Fabiola Ledda
Sarda,
nata in Germania nel ‘71, attualmente abita a Bologna.
La sua ricerca si sviluppa parallelamente nel campo dell’arte visiva
e in quello ritmico e sonoro. Seguendo queste direzioni in modo congiunto
avviene naturalmente un’integrazione di due linguaggi e di due gesti
espressivi: sia quello dell’azione scenica, sia quello più
convenzionalmente legato a forme statiche: l’oggetto, la rappresentazione
della forma.
Difficile allora definire e porre confini
alla sua produzione: la pittura, su cui si è formata, diventa spesso
fotografia, ma la fotografia attinge a elementi che ricava dal pittorico con
un’attenzione costante all’espressione essenziale. L’immagine ricercata
diventa quella del gesto, la cellula che già contiene in sé l’azione che
poi si sviluppa nella scena, in performance. E qui il suono, anch’esso
gesto, diventa parte integrante e fondamentale.
Da anni il suo territorio privilegiato è quello della poesia, dell’azione
poetica che gli ha permesso di fondere insieme tutti questi elementi.
La poesia, ed i poeti con cui ha relazione costante insieme ai musicisti,
l’hanno sempre trasportata verso condizioni in cui il gesto (davanti al
pubblico) deve essere rigoroso, efficace, essenziale, diretto e definitivo.
Qui sono stati importanti gli incontri ed il lavoro comune con il poeta Serge
Pey, i vocalisti Antonio Are e Miriam Palma e il musicista Maurizio Carbone.
E non è stata secondaria per la sua formazione e per coltivare poi una
tensione interiore necessaria la profonda relazione che ha con le sue radici,
con la sua cultura di origine: sarda, rafforzata da un’educazione
(scolastica) tedesca.
Con la pratica pressoché quotidiana dell’arte, queste condizioni vengono
rielaborate e dirette verso una rilettura dinamica e contemporanea.
Basilare è l’incontro con Alberto Masala, poeta che coltiva la dimensione
orale della poesia, con cui dal ’95 ha partecipato a
Horizontal
Radio
(happening radiofonico internazionale, registrazione RAI)
dove,
insieme all’artista catalano Anton Roca e al gruppo sardo ‘a tenore’ su
Cuncordu Bolothanesu, ha per la prima volta operato dal vivo in pubblico. In
seguito a quell’esperienza è nata da loro l’etichetta internazionale minores,
movimento poetico per la dignità delle culture.
Isole
che parlano
(festival internazionale, Palau)
Das
Erd Projekt , personale di
Anton Roca (ex-Arrigoni, Cesena)
Il
canto delle origini (Scuola
popolare di musica Ivan Illich, Bologna)
Nel
1999 ha ideato un telaio orizzontale (ispirato a quello dei popoli nomadi), a
cui ha applicato numerosi campanelli. Con questo ed altri strumenti
“personalizzati”, in scena “tesse le partiture ritmiche e sonore”
dell’azione:
“…
Qui il telaio è un’estensione della poesia che viene resa corpo dalla
fatica del mio gesto: trasporta la parola rendendola fortemente visibile.”
(dal libro/CD “Proveniamo da estremi” edizioni ETL 2002)
Interagendo
con poeti, musicisti, danzatori e artisti (Alberto Masala, Antonio Are, Miriam
Palma, Su Cuncordu Bolothanesu, Serge Pey, Hawad, Anton Roca, Alberto Cabiddu,
Abdeslam Raji, Beñat Achiary, Giuseppe Chiari, Maurizio Maiorana, Riccardo
Pittau, André Minvielle, Maurizio Carbone, Dominique Paulin, Badia,
Alessandro Muzzati, Claudio Parodi, Martin O’Laughlin, Enza Prestía…)
partecipa a numerosi festival ed eventi internazionali.
Fondamentale
nel suo percorso sono stati gli incontri e l’amicizia con poeti come Lance
Henson (Cheyenne), Jack Hirschman (USA), Izet Sarajlic (Bosnia), Vojo Sindolic
(Serbia), Martin Matz (USA), Janine Pommy Vega (USA), George Enrique Adoun (Equador),
Piri Thomas (Portorico/USA), Ira Cohen (USA), Sinan Guzdevic (Croazia) o con
musicisti come Paolo Angeli (Sardegna)
Sua
è anche l’immagine di copertina del libro Taliban, i
trentadue precetti per le donne di Alberto Masala (ed. ETL 2002)