intervista dà al lettore un effetto realtà di sicura presa - sia dalla radio sia dalla televisione. Questi ultimi si valgono, spesso, della possibilità di fornire, in diretta, le testimonianze o le opinioni di personaggi, in genere di spicco, su argomenti di varia rilevanza.
Di moda, oggi, è una forma particolare di intervista televisiva: le cosiddette tavole rotonde o anche talk show, cioè dibattiti a più voci, nei quali il conduttore funge non solo da intervistatore, ma, anche, da regista, dando la parola ora all'uno ora all'altro personaggio.
L'intervista di più personaggi permette di porre a confronto le varie opinioni ma, soprattutto, in molti casi, di fare spettacolo.
Un tipo di intervista che, ritengo, possa essere utilizzato in ambito scolastico, è l'intervista impossibile, in cui l'intervistato, in personaggio storico o di fantasia, si confessa o si giustifica del suo operato ma attraverso un dialogo immaginario che lo possa mettere a nudo secondo quello che già rappresenta nella mente di chi scrive.
A volte capita che, durante un'intervista, si passi da un argomento iniziale ad uno più generale, affrontando anche tematiche rilevanti come quella, a seguire a Emmanuel Tano Zagbla, in cui lo scrittore, liberamente, parlando del suo libro, punta il dito contro le reali difficoltà di inserimento di un migrato nel nostro paese, anche se uomo di cultura. Infatti, sin dall'inizio, Zagbla evidenzia che pur …dopo venti anni di residenza legale in Italia non..è.. permesso di salire il primo gradino dell'Università…nonostante la sua fede di cattolico e di credente e…il tanto affidamento sulla presenza della Chiesa in Italia.
Con tono pacato denuncia, poi, il vero problema del nostro paese nei confronti dell'immigrazione quando indica che bisogna cambiare gli approcci e …bisogna evitare di trattare gli immigrati come se avessero gli stessi genitori… e bisogna investire sulla diversità culturale, comportamentale e farlo appartenere alla società senza vincoli di subordinazione preconcetta. La stessa considerazione medioevale non cambia nell'editoria. Il messaggio che lo scrittore lancia è che non si investe sulla cultura migrante…Al massimo, chi pubblica il libro di un immigrato pretende di avere (o gestire) nello stesso tempo anche il diritto d'autore.