Storia locale

La leggenda del Beato Sebastiano Novello, martire, da Seriate

L'abate Angelini, nella sua descrizione poetica di Seriate, ricordava "Sebastiano fanciullo" che "fu dagli Ebrei battuto e, con feroce rabbia crocefìsso"; era l'anno "mille quattrocento ottanta".

Ma chi era, in realtà, questo nostro concittadino martirizzato e di cui, però, non si ha traccia nelle cronache della nostra cittadina?

In questa ricerca ci viene in aiuto un manoscritto conservato presso l'Archivio parrocchiale. In particolare, uno studio di mons. Patelli ci informa che nel 1949 un sacerdote della diocesi di Pordenone raccontò a mons. Carozzi la storia del Beato Sebastiano Novello.

In breve sintesi, la vicenda è la seguente.

A una trentina di chilometri da Treviso, ai confini con il Friuli, esisteva (e tuttora esiste) un paese dal nome di Portobuffolè, che ora è un piccolo comune ma che nel quattrocento era un centro di una certa importanza, sede, tra l'altro, di una comunità ebraica.

Nella festa dei Tabernacoli del 1479, i capi di questa comunità ebraica decisero di celebrare la Pasqua dell'anno successivo con un sacrificio umano. Un certo Giacobbe venne incaricato di scegliere la vittima. Infatti, in prossimità della Pasqua, l'anno dopo, egli si recò a Treviso dove incontrò, presso il pubblico macello, un bambino di sette anni: Sebastiano Novello, figlio di Pietro, che, mendicando di paese in paese da Seriate, suo paese natio, attraverso Palazzolo, Brescia, Verona, Vicenza, era arrivato a Treviso. Ingannato con i soliti stratagemmi, venne portato a Portobuffolè, dove poi si compì il crudele e blasfemo misfatto, crocifìggendo il povero ragazzo. Scoperto il delitto, il Senato Veneto bandì dal centro trevigiano gli ebrei, confiscandone i beni. La stessa sinagoga venne consegnata ai cristiani del luogo che la trasformarono nella loro chiesa parrocchiale.

Sulla vicenda dell'infelice Sebastiano venne pubblicato anche un racconto in versi che si può consultare tra gli atti conservati presso l'Archivio Parrocchiale.

A onore di citazione, trascriviamo alcuni di questi versi:

Il racconto ovviamente termina con la morte de "el sagurato bambolino".

Indubbiamente l'abate Angelini ci racconta due leggende, che sono - appunto - leggende; non esistono, infatti, nei documenti ufficiali della Chiesa né Santo Zanolino né il Beato Sebastiano Novello.

Nelle leggende, però, si possono rintracciare elementi di storicità; per la vicenda del martire Zanolino, si diceva – nel numero precedente della Voce [n.d.r.] – di una conferma dell'esistenza di Seriate in periodo romano e, probabilmente, di significativi rapporti tra la nostra comunità ed il capoluogo bresciano.

La vicenda di Sebastiano Novello, invece, riflette diversi aspetti; dal punto di vista storico religioso, la leggenda è espressione della mentalità di un preciso contesto storico quando, verso la fine del quattrocento, si ebbe un duro scontro con ambienti della cultura giudaica di quegli anni.

Da un punto di vista storico sociale, ci informa delle condizioni di miseria che alcuni nostri concittadini vivevano, per cui lasciavano le proprie case in cerca di fortuna verso Venezia, la grande metropoli del tempo.

La famiglia di Sebastiano non era certamente l'unica che emigrava da Seriate o da altre località bergamasche per cercare migliori condizioni di vita a Venezia o nelle città vicine.

E in questi viaggi non sempre si incontrava la fortuna ma, alcune volte, il viaggio finiva in tragedia.

Storie di emigranti, in altre parole.

Resta un ultimo interrogativo: come l'abate Angelini venne a conoscenza di questa storia, dato che non si trovano riscontri in documenti curati dagli storici di vicende bergamasche? L'unica riposta plausibile è che il racconto in versi di cui si è detto fosse, in un qualche modo, a conoscenza del sacerdote bergamasco.

Non doveva essere difficile, infatti, per una persona colta come lui, rintracciare tali documenti, visti anche gli intensi rapporti con le città della Repubblica Veneta.

In conclusione, le due leggende non ci dicono niente di eccezionalmente nuovo circa la storia della nostra comunità di Seriate; restano, però, testimonianze significative ed appassionanti che meritano di essere conosciute.

 

Mario Fiorendi