L’editing
prima di tutto dovrebbe essere un aiuto, non un’intrusione nella creatività
di un autore. Un buon editing potrebbe eliminare quello che priva un testo del
suo ritmo, quello che “graffia” una frase, che non favorisce lo scorrere
della lettura.
Se io non riesco a comunicare il mio pensiero con chiarezza, l’editing
dovrebbe evidenziare questa mia lacuna. Il pericolo di ogni editing non è solo
quello di alterare cosa dice uno
scrittore, ma di alterare il come lo
dice. Per un scrittore, soprattutto se straniero, gli errori di italiano vanno
eliminati, ma solo quando le correzioni non alterano la creatività dello
scrittore. Le correzioni non devono interferire nella poetica dello scrittore o
nella caratterizzazione di un suo personaggio.
Come può un autore difendere la propria scrittura da un appiattimento
editoriale, da un’omologazione di un editing che travisa la sua creatività?
Se io scrivo legata a ricordi di un’altra cultura e ad una lingua diversa che
ha lasciato tracce indelebili nella mia mente, come faccio ad impedire che tutto
questo sia presente nella mia scrittura? Umiltà e dignità debbono camminare di
pari passo nella difesa della propria individualità letteraria. Umiltà perché
noi, scrittori stranieri, abbiamo molto da imparare se scriviamo nella lingua
italiana. Dignità per riconoscere che il nostro contributo letterario è
prodotto da vissuti diversi che hanno come base musica, colori, suoni e ritmo
diversi.
Linguisticamente non voglio essere una scrittrice “ben educata”. La
grammatica non può essere una madre castrante che mi dà regole invalicabili di
buon comportamento letterario. Vorrei scrivere bene in italiano senza tradire la
mia mente lusofonica. Un buon editing sarà quello che rispetterà la mia forma
mentis anche quando scrivo in italiano. La lingua sarà filtrata dalla mia
sensibilità che si è formata altrove.
Nel suo intervento, il Professor Armando Gnisci operativamente mostra una sua
attività di editing. Secondo me, tre sono le qualità dell’editing del
Professor Gnisci, (e le ho sperimentate anch’io, non direi sulla mia pelle, ma
sulla mia carta…): rispetto del pensiero dello scrittore; sintonia
creativa con il testo letto; delicatezza nei suggerimenti che
aumentano la fluidità del testo.
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