Obiettivo su…

Associazione

Gruppo Aperto

onlus

 

 

Handicap… Quali reazioni suscita questa parola in ognuno di noi? Rifiuto o accoglienza? Pregiudizi o comprensione? Paura o solidarietà? Nel profondo del nostro cuore possiamo rispondere con sincerità e forse, se non siamo toccati dal problema, ci accorgiamo che il mondo dell’handicap ci spaventa perché non lo conosciamo.

Siamo quindi andati a trovare l’Associazione Gruppo Aperto, una onlus (organizzazione non lucrativa di utilità sociale) nata proprio a Seriate.

 

Gruppo Aperto… in che senso?

“Gruppo Aperto nel senso che ha sempre voluto essere aperto a tutti coloro che sono legati in forme diverse all’area dell’handicap in quanto famiglie con figli diversamenteabili e famiglie senza figli diversamenteabili. Aperto anche al territorio, ad altri gruppi territoriali o provinciali in un’ottica di scambio e di crescita continua.

Le aree d’intervento dell’associazione sono quindi l’handicap e trasversalmente il sostegno familiare”.

 

Quando si è costituita l’associazione? Quanti sono gli iscritti?

“L’associazione è nata nel 1991 come gruppo del territorio che riuniva una decina di famiglie, nella maggioranza coinvolte direttamente dal problema dell’handicap in quanto con figli diversamenteabili. Nel 2000 si è costituita associazione di volontariato e di solidarietà familiare con 35 iscritti”.

 

Nella comunità di Seriate quali difficoltà e quali ricchezze sperimentate?

“Pensando al territorio di Seriate in termini di ciò che offre o non offre, viene da pensare alle tappe di crescita dei propri figli diversamenteabili: da piccoli sono strettamente coinvolti nella comprensione delle potenzialità e limiti dell’handicap e accompagnati in questo percorso da servizi sanitari, dall’asilo nido, dalla scuola dell’infanzia e quant’altro. Si approda poi alla scuola elementare, dove il tempo scuola, ancora abbastanza organizzato ed esteso, l’assistenza educativa e altro offrono alla famiglia e ai bambini spazi di apprendimento, ma anche di socializzazione. Crescendo, i ragazzi e le ragazze chiedono altri spazi: attività sportive, ricreative, di aggregazione… Ed è qui che le risposte e le possibilità iniziano ad essere sempre meno. Essere adolescente diversamenteabile a Seriate significa sperimentare la fatica di inserirsi, senza sperare in un’integrazione, in spazi di socializzazione. Le agenzie educative operanti sul territorio accolgono frequentemente i nostri figli, ma a volte non hanno i mezzi, la formazione, la tensione positiva per far sì che l’esperienza di un singolo divenga esperienza di crescita per il gruppo, sia esso sportivo o di socializzazione formale. Lasciata l’adolescenza, si apre un mondo difficile: i corsi nelle scuole professionali per i più abili sono una spiaggia per prolungare l’aggancio all’ambito scolastico e rimandare la domanda: “Adesso che cosa faccio?”. E per i meno abili la domanda viene anticipata: si prospettano i centri socio-educativi, che sempre più sono orientati a riproporre il modello criticato dell’Istituto “speciale” o qualche ora settimanale in un servizio territoriale che si propone come piccolo spiraglio di promozione e di conquista di un’autonomia personale, e tuttavia deve sempre fare i conti con bilanci e tagli economici. Infine c’è la domanda - o meglio il desiderio - dell’adulto diversamenteabile di avere un proprio lavoro, di sentirsi inserito in un ambito lavorativo, e per la famiglia di avere delle possibilità di futuro per i propri figli dopo la propria morte, che non siano in una casa di riposo o in un istituto magari lontano dalla propria città. Dire quali sono le difficoltà e le ricchezze in Seriate non è semplice perché non si tratta di un dare e un avere o di un chiedere e ricevere, ma di una trama di vite singole e familiari con le loro paure, i loro desideri, le loro attese e disillusioni, le loro lotte individuali e di associazione, le loro arrabbiature e piccole conquiste, il tutto tessuto in un territorio che, tra vincoli legislativi, livelli minimi essenziali, buoni sociali e quant’altro, sempre più mostra la fatica di poter costruire delle risposte rassicuranti per le famiglie e i loro figli diversamenteabili”.

 

Negli anni è aumentata la sensibilità al problema?

“Per chi ha figli di 20 e più anni sicuramente c’è stato un cammino in positivo nei servizi, nei territori, nelle offerte e anche nella dimensione più culturale. C’è ancora molta strada da fare ed è per questo che come gruppo promuoviamo e progettiamo molti percorsi formativi rivolti alle scuole e al mondo dell’associazionismo”.

 

Quali iniziative proponete?

“Le iniziative proposte durante l’anno riguardano:

- l’area della formazione attraverso percorsi proposti alle scuole di Seriate che coinvolgono bambini/e, insegnanti e genitori; serate a tema rivolte alla popolazione; percorsi rivolti ai soci adulti dell’Associazione Gruppo Aperto; percorsi rivolti agli animatori dell’oratorio o ad altre realtà associative del territorio che si trovano a lavorare ed incontrare ragazzi o bambini diversamenteabili.

- l’area dell’animazione con l’organizzazione di un sabato pomeriggio di gioco aperto ai bambini e alle famiglie del territorio, una volta al mese.

- l’area dei progetti mirati a proporre spazi di sperimentazione a figli di soci, ad esempio attraverso la costruzione di spazi in cui sperimentare l’autonomia personale all’interno di ambiti lavorativi”.

 

Alle famiglie coinvolte dal problema cosa suggerite: chiudersi o aprirsi al mondo? Chiedere aiuto oppure no?

“Uno degli obiettivi del gruppo è sempre stato quello di avvicinare nuove famiglie con bambini diversamenteabili perché potessero condividere le esperienze offerte dal gruppo: dal momento di animazione per i bambini a quello di formazione e infine a quello delle riunioni mensili. Non è facile, perché molte sono le paure, le fatiche e i timori ad aprirsi, appunto, ad altri, a confrontarsi con altri. La fatica più grande è riuscire a pensare - e poi agire - che posso concedere a me stesso, in quanto genitore, la possibilità di sganciarmi da ciò che vivo come mio problema, unico e individuale, e pensare che incontrare altri non necessariamente mi offrirà soluzioni, ma mi darà la possibilità di aprirmi trovando uno spazio in cui poter raccontare e raccontarmi, liberandomi un poco dalle preoccupazioni e dalle “oppressioni” della vita”.

 

 

Il film “Le chiavi di casa” di Gianni Amelio è stato scelto per rappresentare l’Italia agli Oscar: la pellicola, liberamente tratta dal romanzo “Nati due volte” di Giuseppe Pontiggia, racconta il complesso rapporto tra un giovane padre e il figlio disabile. Cinema e letteratura possono aiutarci a capire e anche a riflettere su un tema così delicato?

“Sì, pensiamo che ciò sia possibile. Uno o due anni fa a Seriate era stata proposta da una associazione del territorio una rassegna di cinema sul tema dell’handicap. Il connubio letteratura e cinema è sicuramente vincente, la fatica è quella di aggregare le persone e di coinvolgere la popolazione”.

 

Sede del gruppo? Numero di telefono?

“La sede è in via Paderno 44 a Seriate. Il gruppo si riunisce tutti i primi mercoledì del mese dalle ore 21.00 alle ore 23.00. Per informazioni contattare la presidente, sig.ra Angela Franca Averara, tel. 035.291312”.