A Firenze non è successo nulla. Il social forum non è
stato un pretesto per violenze e distruzioni, resta l'opposizione
ideologica della Fallaci che aveva ribadito comunque la violenza
morale dell' "invasione", ma sono state smentite le
voci apocalittiche. Quindi non è sucesso nulla. I no global,
da sempre, rivendicano uno spazio sui media relativo non già
agli scontri, ma bensì ai contenuti degli incontri. Ebbene,
non è successo nulla neppure in questo senso. I dibattiti,
le assemblee si sono fuse con la musica, con le canne, con i cortei,
con gli slogan, con i giovanotti arrabbiati con il "sistema"
che adoperano. Apparirebbe imbarazzante tentare un confronto fra
i no global e i movimenti del '68, un esempio da prendere come
simbolo: Casarini e altri "disobbedienti" si sono recati
alla frontiera fra Italia e Slovenia per ristabilire il trattato
di Schengen sulla libera circolazione di uomini e di merci, interrotto,
secondo loro, per respingere gli indesiderati a Firenze, peccato
che la Slovenia non abbia mai aderito al trattato, rimanendo perciò
una Nazione con frontiere. Guardando un po' dall'alto queste varie
forme di dissenso, emerge impietosamente il fallimento e l'inutilità
culturale (e intellettuale) del '68, completamente ignorato ora
da questi gruppi. Inizialmente lo slogan dei no global era : "un
mondo migliore è possibile", poi, dopo che anche gli
uomini di governo hanno detto "indubbiamente, lavoriamo anche
noi per questo", la parola d'ordine è stata un'altra
: "un mondo diverso è possibile". Adesso un po'
di storia: all'inizio della guerra fredda c'erano tre mondi :
il primo, ovvero i Paesi occidentali e capitalisti, il secondo
con i Paesi comunisti ed infine il terzo mondo che comprendeva
quei Paesi non allineati alle due precedenti posizioni politiche
ed economiche, come l'India, la Jugoslavia e i Paesi arabi. Quest'ultimo
ha successivamente significato povertà, sottosviluppo,
dittature, il secondo mondo è parzialmente caduto con l'U.r.s.s.
mentre con la Cina ha resistito (aprendosi al W.T.O. e a un liberismo
controllato), infine il primo mondo, cioè il nostro, cioè
quello contestato, si è sviluppato, nonostante contraddizioni
inevitabili. Quindi, sentendo "un mondo diverso è
possibile" a cosa si deve pensare ? Agli orfani del comunismo
che tentano una vendetta per i loro templi crollati ? A chi non
è mai stato comunista ma come tale si comporta volendo
dettare le regole al sistema che ha vinto ? Oppure a Joshua Meyrowitz
? Mi spiego, quest'ultimo è uno studioso americano di media,
di sinistra (non della "sinistra" che c'è negli
U.S.A....), il quale afferma che soprattutto la televisione ha
livellato e reso omogenei i cervelli, a tal punto da rendere intolleranti
alle diversità, ma non alle diversità "classiche"
bensì ad altre, a quelle insospettabili, come la mancanza
di potere, d'acqua, d'acqua calda, di sapone, di profumo,di play
station, di Pippo Baudo... Con Meyrowitz in effetti si spiegherebbero
i no global bevitori della "fascistissima" Coca-cola,
i no global indossatori degli abiti "aristocraticissimi"
della Benetton, i no global laureati nelle "catene di montaggio"
che sono le Università "classiste e borghesi"
dello Stato Italiano, i no global che non muovono un dito o una
parola senza la presenza della telecamera. Con questi gruppi si
mostra chiaramente come l'impostazione dei Paesi occidentali abbia
calcolato inizialmente la presenza dei contestatori e abbia fornito
loro uno spazio per le rivendicazioni. Se questo è un no
global.
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